Recensione: Necare
Con il trattato di Vestfalia, nel 1648, si pose definitivamente fine alle ostilità tra Francia e Spagna, sancendo la facoltà di ogni Stato di essere riconosciuto in quanto tale a prescindere dal credo religioso ufficialmente riconosciuto dai singoli sovrani: il quartetto del posto, gli MHNG, prendono alla lettera questa libertà manifestando con la proverbiale teutonica durezza la loro fede al signore degli inferi. Questo tramite la loro (giovane) carriera discografica, che vede aggiungersi il secondo tassello dopo il buon “Mundare” del 2021, ovvero “Necare” – rimanendo nel leitmotiv dell’infinito presente come titolo del disco. A differenza di quanto si potrebbe intuire da quello che proprio gli spagnoli definirebbero un “falso amigo”, “Necare” non significa smentire con forza, ma piuttosto uccidere, facendo seguito al concetto di “pulizia totale” (intesa come sterminio) di “Mundare”. In questa a dir poco macabra cornice si esprime il disco di thrash/black metal dei nostri, pubblicato tramite l’etichetta Immortal Frost Records.
Il disco si apre con “The First Sacrifice”, un brano divertente e trascinante, che però sa prendersi i suoi momenti di riflessione, caratterizzato da un abbastanza inaspettato assolo finale che chiude molto bene la composizione. In linea generale questo pezzo riassume la filosofia del disco: riff ben scanditi, buona velocità, ascolto senza troppe pretese ma neanche da garage dopo scuola. Caratteristiche queste riscontrabili infatti in più o meno tutti i brani presenti, ad eccezione di “Lucifer’s Claim”, pezzo che inizialmente sembra più lento, ma pian piano cresce; più black metal strettamente inteso, più ragionato e di qualità rispetto agli altri. Altra menzione d’onore può essere sicuramente “Blessed by My Hand”, con ritmiche più pestate, a dare un minimo di varietà ad una proposta che si sforza di mantenere alto l’interesse pur essendo un po’ vincolata dalla sua stessa natura.
In definitiva il giudizio non può che essere positivo: l’album non ha reali difetti, ed è suonato e mixato bene. L’unica componente che porta dei malus è intrinseca al genere di appartenenza. Fare un disco Thrash/Black fatto bene non è cosa da poco, fare un lavoro eccezionale è ancora più difficile. Qui siamo al sicuro, non si sta sotto terra, ma nemmeno nell’alto dei cieli. O forse dovremmo dire l’opposto?