Recensione: Mr. Blue Sky – The Very Best Of
Estro, genialità, classe, raffinata eleganza, gusto superiore per le melodie, orchestrazioni imponenti e hookline da capogiro. Il tutto condito da una radiosa verve dall’inconfondibile sapore ottimista e ricco di gioia di vivere.
In breve: Jeff Lynne e la sua straordinaria Electric Light Orchestra.
Spesso meno osannato di tanti coetanei, protagonisti della grande e meravigliosa epopea del rock britannico nell’espressione del sensazionale periodo a cavallo tra gli anni settanta ed ottanta, Lynne può essere a buon titolo considerato come una delle più grandi personalità ad oggi esistenti in campo musicale.
Eccellente produttore, straordinario polistrumentista ma, ancor di più, songwriter sopraffino: un nome quello di Jeff Lynne ed un moniker quello dell’Electric Light Orchestra (o più in confidenza, “ELO”), tranquillamente accostabili a quelli dei giganteschi padroni della musica rock di ogni tempo e derivazione, siano essi Freddie Mercury o Roger Waters, Mick Jagger o John Lennon. Siano essi Queen o Pink Floyd, Rolling Stones o The Beatles.
Un’introduzione ampollosa per definire insomma, i limiti di un territorio che sempre meno spesso siamo abituati a frequentare, dispersi in una miriade di frammentazioni stilistiche popolate da artisti più o meno influenti: quello delle leggende assolute e trasversali. Capaci cioè, di affermarsi non in un unico e ristretto ambiente specifico ma, piuttosto, in grado di suscitare interesse ovunque ed in chiunque, dal cultore di musica più esperto ed attento alla qualità, sino al fruitore occasionale, attratto semplicemente dal fascino emanato da brani orecchiabili e trascinanti.
Responsabile tra il 1974 ed il 1981, della pubblicazione di una serie di album dal valore qualitativo strabiliante – culminata nel biennio ‘77-’79 con l’accoppiata “Out Of The Blue” / “Discovery” – l’ELO, nella persona del suo eccellente mastermind, ha da sempre mostrato una predisposizione pressoché unica nel saper coniugare complesse ed articolate orchestrazioni con la vigoria e l’intensità emotiva del rock, movendosi di volta in volta tra svariate sfumature di stile, per fornire alle proprie creature connotazioni polimorfe disperse tra il progressive meno impegnativo, l’hard rock primigenio, l’opera classica, il funky o più semplicemente il pop meno dozzinale o plastificato.
Arrivando talora a toccare i limiti della grande ed inimitabile disco music settantiana.
Un’anima poliedrica riverberata dal potente estro artistico dello stesso Lynne, vero genio a tutto tondo trasudante passione per un progetto messo in scena sul finire degli anni sessanta (su imbeccata dell’amico Roy Wood, primo ideatore della band), con grande dispendio di mezzi e talenti. Non un semplice e tradizionale gruppo rock, ma una vera e propria orchestra, esaltata da una straordinaria sezione di archi che nelle imponenti performance dal vivo rendeva l’ELO un’esperienza tra le più significative dell’epoca. La presenza in line up di un trio come quello composto da Mik Kaminski (violino), Hugh McDowell (violoncello) e Melvin Gale (violoncello), rappresentava, infatti, un esperimento di congiunzione tra rock e musica classica sino ad allora impensabile eppure, dai risultati molto spesso ai confini del sublime.
“Se i Beatles avessero continuato, la loro musica oggi sarebbe quella degli Electric Light Orchestra…” pare avesse sentenziato il grande e sfortunato John Lennon.
Grandissima musica “universale”, concepita e scritta da straordinari talenti ma destinata purtroppo a rimanere ancorata ad un periodo ormai remoto ed un po’ annebbiato dal trascorrere del tempo.
Attiva sino al 1986 (ma in formazione rimaneggiata), la leggendaria astronave dell’ELO (un’immagine molto di moda in quegli anni: Boston e Journey docet) fu dunque costretta ad un definitivo atterraggio per poi rivivere in brevi sussulti successivi.
“Zoom” disco edito nel 2001 a nome Electric Light Orchestra (in realtà solo album di Lynne, realizzato con l’aiuto di alcuni nomi illustri quali gli ex Beatles, Ringo Starr e George Harrison e l’ex band mate, Richard Tandy) ed i tentativi di reunion con moniker leggermente modificato, messi in atto senza l’apporto di Lynne da parte di alcuni membri storici, rappresentarono i proverbiali “colpi di coda” di un nome “classico”, che in carriera aveva mietuto ampi successi ed enormi dati di vendita in ogni parte del globo.
Una grande storia quella dell’Electric Light Orchestra che oggi, dopo una serie di ristampe de-luxe prodotte nel corso degli ultimi anni, acquisisce un nuovo capitolo dai risvolti inattesi e quasi romantici. Per qualcuno, come il sottoscritto, grande estimatore dell’ELO sin dalla tenera età, un’emozione paragonabile addirittura ad una sorta di “ritorno a casa”.
Prodotto e realizzato dalla ormai inarrestabile Frontiers Records, “Mr. Blue Sky – The Very Best Of” è il ritorno in scena di Jeff Lynne a cavallo del marchio che ne ha determinato le grandi fortune, impegnato nella re-incisione totale e completa di alcuni dei grandi classici prodotti dal gruppo nel corso della propria esistenza.
Obiettivamente, l’idea di mettere mano a qualcosa che, all’origine, sfiorava la perfezione, è argomento che suscita più d’una perplessità e si apre ad un buon numero di domande sulla sua reale e possibile utilità.
Per massima fortuna ad ogni modo, il “vecchio” Jeff non ha stravolto nemmeno un po’ i sapori, le atmosfere e le grandi melodie che fungevano da pietre angolari di brani eccellenti, limitandosi a risuonare, da par suo, tutti gli strumenti ed a conferir loro una qualità di suono leggermente più “asciutta” e contemporanea.
Nessuno stravolgimento quindi. Ed il risultato dell’ascolto di canzoni come “Mr.Blue Sky”, “Don’t Bring Me Down”, “Evil Woman”, “Do Ya”, “Strange Magic” (ma potremo citarle tutte) è ancora, oggi come allora, il medesimo: un profumo di primaverile ottimismo che si attorciglia su armonie ariose e cariche di positività. Atmosfere straordinariamente “british” e settantiane che si accompagnano ad un rock sontuoso innervato da partiture di archi, ritornelli orecchiabili e grandi cori (un particolare per il quale l’ELO ha fatto scuola), su cui, la caratteristica voce di Lynne svetta, ora squillante, ora sorniona.
Perle assolute di una compilation, per forza di cose, incompleta, ove le grandiose “Livin’ Thing”, “Turn To Stone” e “Can’t Get It Out Of My Head” (uno degli slow più belli di sempre, ripreso anni dopo in una versione hard rock dagli statunitensi Silent Rage), si materializzano come pezzi superiori ed eccellenti in un mare di grandezza assortita.
Come ovvio, spiace non veder inseriti nella collection altri episodi essenziali quali “Last Train To London”, “Rockaria!”, “Twilight”, “All Over The World”, “Confusion”, “Tightrope” e tante altre, ma forse a quel punto, l’edizione avrebbe dovuto essere composta quanto meno da un disco triplo, tante sono state le perle prodotte dall’ELO in quindici anni di storia.
Ci consola la presenza di “Point Of No Return” un piacevole inedito che funge da trait d’union con “Long Wave”, il nuovo album solista di Jeff Lynne prodotto dalla stessa Frontiers Records e contenente una serie di cover di artisti degli anni 50/60 cari allo stesso Lynne.
Un esempio della capacità ancora intatta del grande songwriter e performer inglese, nel comporre brani in linea con un marchio di fabbrica leggendario, forse un po’ più orientato all’ultima produzione del gruppo madre – quella risalente a “Balance Of Power”, “Secret Messages” e “Time” per intenderci – o ai Traveling Wilburys (progetto intavolato nel 1989 in compagnia di Bob Dylan, George Harrison, Tom Petty e Roy Orbison), ma comunque, come sempre, dalla godibilità massima ed assoluta.
Un moniker da “olimpo” ed un nome da venerare tra i grandi maestri di tutti i tempi che, con un po’ di nostalgia, ci fa piacere ritrovare ancora in piena forma e grande vitalità anche oggi, in questo desolato scorcio d’inizio secolo.
La speranza però, è sempre quella – un giorno non troppo lontano – d’assistere ad una vera reunion tra Lynne, Richard Tandy, Bev Bevan (già batterista anche dei Black Sabbath), Hugh McDowell, Melvin Gale e Mik Kaminski.
Un omaggio magari all’amico scomparso nel 2009, il bassista Kelly Grocutt ed un regalo di commiato ai tanti fan che, con molto romanticismo, ricordano ancora la luminosa grandezza di una band unica ed irripetibile.
Oscar alla carriera ad una pietra miliare del rock, insomma.
Al di là di qualsiasi possibile disquisizione sull’utilità o meno di una compilation alla quale i fan, di certo, guarderanno con sentimenti di più che giustificato interesse.
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Tracklist:
01. Mr. Blue Sky
02. Evil Woman
03. Strange Magic
04. Don’t Bring Me Down
05. Turn To Stone
06. Showdown
07. Telephone Line
08. Livin’ Thing
09. Do Ya
10. Can’t Get It Out Of My Head
11. 10538 Overture (40th Anniversary)
12. Point Of No Return (inedito)
Line Up:
Jeff Lynne – Tutti gli strumenti