Recensione: Necropolìtica
Il libretto interno dei CD, o booklet se vogliamo dirla all’inglese, ha sempre garantito numerosi vantaggi all’appassionato collezionista di copie fisiche. Là dove non si tratta di un semplice foglio piegato in due con tracklist, formazione e pochi altri dati, il libretto contribuisce senza dubbio ad arricchire il valore di un album. Oltre ai testi delle canzoni e alle immagini dei membri della band, più o meno vietate ai minori, spesso vi si trovano indicazioni molto utili per inquadrare il contesto storico e culturale in cui il disco è stato prodotto. Tra le tante informazioni penso, ad esempio, ai lunghi elenchi di ringraziamenti a gruppi e musicisti che gli artisti inserivano, e inseriscono tuttora, nelle ultime pagine dei booklet. Erano gli anni ’90, ero ancora un pischello, ma sospettavo già come queste ‘citazioni’ (leggasi: annunci pubblicitari) potessero non essere completamente farina del sacco dei vari musicisti…poco male, mi dicevo, per accrescere la mia cultura musicale tutto fa brodo. In un’epoca in cui Internet praticamente non esisteva, d’altronde, allargare il proprio campo di ascolti era difficoltoso: le riviste specializzate avevano un costo che, seppur basso, andava comunque a colpire le giacenze dei nostri piccoli salvadanai, rendendo arduo raggiungere le somme necessarie per portarsi a casa i dischi di Iron Maiden, Pantera, Sepultura e compagnia bella. Ecco, parlando dei Sepultura: quando acquistai la mia copia del CD di “Chaos A.D”, rigorosamente di seconda mano, lessi per la prima volta tra i vari ringraziamenti il monicker Ratos De Porão. Non era così semplice passare dal pensiero all’azione in quel periodo…come accennavo poco fa, il Web non era ancora alla portata di tutti e dovetti faticare non poco per rintracciare le canzoni di questi mitologici e arrabbiatissimi musicisti brasiliani. Il premio che ricavai da quest’impegno valse però tutti gli sforzi fatti per reperire la loro musica: grazie ai Ratos De Porão capii che l’Hardcore era cosa buona e giusta, oltretutto non poi così distante dal Thrash Metal che tanto amavo. Anzi, con il tempo scoprii che i Ratos De Porão rientravano a pieno titolo in quella corrente spesso denominata Crossover Thrash, che annovera nelle sue fila combo storici come Cryptic Slaughter, Stormtroopers of Death, D.R.I.,…tanto per citarne qualcuno. A dirla tutta, però, i discorsi riguardanti differenze e somiglianze fra Thrash Metal, Hardcore e Crossover poco mi interessavano negli anni ’90 e poco mi interessano nel 2022; ciò che mi preme sottolineare è che i Ratos De Porão, ormai da quasi 40 anni, assicurano ai fans una grande abbuffata di contenuti estremi, sia dal punto di vista della violenza sonora che della denuncia sociale.
Con “Necropolìtica” il quartetto brasiliano non si smentisce, continuando a seguire il percorso intrapreso con“Homem Inimigo Do Homem” del 2006 e portato avanti con il penultimo “Sèculo Sinistro”, pubblicato nel ‘lontano’ 2014. I fans del Crossover più oltranzista infatti possono stare tranquilli: i Ratos De Porão hanno messo da parte le velleità Grind e certe ‘sperimentazioni’ Nu Metal di“Carniceria Tropical” del 1997, dimenticando anche le curiose esplorazioni in campo Hip Hop della title track di “Onisciente Coletivo”, datato 2002. In buona sostanza i tempi sono di nuovo cambiati: esattamente come la Storia, che ultimamente sembra tornare indietro ad un’epoca di Guerre Fredde e bipolarismo planetario, anche la musica dei Ratos De Porão torna ad affidarsi alle care, vecchie sonorità Hardcore/Thrash old school. Pensiamo anche solo alla copertina di “Necropolìtica”: dopo gli eccessi gore di “Guerra Civil Canibal” e le ‘vignette satiriche’ di “Brasil” e “Anarkophobia” l’artwork di “Necropolìtica” ci getta di botto negli anni ‘70 dei Black Sabbath, con un’illustrazione che pare una specie di versione riveduta e corretta della cover del classico “Sabbath Bloody Sabbath”. I mostri generati dal sonno della ragione nel disco dei Black Sabbath diventano molto più pericolosi e orribili nel 2022: un titolo come “Necropolìtica”, soprattutto in un periodo in cui i vecchi fantasmi geopolitici ritornano a farsi sentire, è adattissimo per descrivere la necrosi della classe politica internazionale contemporanea, sempre più imbambolata e smarrita di fronte alle crisi globali e incapace di guardare a un futuro di prosperità per tutti gli esseri umani. Il titolo del disco, a voler ben guardare, arriva direttamente da un saggio scritto dal filosofo camerunense Achille Mbembe, intitolato per l’appunto ‘Necropolitica’ (Ombre Corte, 2016), in cui si teorizza come il potere politico e la sovranità, negli ultimi decenni, consistano principalmente nell’affinamento di un’agghiacciante capacità di decidere chi può vivere e chi può morire. A partire dallo schiavismo per arrivare alla shoah, il libro di Mbembe fornisce terreno fertile ai nostri Ratos De Porão per infiammare la critica verso le scelte fatte dal governo brasiliano durante l’impatto pandemico: pur senza comprendere appieno il Portoghese, non si deve andare troppo lontano per intuire di cosa parlino certi testi di “Necropolìtica”. Titoli di brani come “Entubado” e “Aglomeração” (folla) parlano chiaro: volendo citare uno dei molti passaggi espliciti della rabbiosa canzone “Aglomeração”, scelgo senza dubbio questo verso, squisitamente sacrilego e provocatorio: ‘Jesus te protege na aglomeração…sem máscara!’ (Gesù ti protegge nella folla…senza mascherina!).
Si può inoltre leggere facilmente tra le righe per capire chi sia la persona, o il presidente, a cui è dedicata “Neonazi Gratiluz”: un ‘arrogante guru della morte, Neonazi gratuito senza vaccino’ impegnato a remare contro il Ministero della Salute brasiliano. Così come non la mandano certo a dire con i testi, i Ratos De Porão musicalmente danno libero sfogo alla loro quarantennale incazzatura, rendendo impossibile per l’ascoltatore opporsi alla voglia di scapocciare furiosamente e di distruggere tutto ciò che intralcia un così irresistibile headbanging. C’è anche spazio per episodi relativamente tranquilli come “Passa Pano Pra Elite” e “O Vira Lata”: in questi rari momenti i Ratos De Porão abbassano i BPM, concedendo agli ascoltatori un po’ di tregua dall’assalto sonoro portato avanti da mazzate come “Alerta Antifascista” e “G.D.O.”. In particolare, i brani “Entubado”, la title track e la devastante “Aglomeração” dovrebbero per legge far parte delle playlist di tutte le persone oppresse dalla povertà, minacciate dalla guerra o semplicemente mortificate dalle scelte scellerate dei loro governanti: l’ascolto di “Necropolìtica” non risolverà i loro problemi ma di sicuro ne aiuterà la metabolizzazione. Abbiamo aspettato 8 anni per rivedere i Ratos De Porão all’opera, ma ben vengano le lunghe attese se la qualità della loro musica continua a mantenersi su livelli così alti. Il disco nella sua interezza dura poco più di 31 minuti: tanto basta a João Gordo e soci per scatenarsi nei nostri impianti HI-FI e dare un bello scossone alle nostre vite, lasciandoci con la voglia di ripetere l’esperienza più volte, almeno fino a quando parenti e/o vicini di casa non ci imploreranno di abbassare il volume…buon ascolto a tutti!