Recensione: Mystical Future

Di Daniele D'Adamo - 9 Maggio 2016 - 16:27
Mystical Future
Etichetta:
Genere: Black 
Anno: 2016
Nazione:
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80

L’eccezionale micro-label francese Les Acteurs De L’Ombre Productions, fissando il concetto «pochi ma buoni», continua a sfornare album dal livello artistico molto elevato, a volte assoluto. Assieme alla consorella Emanations non rappresenterà certo una minaccia alla saturazione del mercato, in ambito metal estremo ma, nondimeno, non si può non riconoscerle un ruolo importante per ciò che riguarda lo stato nell’arte nel black metal e, soprattutto, nel post-black o eerie emotional music, che dir si voglia.

Stato dell’arte, appunto, che si calibra sulle nuove generazioni le quali, al contrario del black metal tradizionale, non fanno capo solo e soltanto alla penisola scandinava. Prova ne sono i sudafricani Wildernessking con il loro secondo album in carriera, “Mystical Future”.

I quali, sciogliendo i propri sentimenti istintivi fra le braccia di Euterpe, la fecondano, dando vita, nel suo grembo, a meravigliose creature musicali. Le canzoni. Suite. Lunghi dilavamenti di dolci, morbide e garbate parole, ancorché urlate con il modus streaming – tipico, appunto, del black metal – , volte a raffigurare la Natura nei suoi aspetti eminentemente bucolici, eterei, immaginativi. Una Natura benigna. Benché, occorra sottolinearlo, Keenan Nathan Oakes e i suoi compagni picchino molto più duro, per esempio, degli Alcest, anche se non raggiungono l’intensità sonora dei Déluge, sempre per fare un esempio. Delineando, così, forse, i tratti del perfetto” post-black. Non troppo sfuggente, non troppo veemente. Anche se, a livello di armoniosità, capolavori come White Horses’ trascinano irrimediabilmente, come un gorgo, nelle meravigliose lande dei sogni. Incommensurabili praterie lussureggianti di verdi tappeti, profumate d’erba rorida di rugiada, irraggiungibili nella materia della vita terrena. Praterie ove il cielo è sempre blu, ove il sole è sempre caldo, seppur velato da un giallastro, leggero manto di melanconia. Immagini mentali stupefacenti, che rimandano all’illusione di un’altra dimensione, oltre questa, ove poter vivere in eterno, cogliendo attimi temporalmente lunghi come battiti di ciglia, ma infiniti nella loro profondità sentimentale.

Ovviamente “Mystical Future” non è solo White Horses’. Anzi, i Wildernessking hanno ben chiaro in testa quale sia il proprio marchio di fabbrica che, coniato a fuoco, marchia tutto il flavour del platter. Uno per l’altro, i cinque brani che lo compongono si dipanano, si srotolano, si allargano allo stesso modo, ma in diverso… modo. Un unico filo conduttore, tante diramazioni. Una capacità rara, che identifica senza possibilità di errore un ensemble maturo, stilisticamente formato, capace di scrivere su rigo con coerenza e continuità. Creando dal nulla episodi di vita memorabili, come ‘If You Leave’, inducenti nei meandri del cervello il piacere indescrivibile dell’accordatura. Cioè, di qualcosa di assolutamente incorporeo, dotato d’inarrivabile armonia, impeccabilmente inserito nel contesto esistenziale. Come una sorta di puzzle che si risolve da solo, composto d’innumerevoli particelle combacianti fra loro quasi… magicamente. In modo contrario, quindi, alla logica delle scienze, della matematica, della fisica.

Un urlo aspro e disperato, quello di Oakes, per fuggire dall’orrore della vita ed entrare in siffatta maniera nel Reame dei Sogni.

Fantastico.

Daniele D’Adamo

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