Recensione: Murder Rips Its Path
‘Polonia: fabbrica di creature malvagie’, potrebbe essere il titolo di un libro ispirato allo scrittore Tolkien, se non altro per la nascita di act che spuntano nel panorama con una rabbia e una violenza, tradotte in musica nel sound che ne scaturisce.
Da Zielona Góra, vicina al confine tedesco, i Kill prendono il nome da un live targato Cannibal Corpse, e non casualmente, poiché il loro stile ingloba (anche) elementi tanto cari ai Re del brutal death metal (si ascoltino l’opener “Rage Supreme” e la seguente “Vulture Morality”).
I Nostri si presentano a questo primo full-length dopo aver realizzato un demo nel 2009 e l’EP “Death Kill Metal” l’anno successivo, entrambi registrati in trio, con Zaala alla batteria, Radek alla voce e Shymon al basso e alla sei corde. Nei due anni che precedono “Murder Rips Its Path” Zbych Maggot si è avvicendato a Radek, mentre Shymon si occupa della sola parte chitarristica per far posto a Oley, che va a completare la ritmica in coppia con Zaala.
E proprio la macchina da guerra dietro i tamburi – proveniente dai Supreme Lord, band tra le più quotate nel circuito underground polacco – è l’arma in più del combo, che sfrutta il suo ampio range, dai passaggi slow (“Purgatorial Putrefaction”) ai fast – dove risalta la poca presenza di blast-beats, preferendo altre soluzioni ritmiche – passando per medium mozzafiato (“Utopian Massacre”, “Peccatum”, “Addiction Of Killing”). Le song rispecchiano i canoni dell’old school, soprattutto per quanto riguarda il riffing di Shymon, molto basso e scuro, spesso raddoppiato dal basso, che creano il giusto background per esprimere il growl di Zbych. Il suono gretto della chitarra ci riporta al passato ma con un piglio accattivante che emerge in brani come “Steel Garotte” e “Mental Myosis”, e dà al suono globale il marchio ‘made in Poland’, caratterizzando i Quattro geograficamente ancor prima che musicalmente, poiché gli elementi utilizzati sono in buona parte opera altrui, ripescati e rimischiati con buona fattura in fase di elaborazione.
Il disco di per sé è fruibile nonostante l’estremismo si riscontri più nelle corde di Maggot che nella parte strumentale, dove rimane spesso ‘seduto’, senza prendere troppo quota. Forse è l’unico neo per questo debut-album, perché le qualità strumentali ci sono, così come il sound, che resta si ancorato al luogo, ma dovrebbe maturare o perlomeno cercare altre soluzioni per differenziarsi da chi ha già scritto pagine importanti in quella direzione (Stillborn in primis). Globalmente “Murder Rips Its Path” resta un discreto disco che vedrei come un buon primo passo verso un interessante futuro.
Vittorio “VS” Sabelli
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Tracce:
1. Rage Supreme 3:40
2. Vulture Morality 3:35
3. Steel Garotte 3:29
4. Mental Myosis 3:58
5. Addiction of Killing 4:08
6. Nameless Prey 2:50
7. Peccatum 4:45
8. Utopian Massacre 2:39
9. Purgatorial Putrefaction 7:14
Durata 36 min.
Formazione:
Zbych Maggot – Voce
Shymon – Chitarra
Oley – Basso
Zaala – Batteria