Recensione: My Arms, Your Hearse

Di Onirica - 3 Febbraio 2002 - 0:00
My Arms, Your Hearse
Band: Opeth
Etichetta:
Genere:
Anno: 1997
Nazione:
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85

La magia nera di una mente superba come quella di Akerfeldt sembra
inesauribile.
Dopo Orchid e Morningrise, gli Opeth continuano a stupire con un album
altrettanto brillante e suggestivo. DeFarfalla e Nordin hanno da poco lasciato
il gruppo, ed è proprio per questo motivo che troviamo due importanti novità:
Mikael si rivela un valido bassista (posizione successivamente raggiunta da
Mendez), mentre Martin Lopez si siede a comando della batteria. Una produzione
d’eccezione quale la coppia Fredrick Nordstrom e Anders Friden, unita alle doti
artistiche di grandi musicisti, non può che rendere un ottimo risultato.

Il primo minuto di questo disco è bagnato dalla pioggia del Prologue. Un
coro di voci angeliche ci porta al centro del mondo ed entriamo a far parte di
April Ethereal: un vortice di riff stupendi caratterizzano il brano
d’inizio mentre una voce sempre più indiavolata acquista volume diventando
inarrestabile. Il pezzo si conclude lasciando spazio ad una delle parti
conclusive più belle che io abbia mai sentito. Finalmente le prime distinte
chitarre acustiche cominciano a sussurrare la loro musica, elemento classico di
questo gruppo svedese: inizia When, che accosta un arpeggio da favola
all’improvviso screaming di una delle voci più grandi in campo death, mentre una
batteria incalzante accompagna le nuove distorsioni.

Un’occhiata all’interno del booklet e si può notare come le ultime parole di
ogni brano diventino i titoli dei pezzi immediatamente seguenti. Le lyrics
infatti, sono state scritte come per un unico brano e non sembra così semplice
stabilirne una dimensione ben precisa: come per la musica, troviamo descrizioni
senza tempo e spazi momentanei, atmosfere oscure e morte, la costante paura di
fermarsi a pensare e tanto freddo. Il disco si conclude con Epilogue:
evidenti le influenze pink floydiane su Mikael Akerfeldt e curiosa la scoperta
di una parte ad organo registrata dallo stesso Nordstrom.

Per chi fosse ancora in dubbio riguardo l’acquisto di questo album, consiglio
vivamente l’ascolto di Karma, canzone che a mio parere racchiude
l’essenza di questo capolavoro proveniente dal Nord: ancora profonde chitarre
acustiche e calde voci pulite a concedere un attimo di tranquillità alla rabbia
triste e malinconica di cui non potrete più fare a meno.

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