Recensione: Mutation Nation

Di Stefano Risso - 2 Novembre 2005 - 0:00
Mutation Nation
Etichetta:
Genere:
Anno: 2005
Nazione:
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70

Una nuova corrente musicale sta pian piano prendendo piede nel variegato
mondo del metal estremo. Riprendere tutto ciò che il thrash moderno abbia
partorito in questi anni e rivisitarlo sotto una luce futuristica, cercando di
mescolare più influenze possibili in modo da proporre qualcosa di innovativo. In
questa direzione si stanno muovendo i Morbus Gravis, formazione svizzera
originaria della città di Lugano, che con il demo Mutation Nation
hanno posto una buona base per la futura carriera della band.

Non a caso una delle più interessanti novità di questo anno sono stati i
francesi Hacride con un disco davvero sorprendente e non è neppure una
coincidenza che un gruppo caposcuola come i Meshuggah abbia voluto come
supporto per il tour europeo gli Scarve (sempre francesi) che, seppur con
peculiarità differenti, possono essere inseriti in questo nuovo filone. I
Morbus Gravis
sembrano avere tutte le qualità per poter imporsi in questo
senso, proponendoci cinque brani ben eseguiti sia per il profilo compositivo che
tecnico. Ovviamente gli svizzeri sono ancora distanti dai gruppi citati sopra,
ma la freschezza di questi musica è confortante. Le basi thrash metal di stampo
svedese sono ancora ben individuabili (Darkane in particolare), tanto
quanto la passione per i riffs stoppati tipici dei Meshuggah. Inoltre non
mancano le atmosfere industriali di Strapping Young Lad, qualche elemento
di melodi death, tutto miscelato sapientemente con una produzione che gioca a
loro favore, con un songwriting curato, con la bravura di non rendere tutte
queste citazioni un susseguirsi di momenti scollati l’un l’altro e di conservare
tutto sommato la “forma canzone”.

Ogni traccia ha una sua particolare peculiarità che la distingue dalle altre.
L’alternanza di stacchi ora violenti, ora cadenzati, conditi da una buonissima
alternanza di registri vocali (dallo scream, all’urlato sino a concilianti clean
vocals) si apprezzano ascolto dopo ascolto. Le mie preferenze vertono sulla
seconda If Gaia Could Speak, pulsante e rabbiosa e sulla quarta Nailed
To the Ground
, che presenta degli arrangiamenti particolarmente curati, con
una bella parentesi atmosferica sul finale. Niente da ridire sulle rimanenti
canzoni che a seconda dei gusti personali potrebbero benissimo essere citate fra
le preferite.

Insomma, un bel lavoro che viene supportato anche da una veste grafica
accattivante. Resta da aspettare se i nostri riusciranno a mantenere lo stesso
standard per un numero maggiore di canzoni, cercando di variare maggiormente la
proposta. Mutation Nation rimane comunque un disco che merita
l’ascolto, con l’augurio che questo possa essere solo l’inizio per questi
ragazzi.

Stefano “Beix” Risso

Tracklist:

  1. Mutation Nation
  2. If Gaia Could Speak
  3. To Whatever End
  4. Nailed To The Ground
  5. Back To Silent Hill

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