Recensione: Necropolis Transparent
Teoricamente si tratterebbe di grindcore, tuttavia tale definizione appare per lo meno riduttiva, una volta appioppata ai britannici Lock Up. I Lock Up sono autori, sì, di una mostruosa struttura fabbricata, in primis, con quanto stabilito dai dettami del genere anzidetto; architettura appesantita, però, da orride ramificazioni concimate con abbondanti dosi di old school death metal, di black, di hardcore punk e, immancabilmente, di thrash. Un sound complesso, adulto e davvero esplosivo che ben si armonizza con temi che trattano di avidità, corruzione, rabbia e frustrazione.
E, di ciò, non c’è da stupirsene, poiché i Lock Up sono uno di quei gruppi pieni zeppi di talento artistico (è sufficiente scorrere i curriculum dei membri, all’uopo…) che, per un motivo o per l’altro, non sono riusciti a bucare la scena internazionale. Bastano solo due nomi per comprendere con che razza di musicisti si ha a che fare: Nicholas Barker (Ancient, Sadistic Intent, ex-Catalepsy, ex-Monolith, ex-Atrocity, ex-Brujeria, ex-Cradle Of Filth, ex-Dimmu Borgir, ex-Leaves’ Eyes) e Shane Embury (Napalm Death, ex-Unseen Terror, ex-Warhammer) che, nel 1998, hanno dato i natali alla band in quel di Birmingham. Barker ed Embury i quali, insieme al chitarrista Jesse Pintado (Napalm Death), scomparso nel 2006, hanno avuto modo di stampare due full-length (“Pleasures Pave Sewers”, 1999; “Hate Breeds Suffering”, 2002) prima del tragico stop. Ora, con il nuovo axe-man Anton Reisenegger (Criminal, Inner Sanctum, Pentagram, ex-Fallout) e il fedele Tomas Lindberg (At The Gates, ex-Grotesque, ex-Infestation, ex-Nightrage, ex-The Crown), ci riprovano. E ci riprovano per bene con la realizzazione di un nuovo album sotto Nuclear Blast Records, “Necropolis Transparent”, registrato presso gli HVR Studios di Ipswich con la produzione di Danny Biggin (Criminal) e il missaggio dell’ormai leggendario Andy Sneap (Sabbat, Megadeth, Arch Enemy, Testament, Kreator, Nevermore, …).
Questo bagaglio tecnico/artistico e umano, e anche la tensione accumulata in questi anni irti di difficoltà, alla fine rendono vivo un CD che sprizza furia da ogni solco, pieno sino all’orlo di rabbia ferina foriera della devastazione sonora più assoluta. Senza il minimo preavviso, in modo crudo e diretto, “Brethren Of The Pentagram” fa da incipit a sedici canzoni violentissime. Brevi, dirette, cattive. Un’aggressione continua, un assalto all’arma bianca. Un coacervo di riff al fulmicotone, potente e ringhiante come la poderosa sezione ritmica, fa da base a una muraglia di suono a tratti addirittura esagerata; nella quale, apparentemente, regna il caos strisciante. Tale sensazione di vertigine (“The Embodiment Of Paradox And Chaos”) non è dovuta a una mancanza di precisione esecutiva o a una confusione compositiva, bensì – al contrario – è frutto della somma di una non comune abilità tecnica e di una marcata lucidità nella delicata fase del songwriting. Il rapido susseguirsi dei brani non porta a soluzioni di continuità sia nella solidità del sound, sia nello stile della scrittura musicale. Sintomo evidente, questo, di una maturità artistica raggiunta da tempo, e mai venuta meno nel corso degli anni. Lindberg e i suoi compagni sono gente del mestiere, ricca di esperienza e di cultura metallica e, infatti, “Necropolis Transparent”, nella sua apparente semplicità strutturale, induce, quasi senza accorgersene, a ripetere gli ascolti sin quasi allo sfinimento fisico (“Rage Incarnate Reborn”). D’altro canto, i Nostri non perdono certo energie nel tentare strade alternative a quello che è un vero terremoto acustico ma poco di più, in termini di evoluzione armonica; con conseguente possibiltà di concentrarsi solo per alimentare la forza del loro impatto frontale. Autentici massacri timpanici come “Stygian Reverberations”, “Roar Of A Thousand Throats” o “Infiltrate And Destroy” sono lì, a dimostrarlo: lo stato di trance da iper-velocità è stato raggiunto!
“Necropolis Transparent” non è un capolavoro e non inventa nulla: tutto quanto, in materia, è già stato scritto. Tuttavia, in questo momento, sono ben pochi gli ensemble (Anaal Nathrakh?) capaci di raggiungere con la massima lucidità livelli così spinti in termini di brutalità musicale, sì da raggiungere una sorta di mirabile parossismo sonoro.
Daniele “dani66” D’Adamo
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Track-list:
1. Brethren Of The Pentagram 1:36
2. Accelerated Mutation 1:36
3. The Embodiment Of Paradox And Chaos 1:51
4. Necropolis Transparent 1:56
5. Parasite Drama 3:00
6. Anvil Of Flesh 2:25
7. Rage Incarnate Reborn 3:10
8. Unseen Enemy 2:19
9. Stygian Reverberations 2:13
10. Life Of Devastation 2:29
11. Roar Of A Thousand Throats 2:08
12. Infiltrate And Destroy 2:38
13. Discharge The Fear 3:40
14. Vomiting Evil 2:34
15. Stigmatyr (Bonus Track) 1:51
16. Through The Eyes Of My Shadow Self 2:23
17. Tartarus (Instrumental) 3:19
All tracks 41 min. ca.
Line-up:
Tomas Lindberg – Vocals
Anton Reisenegger – Guitars
Shane Embury – Bass
Nicholas Barker – Drums