Recensione: National Trauma (哀郢)

Di Elisa Tonini - 20 Ottobre 2017 - 8:00
National Trauma (哀郢)
Etichetta:
Genere: Folk - Viking 
Anno: 2015
Nazione:
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80

Dalla Cina con furore ecco i folk/black/death metallers Black Kirin (黑麒麟). Formatasi nel 2013 i Black Kirin sono autori di diversi EP e singoli ma è nel dicembre del 2015 che la band rilascia il primo album intitolato National Trauma (哀郢), disco che è stato successivamente pubblicato nel 2016 in due edizioni distinte, l’una cantata in cinese e l’altra cantata in inglese. Ed è alla versione cinese del 2016 a cui si riferisce questa recensione. Il Kirin (o qilin) è una creatura della mitologia cinese e di altre culture dell’Asia Orientale simile ad una chimera ed è ritenuto un positivo presagio di prosperità o serenità. La musica dei “kirin neri” emozionalmente non è proprio il ritratto della serenità nel senso letterale del termine quanto piuttosto una proposta musicale di elementi sereni ed epici “avvolti” in una “veste” oscura.
 
National Trauma coniuga una cupa base black/death con rischiaranti melodie folk cinese ed elementi dell’opera cinese (opera di Pechino). Il risultato è un disco pieno di contrasti, dalle sonorità complesse, oscure, spettrali e violente come pure sonorità estremamente luminose e melodiche. Nella struttura delle tracce vi è “intessuto” un tripudio di arcani strumenti tradizionali come l’erhu, il guzheng, la pipa, ed altri strumenti a fiato ed a percussione. Gli strumenti tradizionali conferiscono spessore ed uno scintillìo vibrante e vivace ad ogni brano come pure un’aria fiabesca e mistica. Nella line up oltre a chitarra (due), basso, batteria e voce maschile figura かおり, cantante femminile che esegue nei brani del disco un acuto e tagliente cantato-recitato derivato dall’opera cinese, “interpretando” un personaggio chiamato Huadan (personificazione di una giovane e vivace fanciulla). La cantante dei Black Kirin con la sua particolarissima voce contribuisce a creare quella sensazione spiritata ed oscura come pure un’eccentrica vivacità e, assieme alla voce machile ora arcigna ora profonda, dona un avvincente e teatrale dinamismo.
Le canzoni di National Trauma potrebbero essere generalmente “divise” in tracce in cui domina il senso “epico” e tracce in cui domina un senso “furente, ritmi serrati”.
 
Le composizioni maggiormente epiche costituiscono buona parte del disco e sono fondamentalmente la parte più riuscita di National Trauma. Yellow River (黄河) , Death Contract (投名状), Eagle (无双) ed Horizon (彼岸) colpiscono per slancio avventuroso e grazia nelle melodie, senza dimenticare un animo combattivo e drammatico. In Yellow River prevale l’istintività ed una (relativa) immediatezza strutturale mentre in Death Contract l’istintività viene “moderata” da notevoli ed ardenti assoli di chitarra neoclassici e prog metal. Frraseggi solisti impreziosiscono elegantemente pure Eagle ed Horizon, ma mentre Eagle si fa notare per l’aria fiabesca e poetica, grazie anche agli interventi di un acuto strumento a fiato che la rende in un certo senso la traccia più solare di National Trauma, Horizon si mette in evidenza per un lirismo malinconico e nostalgico.
Tra tutte le tracce di National Trauma, Oh Soldier (女恨) è quella più melodica ed è anche il brano in cui la voce femminile è più presente. Oh Soldier ​è un tripudio di un’ epicità romantica, stato d’animo di cui sono intrisi gli intensi e leggeri cori.
Per quanto riguarda i brani più “furenti”, dai “ritmi serrati”, Break the Wall (启衅), Kamikaze Down (苍穹血), Vengeance (世仇​) e Legend and legacy (墨戈) sono senza compromessi, folli e minacciosi, senza comunque mai abbandonare una struttura complessa, ricca di sfumature ed un certo brio luminoso. Legend and Legacy si differenzia dal resto delle tracce per il fatto che che le sonorità brutali sono a tratti “intervallate” dall’abbondante uso di inquietanti e gelide atmosfere dall’aria gotica, spettrale ed eterea.
 
National Trauma pare evocare il dramma di una nazione tra le sue luci, i suoi sfarzi, la sua storia gloriosa ed epica, e le sue ombre, le sue miserie, i fatti più neri e misteriosi. Nelle sue note pare riflettervisi lo Ying e Yang, la luce non può fare a meno dell’ombra e viceversa. National Trauma è vera poesia tradotta in musica. Stilisticamente National Trauma si può  accostare a Takasago Army (高砂軍) ed a Bu-Tik (武徳) dei taiwanesi Chthonic (閃靈) per via del sound ricco, costituito da metal estremo unito ad uno spiccato gusto melodico e ad un abbondante uso di strumenti tradizionali, tuttavia i Black Kirin in questo disco hanno dato prova di avere un’identità ben precisa e riconoscibile. In National Trauma modernità ed antichità coesistono e creano una sensazione indefinita, senza tempo. Le vocals della cantante dal timbro acuto possono apparire magari stonate, strane e forse potrebbero costituire per l’occasionale ascoltatore un limite o addirittura un totale rifiuto all’ascolto del disco, ma il suo stile particolare contribuisce in modo rilevante al fascino spettrale e teatrale di National Trauma, un disco non di facilissima assimilazione ma che si rivela in tutta la sua bellezza ad ogni ascolto. I circa 60 minuti di musica scorrono fluidi dall’inizio alla fine ed i Black Kirin hanno dato prova di grande ispirazione, grande tecnica, notevole gusto melodico ed originalità. L’unico appunto che si potrebbe fare a National Trauma è il suono della batteria, forse a tratti un po’ troppo “limpido”, ma è un dettaglio. Caldamente consigliato l’ascolto della versione originale cinese, la più autentica e spontanea.
 
Elisa “SoulMysteries” Tonini

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