Recensione: Murder Of Crows
Qualche attentissimo adepto alla causa del rock melodico ricorderà forse il nome degli Human Temple, gruppo finlandese responsabile, più di un lustro fa, di un discreto album AOR dalle evidenti connotazioni “nordiche”, platter che aveva suscitato commenti piuttosto positivi e riscontri favorevoli su molti magazine specializzati.
Come accaduto per numerosissime altre band tuttavia, l’estemporaneità del progetto appariva parecchio marcata e le chance per una carriera lunga e proficua alquanto ridotte. Line up fragile e soggetta a cambi continui, settore non certo tra i più redditizi in termini di vendite e non da ultimo, una label sull’orlo del baratro – l’ormai estinta (ma comunque, per un certo periodo, davvero gloriosa) MTM music – erano, in effetti, elementi che avevano contribuito a considerare “Insomnia”, cd d’esordio uscito nel 2004, come un episodio destinato a rimanere l’unica testimonianza discografica del combo europeo.
A distanza di circa sei anni, ecco invece pronto ai blocchi di partenza un nuovo album targato Human Temple, conseguenza forse di un rinnovato e sempre più acceso interesse per i generi melodici o, più probabilmente, merito dell’attivissima Escape Records, etichetta britannica davvero significativa per l’underground Rock-Aor.
Nuovo disco e nuova veste stilistica? Niente affatto, il tratto artistico e l’approccio compositivo della coppia di fondatori Janne Hurme e Petri Lehto, non pare aver subito interruzioni o modifiche di sorta nel tempo intercorso tra una release e l’altra.
Le connotazioni del songwriting permangono, infatti, del tutto invariate e ripresentano la miscela già ascoltata al debutto: un AOR intriso d’atmosfera ed ammantato da una produzione dei suoni che smussa gli angoli e si premura di porre in risalto l’anima spiccatamente tastieristica ed orecchiabile delle soluzioni proposte. Una sventagliata hard posizionata al fine di sciogliere e vivacizzare di quando in quando, il soffuso intimismo dei brani, non determina sussulti adrenalinici di particolare virulenza, contribuendo a fornire una discreta varietà complessiva senza alterare il profilo volutamente morbido e raffinato di “Murder Of Crows”.
Il risultato è una collezione di tracce per la gran parte piacevoli e di facilissimo ascolto, dagli umori talvolta un po’ autunnali che, in controtendenza con quello che vorrebbe il classico rock, accarezza e non aggredisce, facendosi apprezzare anche a volumi moderati.
Molto semplice entrare in sintonia con brani di pronta assimilazione come “Not My Fault”, “Empty Stages”, “Lie” e ancor di più “Yours Cold Blooded” e “Secret”, momenti in cui si concretizza una miscela accattivante che mette insieme tratti dell’AOR nordico uniti a citazioni riconducibili a due grossi act finlandesi quali Leverage e Brother Firetribe (meno spumeggianti, come ovvio) e perché no, alla resa dei conti, molto vicino anche a quanto proposto di recente dai connazionali e meno conosciuti Keldian.
Quella che se ne ricava in sostanza, è un’impressione senz’altro favorevole, per lo più in linea con quanto messo in luce nel buon disco d’esordio e sufficiente a promuovere il lavoro della band scandinava senza particolari riserve.
Null’altro che un album onesto, ben suonato (si segnala la collaborazione alla chitarra, dell’ottimo Jani Liimatainen, ex Sonata Arctica e fondatore dei Cain’s Offering) e con qualche pezzo sopra la media.
Poco per definirlo un capolavoro, abbastanza per consigliarne un rapido ascolto agli amanti di questo tipo di sonorità, morbide, eleganti e dall’inconfondibile trademark nord europeo.
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Tracklist:
01. Not My Fault
02. Empty Stages
03. Just One Night
04. Promised Land
05. Lie
06. Yours Cold Blooded
07. Ghost Of You
08. Emily
09. Secret
10. What About My Broken Heart
Line Up:
Janne Hurme – Voce
Petri Lehto – Batteria
Harri Kinnunen – Basso
Jori Tojander – Tastiere
Petri Ilvonen – Chitarra
Guest:
Jani Liimatainen – Chitarra
Erkka Korhonen – Chitarra
Vesa Virtanen – Voce