Recensione: Mourning Dawn
Dopo due demo e un EP che definire trascurabili è dir poco, ecco il full-lenght di questa one-man band francese, che da qualche tempo a questa parte non è più tale, dato che il mastermind Laurent ha messo insieme una line-up completa; l’album in esame tuttavia è stato ancora registrato unicamente da lui. Mentre i primi due demo consistevano in un depressive black metal malamente suonato e privo di qualsiasi spunto di interesse, il successivo EP The Freezing Hand of Reason mostrava un forte rallentamento della musica, che dunque s’imparentava più strettamente col doom; il mutamento di direzione musicale, tuttavia, non coincise con un miglioramento qualitativo. Per un passo importante come un
full-length sarebbe stato lecito presupporre un deciso miglioramento al fine di colmare le numerose lacune che piagavano le precedenti uscite, ma invece non è stato così, e tutti i difetti che si potevano riscontrare nei demo e nell’EP tornano tristemente nel nuovo album.
La proposta musicale è rimasta invariata rispetto a The Freezing Hand of Reason, quindi ci troviamo di fronte a un mix di black e doom condito da intermezzi atmosferici e lancinanti urla di dolore. Ciò che ugualmente è rimasta immutata è l’assoluta ridondanza delle melodie, sempre uguali a
se stesse e composte da riff così amelodici, stridenti e raffazzonati da risultare quasi fastidiosi per le orecchie; a poco servono gli stacchi acustici, peraltro neanche malvagi, quando il resto della musica presenta così poche diversificazioni da rendere le tracce quasi indistinguibili l’una dall’altra. La batteria è un altro degli aspetti peggiori dell’album: una drum machine dai suoni a dir poco amatoriali, ovattati, ripetitivi, totalmente incapaci di trasmettere qualunque senso di potenza. Come se non bastasse, le canzoni sono molto lunghe, il che non fa che accentuare la monotonia derivante dall’ascolto dell’album, che a questo punto diventa sì un’esperienza deprimente, ma non per i motivi che l’autore avrebbe voluto. Volendo proprio salvare qualcosa, c’è da dire che il growl è abbastanza potente ed efficace, ma da solo non può certo bastare a risollevare un disco che per il resto fa acqua da tutte le parti.
Dispiace dover essere così duri verso un album dietro al quale sicuramente ci sono stati lavoro e passione, ma ciò non può far chiudere gli occhi di fronte alla realtà dei fatti: Mourning Dawn è un album scadente, insufficiente, i cui difetti sono semplicemente troppo profondi per poter concedere una qualche redenzione.
Giuseppe Abazia
Tracklist:
1 – Intro
2 – From The Torrent And The Fountain
3 – Grey Flood
4 – Interlude
5 – When The Sky Seems To Be A Flag
6 – Innocence Leaves
7 – As The Ocean…
8 – Verdun