Recensione: Nebula

Di Alessandro Calvi - 3 Marzo 2007 - 0:00
Nebula
Band: Winterhorde
Etichetta:
Genere:
Anno: 2007
Nazione:
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78

I Winterhorde nascono in Israele nel 1998 con il nome di Autumn Palace, ma è solo con l’avvento del nuovo millennio, il cambio nel nome attuale e una nuova line-up che la band comincia finalmente a farsi notare. Gli basta poco: un cd registrato dal vivo durante un concerto distribuito ai propri fan, un demo di 4 tracce, e ben presto i nostri si trovano a suonare al fianco di nomi come i Dark Tranquillity e a esordire con questo “Nebula”.

Chi dovesse però pensare che la gavetta fatta sia stata troppo poca, dovrebbe prima dare un ascolto a questo disco. I Winterhorde confezionano infatti un esordio con i fiocchi da cui emerge sia una grande maturità che una personalità ben definita. Il genere in cui si cimentano è un black melodico con vari sprazzi sinfonici e qualche momento quasi atmosferico, nulla di particolarmente nuovo od originale, ma il modo in cui tutti questi ingredienti son stati cucinati, fa capire la classe di questi ragazzi.
Si comincia dalla titletrack: una semplice intro che mescola voci sussurrate in growl e suoni campionati con effetti elettronici che ci conduce fino a “The Fall of Angelic Dominion”, brano che parte subito veloce con una batteria indiavolata e riffoni di chitarra che lasciano il segno. L’aggressività c’è, così come l’impatto sonoro, ma la melodia non è mai dimenticata. Le tastiere compaiono a dare maggiore spessore al pezzo solo verso la metà insieme ai cori di voci femminili, tutti tenuti comunque sempre in un discreto secondo piano.
Parte più epica rispolverando subito le tastiere e i cori femminili, la terza “The Earth is an Altar”, che comunque si mantiene sugli stessi toni di velocità e melodia espressi dalla precedente. Tocca quindi a un intermezzo strumentale intitolato “Propaganda”: un misto composto da suoni di guerra campionati e un delicato sottofondo musicale che non avrebbe sfigurato in un film come “Schindler’s List”.
Si riprende a pigiare sull’acceleratore con “Hate Parade”,uno dei brani più veloci e aggressivi del lotto. Di tutt’altro ritmo invece la successiva “I Am Sin”, traccia quasi al limite del doom, che presenta una cadenza molto più lenta e vari passaggi molto riflessivi e d’atmosfera. Si fa notare anche “An Ode to Man” per i suoi vari e ampi squarci sinfonici di pregevolissima fattura, così come per l’uso della voce pulita maschile che finora non era mai stata utilizzata.
Ci avviciniamo alla fine con “Snowfall”, ultima canzone dell’album che riprende un po’ lo spirito dei primi brani del disco prima della chiusura demandata alla lunga strumentale “Post Apocalypse Morning” a base di orchestrazioni e suoni campionati. La melodia intriga e cattura fino a che sfocia ed esplode nella bonus-track “War of One”: song velocissima e violentissima con passaggi assolutamente devastanti.

Le pecche son veramente poche e nella maggior parte dei casi passano anche inosservate. Quella che quasi sicuramente è stata una scelta della band, ma che invece disturba un po’ di più è il suono della batteria che in più di un punto appare affidata senza mezzi termini a una drum-machine. L’uso di un batterista umano avrebbe probabilmente rallentato il suono dello strumento in quei punti, ma gli avrebbe dato sicuramente un impatto molto diverso sul sound complessivo dei brani.

I Winterhorde realizzano un disco di debutto assolutamente degno di nota. Le composizioni denotano grande maturità e un’abilità nel songwriting da tenere d’occhio, risultando al tempo stesso molto complesse e, allo stesso tempo, sempre orecchiabili. Dopo un esordio di questo livello possiamo solo sperare che questi israeliani tengano fede a quanto fatto sentire e sappiano ripetersi e migliorarsi sempre più in futuro.

Tracklist:
01 Nebula: The Ultimate Redemption (prologue)
02 The Fall of Angelic Dominion
03 The Earth is an Altar
04 Propaganda (intermezzo)
05 Hate Parade
06 I Am Sin
07 An Ode to Man
08 Snowfall
09 Post Apocalypse Morning (epilogue)
10 War of One (bonus)

Alex “Engash-Krul” Calvi

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