Recensione: MPG
MPG sta per Martie Peter Group, ovvero la band messa su da Martie Peters (ex singer dei rockers danesi Push). Il disco, originalmente intitolato MPG, giusto a far intendere quanto sforzo e tempo il buon Peter abbia dedicato alla scelta del titolo, si rivela essere un ottimo platter di hard rock melodico/AOR.
Ed infatti si dimostra subito essere un’ottima opener The Best Inside d’intenzione puramente radiofonica. La song, caratterizzata dal monolitico riff iniziale, si snoda poi su di un’ottima costruzione melodica d’impatto e potente, nonchè catchy ed easy listening. La voce di Peters si rivela essere vellutata e graffiante nonchè carica di feeling interpretativo donando così una carica di potenza e passione all’intero componimento. Il duo seguente, composto dalle massicce fast song Riot On The 5th Floor e Only Dreaming (entrambe bellissime), trasporta il platter su binari più consoni ad un Heavy metal ruffiano ed americaneggiante di fine anni 80, mentre è affidato a Number 1 il compito di proiettarci all’interno di territori addirittura Scorpions oriented (Crazy World era?), clamorosamente bello il refrain carico di pathos. Takes Some Time si rivela essere una buona ballad mentre ci pensa il mid-tempo Heart is an Empty Space a spingere il disco in un sano melodic Hard Rock d’inspirazione addirittura Gary Hughes (avete presente Once and Future King?). La song, grazie ad un graffiante incedere scandito dai pungenti riff chitarristici ed un ottimo quanto impetuoso drumming che scandisce refrain davvero degni di nota, si rivela essere un’altra indiscussa hit del disco. Ottimo l’assolo in essa contenuto, ma è sempre la voce di Martie, con quella sua attitudine sfacciatamente ruffiana nelle vocals, che arricchisce il brano di una carica emotiva davvero notevole. La successiva ballad A World Withouth You, precede la mitica fast song Take Me Over The Edge che da all’album una rinnovata dose di hard’n heavy music ultra catchy e travolgente. Certamente più incisiva la seguente Bird On The Wire, che, grazie ad una melodia fresca ed accattivante composta da un muro sonoro compatto e travolgente, riesce a regalarci 3 sani minuti di puro e raffinato AOR.
Dopo la seguente Hard To Choose, altra canonica ballad arricchita di inserimenti che sconfinano quasi in una “country music”, quasi eh, arriviamo alla closer Dixtie Toot (cover estratta dall’album Smiler del mitico Rod Stewart) introdotta da un riff di chiarissimo stampo Hard Rock 70′.
In conclusione questo platter, cari ragazzi, è certamente una mossa azzeccatissima di Martie Peter che riesce a confezionare così un lavoro di un sano AOR/Hard Rock melodico.
Vincenzo Ferrara