Recensione: Motörizer
Gli anni passano, la musica si evolve e le nuove leve cercano di imporsi in
un mercato musicale sempre più statico e privo di novità altamente interessanti.
In mezzo a tutti questi nuovi nomi c’è chi ancora continua a predicare il proprio
verbo sbattendosene altamente delle mode, seppur consapevole di non aggiungere
nient’altro a quanto è stato scolpito nella storia durante gli anni d’oro della
propria carriera. Uno di questi esempi è rappresentato dai Motörhead, i
quali, puntuali come un orologio svizzero, tornano a farsi sentire con questo
nuovo Motörizer.
Detto questo, cosa bisogna aspettarsi da chi ha fatto la storia di un genere
e che non ha la minima intenzione di mettersi da parte per lasciare spazio alle
nuove generazioni? Sicuramente non il solito compitino svolto diligentemente con
la semplice scusa di andare in tour, questo è poco ma sicuro. Bisogna ammettere
che Motörizer non si presenta solamente con un titolo
scontatissimo che riesce a far storcere il naso di fronte a cotanta mancanza di
fantasia da parte di Mr. Kilmister; la band ci offre sì la solita
minestra riscaldata, ma lo fa con classe, grinta e personalità.
Insomma, se giusto per fare un esempio, il riffing semplice e selvaggio della
dirompente opener Runaround Man può farci venire in mente una
qualunque produzione targata Motörhead scelta a caso nella numerosa
discografia a disposizione, bisogna veramente ammettere che risulta essere quasi
impossibile non lasciarsi trascinare dal drumming preciso di Mikkey Dee o
dagli assoli taglienti di un Phil Campbell in forma smagliante. Con il
resto della tracklist la formula non cambia, ma è altrettanto evidente quella
che è l’abilità della band inglese nel riuscire a rendere coinvolgente e
convincente una proposta musicale che ormai tutti conoscono a memoria. Non
vengono di certo sparate a salve le poche cartucce a disposizione, sopratutto
quando c’è da pestare duro come nel caso degli attacchi frontali ad opera delle
energiche Buried Alive e Rock Out, o anche nei
rallentamenti più riflessivi di Heroes e One Short Life.
È inutile parlare di freschezza compositiva, visto anche il calo qualitativo
che ha colpito le recenti produzioni del combo inglese, ma non è nemmeno giusto
condannare chi, di fronte alle mode del momento, continua ancora ad interpretare
la musica con lo spirito degli anni migliori. Motörizer non è né
un disco brutto che fa acqua da tutte la parti, né tanto meno un lavoro che può
essere minimamente paragonato ai grandi capolavori del passato, ma resta
ugualmente un prodotto suonato con il cuore e che si lascia ascoltare senza dare
la minima impressione di voler annoiare. In fondo i Motörhead sono
semplicemente questi, prendere o lasciare.
Angelo ‘KK’ D’Acunto
Tracklist:
01 Runaround Man
02 (Teach You How To) Sing The Blues
03 When The Eagle Screams
04 Rock Out
05 One Short Life
06 Buried Alive
07 English Rose
08 Back On The Chain
09 Heroes
10 Time Is Right
11 The Thousand Names Of God