Recensione: Music from the Elder
Album particolare e molto, molto sfortunato “Music from the Elder”. Uscito nel 1981 come concept album, il primo concept mai fatto da Simmons e soci, il disco incontrò, prima e dopo la sua uscita, numerosi imprevisti e ostacoli lungo la sua strada. Infatti, dopo aver assunto Bob Erzin come
produttore, egli scartò i demo che i Kiss avevano preparato fino ad allora, e consigliò alla band di traviare le sue radici rock, per fare qualcosa di più raffinato. Subito Ace denigrò l’idea, dicendo che la via da seguire doveva essere la medesima di sempre. Carr si astenne dal voto, ma al sì di Simmons e Stanley, la band prese la decisione di assecondare il produttore,
con schifo dello stesso Ace, che contribuirà pochissimo alla realizzazione del disco (solo “Dark Light” presenta sue parti). Il contributo sul concept arriva da diverse fonti esterne (Tony Powers, Lewis Reed, Anton Fig), ma il risultato della critica e soprattutto del pubblico fu pessimo. A quasi nessuno piacque la nuova linea musicale dei Kiss, e le proteste furono talmente numerose e sentite, che la band rifiutò addirittura il classico tour di sponsorizzazione ad disco, accontentandosi di promuoverlo via mass-media. Incredibile anche il cambio di l6ook dei Kiss, capelli corti, vestiti medievaleggianti, eccetera, col risultato che The Elder è l’unico album del
gruppo a non aver ancora vinto il disco d’oro, a vent’anni abbondanti dalla sua uscita.
Ma addentriamoci in questo quantomai singolare concept, molto semplice e scontato a dire il vero (il ragazzo che deve salvare l’universo da una forza maligna). Beh non mi sento di criticare a priori il disco come un buco nell’acqua. Lo stile è davvero molto molto medievaleggiante, le emozioni
trasmesse sicuramente non sono neppure lontanamente paragonabili a quelle dei grandi Kiss, ma seppur diverse, ci sono. Musicalmente è tutt’altro che malaccio, anche a livello tecnico e compositivo ci sono delle ottime cose, così come il cantato è come sempre pulito e notevole. Molto caratterista e utile alla causa è stata anche la presenza del coro St.Robert’s e della American Symphony Orchestra. Che poi i Kiss abbiano fatto un buco nell’acqua perchè tradendo il loro stile classico, basato sullo sballo totale, è come se avessero voltato le spalle (anche se si potrebbe discutere molto a lungo su questo) a quello che avevano fatto fino ad allora è possibile, ma non credo sia stato nelle loro intenzioni. Semplicemente Simmons e Stanley decisero di dare una svolta, anche se poi rivelatasi negativa, alla loro carriera. Che poi la cosa giusta l’avesse fatta Ace, rifiutando il disco dal principio, visto come sono diventati i Kiss da qui in poi, è chiaro, ma all’epoca ancora ovviamente non si sapeva nulla.
Il disco si apre molto austero e serioso col preludio “Fanfare”, intro flautata e che ci apre sul classico paradiso fantasy felice, per poi porci su note cupe e misteriose, che ci accompagnano subito a “Just a Boy”, inaugurata da un arpeggio appoggiato da un triangolo, e che prosegue su note che sembrano rubate a quelle di un menestrello, anche quando la song diventa più piena strumentalmente. Delicata la voce di Stanley, come sempre. La prima traccia davvero corposa, come lunghezza, di The elder è “Odyssey”. che si apre su note di pianoforte, accompagnate da batteria, e che ci porta in una mezza lenta docilmente ritmata, dalla musica molto pulita, cantata con un timbro vocale un pò alterato e che forse paga un pò dazio rispetto all’originale di Paul Stanley. Nel complesso rilassa parecchio, anche se in alcuni frangenti un pò troppo mielosa e un pò monotona. Bello l’assolo, anche se cortissimo. Inizio abbastanza rockeggiante per “Only You”, dal riff molto riconoscibile, voce solo discreta, e basso ben udibile. Canzone purtroppo troppo lenta, perchè se suonata un pò più velocemente sarebbe stata davvero molto molto bella. Ottima la chiusura in fade che fa da preludio alla seguente song, ovvero “Under the Rose”, traccia imperiosa,
lenta e molto maestosa, con buon innesto della chitarra e della batteria sul tema musicale di base.
Attacco molto misterioso per “Dark Light”, la canzone di sicuro più rock della produzione (la mano del vecchio Ace si sente eccome). Ottimi riff di chitarra, bel refrain melodico e buona voce che segue la musica e che ci
accompagna per quasi quattro minuti e mezzo. Assolo che non mi piace per nulla, sebbene sia la cosa singolarmente più hard dell’intero CD. Ritorno alla quite con “A World without Heroes”, lentissima, dove gli strumenti
tipici dell’hard rock non si sentono quasi per nulla, in compenso ottimo uso dell’orchestra.
Grande introduzione, potente e cattiva, per “The Oath”, che diventa un pezzo duro, con un grande basso, chitarra che ricama sullo sfondo buone idee e finalmente la voce di Paul che preferisco, quella naturale, senza fronzoli. Peccato che nella parte centrale la canzone sia un pò ripetitiva, perchè la base è davvero meritevole. Totalmente diversa (all’apparenza) invece “Mr. Blackwell”, oscura, con un basso profondissimo in apertura, ma che purtroppo è l’unica cosa che si salva, in quanto reputo il resto della song abbastanza ridicolo e per come è suonato, che per come è cantato, che per come è composto musicalmente. Buco nell’acqua, questo sì, che ci fa passare subito alla penultima track del disco, ovvero la veloce e pressante “Escape from the Island”, strumentale a dire il vero non troppo coinvolgente, dalla batteria quasi tribale, una guitar solo discreta, ma che produce suoni non all’altezza dei Kiss. Il disco viene chiuso dalla positiva “I”, che inizia molto bene, con buoni giri di chitarra, che trascinano, e che chiudono definitivamente “Music From the Elder”, che sicuramente è partito oggettivamente molto meglio di come si è concluso.
Spinoso il giudizio, che si può riassumere il due linee di pensiero.
Linea a) Che schifo, ma questi davvero sono i Kiss? ma non si vergognano ad aver fatto una cosa così? Voto 40
Linea b) Sicuramente il Concept ha fatto fare delle valutazioni musicali al gruppo, ma non è male anche se poco rock, provate ad ascoltarlo
senza sapere chi lo suona, sicuramente la musica vi prende in una atmosfera surreale, che sa di un piacevole passato (storico, non musicale). Voto 80
In effetti si possono seguire ambedue le linee di pensiero, qualche ciofeca nell’album c’è, ma ci sono anche degli esperimenti molto apprezzabili. Un classico forse proprio per questo, non per l’importanza musicale avuta,
ma perchè lascia interdetto l’ascoltatore, anche se il voto non può non subire il ricordo di una band che da qui in avanti purtroppo si rovinerà abbastanza. Forse aveva ragione Ace.
Riccardo “Abbadon” Mezzera
Tracklist :
1)Fanfare
2)Just a Boy
3)Odyssey
4)Only You
5)Under the Rose
6)Dark Light
7)A world without Heroes
8)The Oath
9)Mr Blackwell
10)Escape from the Island
11)I