Recensione: Muukalainen Puhuu
Pazuzu arancione, questo l’ambiguo significato di Oranssi Pazuzu, band finlandese che propone un sound altrettanto strano, descrivibile come una sorta di black metal psichedelico e lisergico. La band offre una ricetta davvero particolare, che ha solo poche, sparute radici nel black metal tradizionale, rinvenibili solo nelle vocals ruvide di Jun-His e nell’oppressiva oscurità che grava sull’album. Dopodichè tutto il resto è pure divagazione ipnotica, viaggio spaziale in cerca di oscure entità aliene, forse le vere responsabili, a credere al titolo dell’album, dei contenuti di questo loro straniante debutto discografico.
Durante tutta la durata del platter la fanno da padrone gli effetti di synth, algidi, spaziali, ma sempre inquietanti e cupi, utilizzati come necessario tappeto sonoro per la costruzione di canzoni sghembe, dai ritmi zoppicanti, come la difficile passeggiata lunare dell’astronauta black raffigurato in copertina.
Il timbro di quest’album è davvero unico, come un incubo drogato in piena odissea nello spazio, nel quale la convenzionale materia black metal è stravolta, come esplosa e ricomposta, assumendo nuove caratteristiche. Questa una difficile spiegazione degli intenti e delle caratteristiche di brani in sostanza imprevedibili e inclassificabili, in cui si passa facilmente da inquietanti sibili stellari (“Korppi”) a ritmiche di chitarre liquide e delicate, dall’incedere jazzato (“Kangastus 1968”), passando per il black geneticamente modificato (“Myöhempien Aikojen Pyhien Teatterin Rukoilijasirkka”) e addizionato dai più disparati ingredienti, come addirittura il reggae/dub (“Dub Kuolleen Porton Muistolle“).
Trovare un punto di riferimento, in questo abisso di schizofrenia musicale a gravità zero, è piuttosto arduo, e gli unici antecedenti paragonabili, come approccio obliquo e trasversale al black, possono essere i mai troppo rimpianti Ved buens ende, la loro nuova appendice, Virus, e, in senso lato, i Voivod più pesanti, era Negatron/Phobos.
I cinque cosmonauti finnici non sono di certo a digiuno di tecnica, così come di coraggio e inventiva, e infatti gli otto brani che presentano sono tutti ugualmente validi, e ugualmente disturbanti. Se non fossero così abili nel trasmettere il senso di angoscia e disorientamento spaziale che tanto gli interessa, potrebbero non essere credibili, data l’estrema libertà che si concedono in fase di scrittura, ma fortunatamente la convinzione c’è, tanto da far credere all’ascoltatore che nello spazio esterno e nell’universo intero si parli in finlandese.
Gli Oranssi Pazuzu non sono certamente una band per tutti, in quanto la loro particolare miscela sonora può rappresentare un impasto di difficile digestione, ma, affrontati con la giusta curiosità e apertura mentale, non potranno far altro che interessare e avvincere, grazie alle strane e insolite novità apportate a un genere già ben codificato.
“Muukalainen Puhuu” è dunque un debutto che sorprende per la sua freschezza e libertà espressiva, e che fa ben sperare per la futura conferma di una band decisamente particolare e sui generis, estrema nella sua personale visione del black.
La colonna sonora del vostro prossimo viaggio interstellare.
Alekos Capelli
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Tracklist:
1. Korpii
2. Danjon Nolla
3. Kangastus 1968
4. Suuri Pää Taivaasta
5. Myöhempien Aikojen Pyhien Teatterin Rukoilijasirkka
6. Dub Kuolleen Porton Muistolle
7. Muukalainen Puhuu
8. Kerettiläinen Vuohi