Recensione: Necrokvlt Archeochaospere
Gustoso anzi no putrefatto recupero da parte della nostrana Terror From Hell Records, “Necrokvlt Archeochaospere” è il secondo full-length dei transalpini Morgon, uscito in forma autoprodotta nell’agosto di due anni fa.
Una riesumazione assolutamente in linea con i gusti più moderni degli appassionati dell’underground, rivolti in direzione di sound minimali, scarni, grezzi all’inverosimile; che spingono il death indietro nel tempo sino alle origini, ubicate temporalmente nella seconda metà degli anni ottanta. Quando, estremizzando il concetto per farlo assimilare con più semplicità, anche ciò che oggi è definito ‘old school’ doveva ancora comparire all’orizzonte degli eventi.
La formazione francese ha comunque attraversato più di un genere da quando, nel 2006, è stata fondata da Komodo e Fryderyk-Rod: death, doom e black per confluire nuovamente, e definitivamente almeno per quanto riguarda le ultimissime produzioni, nel death. Definito, dalla band stessa, ‘saurian death metal’. Una configurazione stilistica che si è assestata nel 2009 con l’ingresso nella line-up del terzo figuro: Einheri alla batteria.
La primigenia predilezione per l’Era dei Sauri, tuttavia, è rimasta intatta, giacché il sound di “Necrokvlt Archeochaospere” – la cui cover peraltro rammenta riflessi di Voivod arcaici – è incredibilmente involuto in sé. Come se fosse racchiuso in una bolla impermeabile allo scorrere del tempo e delle innovazioni tecnologiche che esso si porta appresso. Prova ne è che Komodo e Fryderyk-Rod, quando hanno inciso i primi tentativi su demo, sono saliti in alta montagna privandosi così di qualsiasi aiuto elettronico anzi ricorrendo a basilari quanto elementari componenti elettrici. Il tutto, per conferire al progetto Morgon un’aurea d’impenetrabile rigore per le forme più criptiche e orrorifiche che una tipologia musicale come il death metal riesca a plasmare grazie a massicce e nodose mani neandertaliane.
Operando in tal modo, il trio d’oltralpe è senz’altro riuscito a creare un sound parecchio originale, avendolo trasportato con tale determinazione ed efficacia indietro nel tempo. Anche le produzioni più minimali, insomma, quasi fanno bella figura di sé se paragonate a quella di “Necrokvlt Archeochaospere”.
Al momento, o meglio all’epoca della realizzazione del platter, i Morgon paiono tuttavia ancora un po’ intrappolati dal loro stesso modus operandi. Una modalità, cioè, che porta a vanificare – anche se non in maniera eccessiva – l’ulteriore sforzo che essi hanno compiuto per scrivere dei brani adeguati alla bisogna o meglio ai lustri di una distribuzione ufficiale (peraltro ben curata dal punto di vista grafico). I minuti generati dal trio sotto forma di canzoni sono ben settantatré, ma anche a passare molte ore in compagnia del CD riesce complicato mettere assieme i pur buoni tentativi di differenziare le varie song che, al contrario, tendono a uniformarsi, seppure senza raggiungere la monotonia di chi non ha alcuna idea che gira per la testa.
Un disco riuscito a metà, quindi. Idee per nulla scontate che cozzano con un songwriting forse paradossalmente troppo evoluto rispetto al sound, e che quindi affoga in esso.
Interessante esperimento da tenere d’occhio, comunque.
Daniele “dani66” D’Adamo