Recensione: Natural Born Rocker
Arriva un momento, nella vita di qualsiasi musicista, nel quale prevale un sentimento capace di spedire un ipotetico vaffa – bonario, ça va sans dire – a un po’ tutti quanti. Beninteso, col sorriso sulle labbra e privo di vera cattiveria, ma con la forza di un tornado. Già, perché dopo decenni passati in giro per lo Stivale a sbattersi praticamente in nome della sola passione è bello poter scrivere un disco per sé stessi, senza vincoli di sorta, discussioni fra colleghi, tira e molla con l’etichetta e tempi da rispettare.
Max Bronx, all’anagrafe Max Brogi, classe 1967, è una vecchia triglia del Metallo tricolore. Chitarrista, fondatore di quegli Shabby Trick che nel 1989 riscossero dei buoni consensi con Bad Ass prestò poi la propria opera prima agli Electric Funeral e poi agli heavy metaller Sabotage dei fratelli Caroli.
Dopo una carriera all’insegna dell’hard e dell’heavy è quindi alfin giunto il tempo per un disco solista che vede la luce in regime di autoproduzione, come da prassi ormai anche per band blasonate, nel momento in cui anch’esse vogliono – o non possono far altro per mancanza di alternative – tornare ai (bei?) tempi del do-it-yourself.
Natural Born Rocker è il titolo del cd griffato Max Bronx oggetto della recensione. Il prodotto si accompagna a un libretto di dodici pagine con tutti i testi, una bella foto di Brogi spaparanzato sul divano posto nella sua “tana” creativa fra chitarre varie, lp, un paio di bottiglie di Jack Daniel’s e un’Harley Davidson. Si chiude con le note tecniche di rito dalle quali si evince che Bronx ha per davvero curato tutto da sé, a partire dai testi, all’esecuzione, al missaggio, al mastering e per finire anche riguardo la produzione, operata presso i Bronx Studios di proprietà.
L’album solista di Max, di fatto il suo primo in carriera, consta di dieci pezzi per quarantaquattro minuti di fruizione. Hard Rock’n’Roll a briglie sciolte che proviene dall’anima e punta al cuore di chi si pone all’ascolto. Un ritorno alle radici, laddove iniziò il cammino della musica dura. La voce scolpita da lustri di vissuto di Max Bronx a far da contraltare a un insieme di brani trasudanti sudore, chilometri macinati, sonno perso, porte sbattute in faccia ma anche ovazioni on stage, grandi palcoscenici, polvere d’asfalto, odore di benzina e mani sporche di olio motore esausto. Illusioni, soddisfazioni e sconfitte racchiuse dentro due sole manciate di canzoni capaci di raffigurare un’intera esistenza dedicata alla musica robusta.
L’ugola di Max Bronx ricorda molto da vicino quella di Maurizio “Angus” Bidoli dei Fingernails, un altro protagonista assoluto della storia dell’Acciaio tricolore. Doveroso sottolineare il potenziale della struggente “What you Give is What you Get”, una ballata calda, semplice ma efficace, probabilmente l’highlight di Natural Born Rocker. Un album che parte da lontano, fortemente venato di blues (“Knock Me Down”), distante dalle iperproduzioni pompate odierne non poteva di certo farsi mancare dei pezzi in puro stile rock’n’roll, si veda alla voce “Bad Girl Shuffle” e ammiccamenti agli AC/DC del tempo che fu (“No More”, “She Rocks”). Mazzate garantite lungo “Panic”, a rimarcare l’anima (anche) heavy metal di Brogi.
It’s only rock’n’roll but I like it
Stefano “Steven Rich” Ricetti
Per info e prenotazioni scrivere e-mail a Max Bronx a questo indirizzo: max.bronx@alice.it