Recensione: Myths and Battles From the Paths Beyond
Thurs: direttamente dalla mitologia norrena, è l’equivalente della Runa Þurisaz il cui significato si può ritrovare nella parola “Jötunn”, cioè Gigante.
È una Runa che ha portato in sé tutti i misteri della antica scrittura segreta (in antico norreno, il sostantivo rún significava appunto “segreto”) e che più di ogni altra conserva tutto il mistero e il fascino di millenni di tradizioni e cultura scandinava.
Molto si è discusso sul significato di questa Runa: essa è legata indissolubilmente alle figure dei Giganti, stirpe in costante conflitto con gli Dei di Ásgarðr e, di fatto, la rappresentazione delle forze destabilizzatrici dell’universo, del pericolo imminente, del Kaos cosmico.
Essendo Runa così fortemente legata alla figura dei giganti, essa non poteva non essere rappresentante anche dell’antagonista per antonomasia dei discendenti di Ymir: l’Ase Thor. La lista si potrebbe fare davvero lunga (Anche il Dio Loki, in quanto Runa nefasta e portatrice di disordine, può essere accostato alla stessa fino a arrivare ad Odino, Padre di tutti, che usa Þurisaz come “spina del torpore” per addormentare la Valkyrja Brunilde rea d’aver dispensato morte sul campo di battaglia seguendo il suo stesso volere e non quello del Dio), quindi teniamo per buona l’interpretazione della Runa del kaos e delle forze incontrollabili che, come fiumi in piena, attraversano i nove mondi.
Un nome importante, insomma, per questa giovane band norvegese arrivata al tanto agognato album di debutto “Myths And Battles From The Paths Beyond”.
Nati nel 2005 nella città di Stavanger, nel sud della Norvegia, i Thurs propongono un Viking metal dalle marcate influenze melodiche.
Decisamente lontani dal buon vecchio viking infarcito di black e da folate di gelido vento del nord – anche se, in certi brevi frangenti, la band offre passaggi ‘blackeggianti’ quasi a voler dimostrare di poterlo (volendolo) suonare, i Thurs ci propongono un platter di otto canzoni ben strutturate e incastonate in una produzione decisamente all’altezza della release di un debutto in grande stile.
Un disco piacevole anche se, ad essere sinceri, i nostri non brillano sicuramente per originalità.
Il prodotto, per intenderci, è indubbiamente valido; ciononostante manca quel “mordente”, quel tratto distintivo ben marcato e preciso che rende riconoscibile un gruppo, soprattutto se si decide di intraprendere un viaggio in un genere, quello Viking per l’appunto, già saturo e ricco di band di qualità.
La strada giusta è stata intrapresa, ora tocca al quintetto capitanato dal cantante Draugr Skaldvard dare una decisa virata al Drakkar verso coste e villaggi grassi ed opulenti da saccheggiare. Il rischio, nemmeno troppo remoto, è quello di perdersi un po’ per strada, di arenarsi in una secca sabbiosa e di morire in balia di una nebbia fitta, fatta di massificazione e mediocrità.
Ad aprire troviamo i sette minuti abbondanti di “Raise Your Sword”, opener di forte impatto, deciso e veloce, adatto a introdurre l’ascoltatore nella proposta musicale dei norvegesi. Ruffiano nella melodica ripetitività, il brano è caratterizzato da un refrain di facile assimilazione che si imprime velocemente nella memoria. Numerosi cambi di ritmo, in cui va sottolineato il grande apporto delle due asce di Likskuggi e Blekkjesdrotten, rendono la canzone affascinante ed avvincente. Il brano passa agilmente da un parlato quasi recitato a ritmi più incalzanti e decisi rendendolo, di fatto, una delle migliori canzoni del disco.
A seguire il sentiero battuto ci pensa immediatamente “Nord For Åsgard”, canzone cadenzata e marziale che cerca di alzare un po’ il ritmo – sopratutto nella fase centrale del brano – con un po’ di vecchio e buon blast-beat ma incapace, di fatto, di regalare momenti particolarmente sussultori.
Passiamo senza troppa fatica attraverso “Trollbundet” e alle ‘crudeli canzoni della foresta’: “Skogens Grusomme Sang” e “Skogens Grusomme Sang del II”, brani discreti che di certo non fanno annoiare l’ascoltatore.
Alla lenta ed evocativa “Slaget”, (brano che assieme a “Nord For Åsgard” e “Skogens Grusomme Sang” ha visto la luce nel demo “Mot Nord” datato 2005) in cui il mid-tempo influenza gran parte dell’incedere, il compito di traghettarci attraverso la battaglia che si concluderà alla fine del disco. Spade, urla e fragori d’armi chiudono il brano ed aprono le porte all’ultima canzone proposta.
In “Utferd” i suoni di guerra continuano incessanti e violenti, scanditi da un laconico e suggestivo arpeggio di chitarra chiuso dalle dolci onde del mare.
Tirando le somme, il prodotto Thurs sembra avere tutte le carte in regola per poter dire la propria nella miriade di gruppi dediti a decantare miti e leggende di scandinava memoria.
La distinzione può, indubbiamente, portare al successo ed è solo questo distinguersi che sarà in grado di far uscire la band dall’underground. Trovare la giusta formula, che giace scritta lungo la corda tra le mani delle Norne, è il segreto non solo della musica, ma di tutta l’esistenza.
Certo è che, in questo, sta il succo della vita.
Peluso Daniele
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TRACKLIST:
1.Raise Your Sword
2.Nord For Åsgard
3.Trollbundet
4.Skogens Grusomme Sang
5.Skogens Grusomme Sang Del II
6.The Hunt
7.Slaget
8.Utferd