Recensione: Necrophaze
Il Duke Of Spook è tornato dall’oltretomba, insieme ai suoi ghouls, con il nuovo, eccellente “Necrophaze”, un album che nasce fortemente influenzato dagli eventi terroristici, della vita reale di Wednesday 13 stesso, più storici serial killer e la classica ispirazione presa dai film horror degli anni ’80. La copertina non a caso mostra un chiaro spettro horror con un’atmosfera da fumetto “Creepshow” per la versione LP e qualcosa di simile a “The Fog” di John Carpenter per il CD.
Wednesday ci accompagna attraverso lo sviluppo del personaggio e della storia di “Necrophaze“:
“La titletrack non è solo un’introduzione al personaggio, ma alle terrificanti circostanze della paralisi del sonno. Ti lascia non solo incapace di muoverti, ma incapace di proteggerti dalle “persone ombra” che si affollano intorno a te, queste figure non si limitano a librarsi e spaventarti, ma ti risucchiano l’anima e impiantano una foschia malvagia nel abisso che rimane.”
Insomma, il viatico perfetto per i nuovi incubi realizzati dal nostro, che ha chiamato nientemeno lo zio Alice Cooper a registrare lo spot dell’intro, come un novello zio Tibia che presenta una pellicola horror.
Dopo la titletrack davvero tenebrosa, scatta la dose di ironia che l’ex Murderdolls non si fa mai mancare, ovvero “Bring Your Own Blood (BYOB)” chiaramente un gioco di parole per sfottere le classiche feste in casa per adolescenti che troviamo in ogni film horror degli anni ’80, e che immancabilmente finiscono male…
Si parla anche di killer, dicevamo, e uno dei più famosi al mondo e sfruttati in campo musicale è “Zodiac”, qui narrato in un perfetto pezzo creepy, alla Rob Zombie (di cui Wednesday 13 oggi è il miglior discepolo), ossessivo nel refrain, condotto con crudeltà dalla voce beffarda del cantante, e incalzante nei riff. Belle anche la voce presa da un notiziario che ripete “Zodiac Killer”…
La bomba del disco è “Monster”, che alza il ritmo creando un anthem heavy rock perfetto per trascinare il pubblico dal vivo grazie a una melodia azzeccata e un refrain da ballare, oltre che cantare. C’è la nostra Cristina Scabbia a fare da corista (ehm) sottopelle a Wednesday, ma la sua voce è un po’ troppo filtrata, oppure volutamente schiacciata per rendersi smorfiosa. Non una grande apparizione la sua, ma il pezzo funziona da sé, impreziosito da un ottimo assolo. Uno di quei pezzi che si prestano per l’ascolto multiplo senza mai stancare.
Il primo singolo “Decompose“, inizialmente è stato scritto dal batterista Kyle Castronovo, è un altro anthem accattivante che parte dall’idea “So che sei morto, ma vorrei lo fossi ancora di più.” Una traccia dura, giocata su una struttura semplice: riff incalzante, synth che elabora una melodia sinistra ma da presa, strofa condotta con mistero e cattiveria, e refrain perfettamente rock.
Questo è il primo album dove Wednesday 13 si avvale pienamente degli spot prima delle tracce, e quello meglio riuscito, che davvero mette i brividi, vede protagonista la voce narrante di Jeff Clayton, membro delle leggendarie band punk Antisenn e Murder Junkies di GG Allin. Una voce tremebonda che racconta una storia di sangue fino a quel momento restata nascosta, sopra rintocchi di pianoforte oscuri. Il tutto poco prima di “Hearse”, traccia midtempo da tunnel dell’orrore e ricordi di Ed Wood…
Un tunnel che prosegue con altre ottime composizioni, come “Tie Me A Noose”, che ha l’assolo migliore del disco, con una melodia lugubre che scorre lungo la chitarra, e il pezzo è un altro atto di fedeltà del Duca all’horror inteso come atmosfera, sentore che qualcosa di malvagio è nascosto dietro l’angolo in attesa…
“Necrophaze” scorre che è un piacere, la capacità di Wednesday 13 di combinare il suo spooky show con l’hard rock si è affinata nel tempo, e oggi raggiunge l’apice della maturità stilistica e compositiva. Impossibile infatti non farsi prendere da un numero come “Life Will Kill Us All”, altro anthem di sicuro successo, anche se lo immaginiamo suonato in un cimitero.
E l’animo hard rock che permea tutto “Necrophaze” trova ampia conferma nella cover conclusiva, quella “Animal (Fuck Like A Beast)“ già hit degli W.A.S.P. e qui riportata alla non-vita con l’apporto di Alexi Laiho (Children Of Bodom).
Un album da ascoltare senza esitazioni, da inserire nella propria collezione per ascoltarlo ogni volta che si ha una serata no, o la si vuole passare con del sano intrattenimento. Un po’ come quando inserivamo le nostre VHS di Venerdì 13 nel video registratore. Ecco, inserite il CD di Wednesday 13 e l’effetto è garantito.
Simone Volponi