Recensione: Nation Divide
Pescando nel mare profondo della prima decade del Thrash Metal, tra i tanti, troviamo anche gli statunitensi Atrophy che, nati nel 1987 produssero due album: ‘Socialized Hate’ nel 1988 e ‘Violent by Nature’ nel 1990 e che nel 1993 si sciolsero.
Dopo un periodo di fermo di ben trentadue anni, nel 2015, seguendo il corso di tante band di quell’epoca, gli Atrophy si sono riformati con una lineup che vedeva il ritorno di tre musicisti originali (Brian Zimmerman alla voce, James Gulotta al basso e Tim Kelly alla batteria) più la new entry Casper Garrett alla chitarra.
Nel 2020, però, tra un cambio di musicista e l’altro, c’è stata una sorta di scissione: Brian Zimmerman ha lasciato la band per poi andare a collaborare, un anno dopo, con il chitarrista Mark Coglan, conservando il nome di Atrophy.
Sull’altro fronte, è stato reclutato il cantante Mike Niggl ed è stato cambiato il monicker, dando vita agli Scars Of Atrophy.
Tale nucleo ha dato di recente alle stampe ‘Nation Divide’, primo EP disponibile dal 18 giugno 2022.
Trattasi di un lavoro di quattro pezzi e della durata complessiva di poco superiore ad un quarto d’ora, che riesce giusto a farci fare conoscenza con questa band, che si dichiara antica ma che, nella realtà, è nuova, essendo solo Tim Kelly l’unico membro degli Atrophy della prima era.
E’ comunque una bella conoscenza: l’EP pesta da matti e crea una forte aspettativa.
Non ci proviamo neanche a parlare di novità: il loro è un Thrash dichiaratamente Vecchia Scuola, se dobbiamo citare dei riferimenti ce li possiamo mettere dentro un po’ tutti, dai Metallica, agli Exodus, agli Slayer, ecc. esclusa solo Cristina D’Avena, madrina di tutte le Old School!
Però c’è anche della personalità, manifestata principalmente attraverso i lunghi assoli di chitarra, distribuiti in abbondanza lungo tutte le canzoni secondo uno stile proprio, ricco di variabili.
La voce è carica di un odio oltre misura, anche se la dieta fatta di chiodi e carta vetro forse deve essere un po’ rivista per ampliare le estensioni, i riff sono efficaci e compatti, i cambi di velocità ben bilanciati senza mai perdite di potenza, le strofe sono violente, abrasive e strafottenti ed i refrain ricchi di buoni cori coinvolgenti, dimostrando che gli Scars of Atrophy sono soprattutto una band da palco.
La band picchia duro anche sui contenuti, affrontando il problema delle sparatorie nelle scuole, contestando i metodi di cura dello squilibrio mentale e le tante menzogne che ci vengono raccontate, chiedendosi il perché dell’attuale divisione della società.
Concludendo, Thrash così come deve essere: deciso, aggressivo e con uno scopo. Se ‘Nation Divide’ rappresenta la tempesta sonora che arriverà con il primo album degli Scars of Atrophy sarà meglio dotarci di un elmetto.