Recensione: Naturbål

Di Tiziano Marasco - 30 Giugno 2014 - 6:44
Naturbål
Band: Vintersorg
Etichetta:
Genere:
Anno: 2014
Nazione:
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81

Torna Andreas Hedlund, colui che non abbisogna di presentazione alcuna tanto le sue uscite sono ravvicinate, tra le file di un numero imprecisato di progetti. Solo a novembre il nostro si cimentava con la terza uscita dei Cronian, ora ha dato per già concluso il nuovo Waterclime prima ancora dell’uscita ufficiale della nuova prova di quella che è ad ogni effetto la sua band madre, natuarlmente Vintersorg. Vintersorg che, dopo una serie più o meno repentina di mutazioni, sembrano aver trovato una forma piuttosto stabile con Solens Rötter. Forma confermata nelle ultime tre uscite (in quattro anni) siccome nel contenuto concettuale delle medesime, dacché il nostro mr. V si è posto l’arduo compito di realizzare una tetralogia che lodi gli elementi, secondo la legge di gravità aristotelica. Prima fu la terra, elemento più greve, con Jordpuls, poi l’acqua con Orkan. Oggi divampa il fuoco di Naturbål.

Alla luce di quanto affermato dunque, da Naturbål non è lecito aspettarsi innovazioni stilistiche rispetto alla rotta intrapresa dal bardo di Skellefteå oramai sette anni or sono. Al contrario, sarà estremamente difficile aspettarsi cambiamenti anche dalla prossima uscita dei Vintersorg, vale a dire l’album che chiuderà la tetralogia trattando il più lieve degli elementi, l’aria. Con buona pace di chi rimpiange il Mr. V folle sperimentalista dell’era Cosmica, ma anche il Mr. V camaleonte che cambia volto ogni manciata d’anni. Per quello, facciamocene una ragione, dovremmo aspettare ancora un po’.

Va detto comunque che le prove dei Vintersorg all’interno di un medesimo cursus sonorum si mantengono diverse l’una dall’altra, così che album dominati da una stessa impostazione come Till Fjälls e Ödemarkens Son mantenevano una propria marcata identità. Parimenti anche gli ultimi arrivati, Jordpuls ed Orkan, mantenevano una forte impronta di carattere. Il primo rigoglioso di contrasti tra melodia e sfuriate black, il secondo molto più granitico e brumoso, un vero e proprio uragano sonoro, song di grande atmosfera, seppur più deboli dal punto di vista delle melodie. Questo Naturbål risulta chiaramente più prossimo al primo dei due. Ma, andando contro le aspettative che potevano far presupporre un vero e proprio incendio black, risulta essere al momento il disco più leggero di quelli appartenenti alla tetralogia.

Non tragga in inganno la strofa furiosa né il ritornello marziale di Lågornas Rov, brano eletto ad antipasto per l’ottava fatica dei nostri, nonché primo video ufficiale mai realizzato dai Vintersorg. Non tragga in inganno neppure l’olocausto sonoro che apre Ur aska och sot, opener dell’album. La vera natura di questo  album vi si dipanerà quando la opener giungerà al chorus per non parlare del break impreyiosito da voci femminili. Naturbål è un disco sorglisk, un disco dominato da melodie melancoliche. Certo, troverete growl e blast beat in tutte e nove le composizioni, pure il disco di fuoco si distingue per un gusto elegiaco (mentre Orkan era decisamente epico). Ritmiche erratiche ma non oppressive, linee vocali pulite che dominano la scena come non mai.

Queste impressioni verranno confermate ed esaltate da due canzoni come Överallt och Ingenstans, e Rymdens brinnande Öar (dove si segnalano nuove voci femminili), due pezzi di caratura elevatissima, improntati al contrasto tra la base sonora caratteristicamente black/viking e parti in clean decisamente introspettive, con linee vocali da brividi, come da tradizione per Mr. Hedlund. Completano la prima metà la spettacolare En blixt från klar himmel, ancora ricca di contrasti e di clean da favola, oltre al già citato brano di presentazione, Lågornas Rov.

Nella seconda parte torna, in maniera evidente, una caratteristica chiave del sound Vintersorganico, vale a dire l’utilizzo di riff presenti in altri album. Se però è difficile notare che Överallt och Ingenstans sia aperta dal medesimo arpeggio di Svälltvinter, è evidente è Natten visste vad skymningen såg si basa su una medesima strofa presente in Stjärndrykan. Stesso discorso per la prima parte di Urdamåne che riprende, seppure in veste completamente diversa, la melodia di Urvadersfange. La cosa non pregiudica la qualità delle canzoni (Hedlund fa cose di questo tipo anche nei Waterclime). Può pertanto accadere che una parte del fascino di queste due canzoni venga perso per un senso di già sentito. Nessun dubbio invece su Elddraken e sulla drammaticità conclusiva di Själ i flamma, altro pezzo che conferma i Vintersorg tra le migliori realtà Viking in circolazione.

Naturbål insomma, per quanto vada inquadrato nel più ampio contesto della tetralogia, conferma le qualità e le caratteristiche di un gruppo (gli assoli di Mattias Marklund si sentono meno di un tempo, ma ci sono ancora) che sembra aver trovato un giusto mezzo, con un sound decisamente più orientato alla produzione degli inizi, ma più maturo ed equilibrato. Un disco che esalta le virtù compositive e le clean dell’ormai incipientemente brizzolato Hedlund, rare volte così spirato, a dispetto di una carriera quasi ventennale.

Tiziano Vlkodlak Marasco

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