Recensione: Necrocannibal Rites
Non potrei giurare sulla sanità mentale dei Bowel Stew ma posso garantire la qualità di questo loro primo full-lenght… Come mio solito in questi casi, specifico chiaramente che ogni mio giudizio su questo lavoro va letto nell’ottica del genere, in questo caso brutalgore della fattispecie più marcia tra quelle pensabili.
Se gli storici Gut potevano lasciarci degli eredi direi che l’hanno fatto, visto che a quanto pare i nostri si ispirano parecchio a quel filone, provocatorio in ogni aspetto e non solo musicalmente. Unite alla cattiveria abbiamo anche forti dosi di ironia, cosa che aiuta parecchio a digerire il cd. Se ai primi ascolti vi sembrerà di essere di fronte ad una continua copia della stessa idea, vi assicuro che prolungare gli ascolti basterà da sè a smentirvi. Nella confusione delle tracce ci sono sicuramente quegli episodi che vi colpiranno particolarmente.
Bellissima la produzione, che mette in luce il lavoro di batteria minimale ma mortale, e allo stesso tempo lascia spazio ad un riffing assolutamente azzeccato. Devastante anche la voce, filtrata al punto da sembrare totalmente inumana, e ancora una volta chiara eredità della scena porno-grind più spinta. Tutto comunque concorre a regalare la giusta e sacrosanta dose di potenza, che troppo spesso viene meno nei prodotti estremi di un certo tipo, senza per questo oscurare un songwriting che non è assolutamente secondario o banale.
Attualmente fatico parecchio a trovare dei possibili punti di riferimento per fare un paragone, se non forse i Cock And Ball Torture del primo periodo. Da qui a dire che i Bowel Stew abbiano personalità da vendere ce ne passa, ma questo è abbastanza scontato visto il genere; tuttavia grazie a Necrocannibal Rites possono vantarsi di aver costruito un proprio suono e di avere uno stile che lega tutte le canzoni senza per questo renderle una massa amorfa. Sicuramente in tale senso possono insegnare qualcosa a nomi ben più famosi ed affermati…
Di fatto è comunque l’estremismo sonoro ciò su cui puntano fortemente con queste tracce, e la scommessa è vinta; la produzione così pulita sembra contrastare a tratti con l’approccio vecchio stampo, ma nella scelta obbligata tra prediligere potenza o il ricreare il classico feeling underground penso abbiano fatto benissimo a optare per la prima. In tale modo ci hanno consegnato un lavoro magari non unico, ma sicuramente di spicco per i suoi intenti.
Anche nel settore più estremo a quanto pare l’Italia ha trovato qualcuno che abbia le carte in regola per competere a livello internazionale. Anzi, qualcuno che abbia le palle per mettersi in gioco in tale senso… A tutti gli amanti dell’estremo consiglio di tentare l’approccio con Necrocannibal Rites, un motivo di vanto e di affermazione di un gruppo che apre in maniera dignitosa la propria “discografia ufficiale”. Concedetemi in chiusura un personale “in bocca al lupo”.
Matteo Bovio