Recensione: Mørk Profeti
Strano, stranissimo combo, questo dei Nordwitch. Provenienti dall’Ucraina che, nel campo del metal estremo, vanta una solida tradizione, essi si propongono come una death metal band situata esattamente a metà fra il melodic e il blackened. Con, in più, pennellate di viking che, si ribadisce, anzi si specifica, trova terra fertile nel Paese dell’ex-CCCP.
Strani poiché sfuggenti. Cioè, ascoltando più e più volte “Mørk Profeti”, il loro nuovo album, non si riesce a mai comprendere davvero quale sia, il loro vero stile. Ciò sembrerebbe un pregio, una manifestazione di personalità, insomma. Ma non è così. Sì, perché la sensazione che si prova, e che non ci si riesce a scrollare di dosso, è quella di una certa indecisione. Quando, anche, si scopre che il suddetto lavoro è l’Opera Prima di una formazione agglomeratasi soltanto un anno fa, ecco che i due indizi formano una prova. Prova che testimonia un fatto, a parere di chi scrive, al momento inoppugnabile: i Nordwitch sono ancora acerbi.
Indecisi, insomma, su cosa fare da grandi. Non ancora certi della direzione da intraprendere. Sia quando mantengono calmi i ritmi (‘Walker from Shade’), sia quanto divergono verso i blast-beats (‘Dominion’), tuttavia, i Nordwitch sanno comunque il fatto loro, risultando efficaci e concreti. Più che altro, precisi. Forse addirittura scolastici. Benché siano maledettamente giovani, come ensemble, i Nostri non sono degli sprovveduti e, anzi, le sezioni melodiche della stessa ‘Dominion’ mostrano che essi sono in grado di comporre con profondità emotiva e piglio accattivante.
Nondimeno, fanno capolino song assai meno riuscite, tipo ‘The Call to the Ancent Evil’, che non è né carne né pesce. Sempre ordinata e pulita, senz’altro, ma senz’anima. Senza quel quid che la possa far emergere dalla mediocrità che, s’intuisce, non è cosa del quintetto di Kiev. Che, difatti, viceversa, in brani quali ‘To North Gods’ o ‘No Regret’, rimarca la propria attitudine naturale per il melodic e/o viking, invece che per il blackened. In queste occasioni, emerge chiaramente una vena epica che sarebbe un peccato affossare nella banalità di canzoni violente e basta.
Probabilmente si tratta soltanto di lasciarsi andare e di seguire maggiormente l’istinto. Che, come dimostra l’eccellente festival estivo annuale Kilkim Žaibu (Lettonia), è intriso – per i Nordwitch così come per altri tanti act limitrofi – sino al midollo dal mood che scaturisce dalle leggende baltiche o comunque tipiche delle nazioni baltiche, appunto, slave e magiare.
Per questo, nonostante i vizi riscontrati, “Mørk Profeti” può essere visto come il primo tentativo di una compagine che farà strada.
Quella giusta, necessariamente.
Postivo, infine, che al microfono ci sia una donna – Masha – che, contrariamente al solito cliché, non va a rimpolpare l’esagerato insieme delle female vocals…
Daniele D’Adamo