Recensione: Mystik
I Mystik sono una di quelle formazioni sorprendenti che, un po’ a caso, scopri in un assolato, noioso pomeriggio del mese di maggio.
O forse dovrei dire LE Mystik, data la presenza di ben 3 (oggi 2 su 3, dato l’abbandono di una delle musiciste presenti sul disco) metalliche donzelle in formazione, ma mi sembrerebbe irrispettoso per il batterista, unico componente maschile della formazione.
Sottile ironia a parte, il debutto omonimo di questa affilatissima Heavy Metal Machine svedese colpisce ed ammalia con otto brani (più outro) pienamente improntati sullo Speed Metal, con riff e ritornelli di facile presa ma mai banali, fieramente devoti alla vecchia scuola del metallo anni ’80. Immaginate un mix di primissimi Helloween (quelli del rozzissimo debutto “Walls of Jericho”), di Exciter e Running Wild ai tempi d’oro e metteteci alla voce Julia von Krusenstjerna, ragazza svedese dall’ugola paurosamente simile a quelle di Doro Pesch (e che in alcuni frangenti, inutile persino dirlo, avvicina la proposta della band a certe cose più veloci dei Warlock). Fatto questo, miscelate il tutto con una sana spruzzata di attitudine, fattore fondamentale per chiunque si ponga di suonare Heavy Metal vecchia scuola, e contornate il prodotto finale con una produzione debitrice in tutto e per tutto ai suoni ormai storici di certi dischi degli anni ’80.
Introdotte da una copertina ammaliante (che credo ben descriva le liriche del quartetto…lasciate perdere il corpo nudo ritratto di spalle, sciocchi!) e con testi improntati in un mix di guerriglia e magia rigorosamente nel nome dell’Heavy Metal, rilasciando un po’ l’effetto di come se i Mercyful Fate si lasciassero plagiare a metà dalle liriche dei Manowar, partendo con ‘Into Oblivion’ si mette imemdiatamente in chiaro, sin dal primo secondo, le coordinate del Mondo musicale messo su dall’ensemble svedese, con partiture chitarristiche di chiara natura melodica, debitrici dello Speed Metal di un tempo, le quali si uniscono a furiose parti di doppia cassa di chiarissima derivazione Old School, mentre l’ugola ammaliante e allo stesso tempo veemente di Julia von Krusenstjerna (sì simile a Doro Pesch, ma dal timbro più pastoso, acido ed aggressivo) tesse melodie vocali assolutamente non banali, in quanto intinte della giusta dose di aggressività.
E’ un disco riuscito e fieramente derivativo, questo debutto omonimo del combo svedese, dove ogni brano è un potenziale anthem da sparare ad altissimo volume nei vostri stereo, grazie a ritornelli efficaci e riff sicuramente indovinati. Nonostante sia chiaramente un album di debutto per certi versi assolutamente nella norma, in quanto manca ancora quel qualcosa in più di definire al 100% il suono Mystik, allo stesso tempo non ci si può assolutamente lamentare di un prodotto finale formalmente perfetto, confezionato nel perfetto stile del classico disco anni ’80 in ogni aspetto e infarcito di soluzioni sicuramente estremamente godibili e di facile presa.
Sicuramente è lecito, al prossimo turno, chiedere al combo svedese un qualcosa di più, ma per ora siamo su livelli assolutamente godibili e non ce ne lamentiamo affatto. Un disco gustoso, perfetto per scapocciare al ritmo delle sue forsennate cavalcate e che nulla di più chiede ai suoi ascoltatori, risultando un sano intrattenimento in chiave revival, appassionato e appassionante.
Old School Forever!