Recensione: NekroFvneral
Disco di debutto per i Vomitheist che, con “NekroFvneral”, danno il via a una carriera discografica improntata su un’interpretazione totalmente intransigente dell’old school death metal.
Old school puro, si direbbe enciclopedico, quasi un viatico per mostrare ai neofiti il significato di un sottogenere del death metal che si ostina a non scomparire, anzi. Il death stesso, come si sa, annovera una miriadi di contaminazioni tale da farne un oggetto dinamico nel suo cammino evolutivo (blackened, symphonic, melodic, ecc.). L’aspetto se si vuole più rozzo è guarda caso proprio quello della vecchia scuola che, come una calamita, attrae quasi misteriosamente le nuove generazioni. Curiose e affamate di fagocitare uno stile che fonda le sue radici nei primi anni degli anni ’90 (Dismember, Entombed, Unleashed, ecc.).
Un’ortodossia tipologia, quella appena descritta, cui si appoggia al 100% il combo svizzero. L’LP dura quarantaquattro minuti circa, durante i quali l’aderenza allo stile di cui trattasi è completa, assoluta. Malgrado siano parecchi, coloro che si cimentano a detto stile, pochi mostrano una ferrea determinazione come i Nostri, completamente dediti alla loro idea musicale grazie a una passione che non ha confini.
Anche il soggetto dei testi è adeso alla cultura old school. Quindi putrefazioni, colamenti di liquidi derivanti da decomposizione di corpi umani e tante altre chicche disgustose che sono all’ordine del giorno. Anche in questo caso si tratta di rispettare quanto più possibile i dettami natii relativi alle tematiche da mettere su disco, tuttavia si tratta di un’operazione trita e ritrita, noiosa se non addirittura fastidiosa.
L’aspetto artistico, anch’esso intransigente nel proporre i concetti di base dell’old school death metal, mostra una buona o meglio piacevole riproposizione di un sound fondato, in primis, sul riffing della chitarra di Yänä. Da solo, svolge i propri accordi senza soluzione di continuità, obbedendo all’ormai leggendario suono zanzaroso prodotto nella fase ritmica (‘NekroFvneral’). La sei corde non mostra debolezze né tentennamenti nell’eruttare tonnellate di riff tali da creare uno spesso, profondo tappeto musicale sul quale porre l’altra strumentazione.
A tal proposito, perfetto alla bisogna il drumming di Wöhrle, impeccabile nel proporre un intervallo ritmico che va dagli slow-tempo sino alla carneficina dei blast-beats (‘Tormenting Fungal Infestation’, ‘Gut Asphyxiation’). Con una ovvia predilezione per i mid e gli up-tempo, calibrati per dare l’idea del movimento di qualcosa di orribile che si trascina nella palude del marciume. Gubler, cantante nonché bassista, svolge il proprio ruolo senza infamia né lode, proponendo un soffocato growling, ideale per lo stile adottato ma pur’esso trito e ritrito.
Così come le canzoni. Tutte hanno un buon tiro, sono sufficientemente articolate e varie per donare all’album un minimo di longevità. Si può affermare che l’ascolto dell’album medesimo sia piacevole, perlomeno le prime volte. Il trio di Frauenfeld possiede una sufficiente capacità compositiva per dare alle stampe un prodotto professionale, dall’esecuzione senza difetti, caratterizzato da undici brani conformi all’originale di trent’anni fa. Brani che, però, faticano a entrare nel cervello per via di un approccio troppo legato alle origini della vecchia scuola, che non lascia margini di movimento da un approccio inesorabilmente consolidato.
I Vomitheis si mostrano abili nel costruire un LP adulto, ben delineato nei suoi contorni e discretamente realizzato in ogni sua parte. Tuttavia, alla fin fine, si tratta di una mera riproduzione di ciò che è già stato elucubrato da centinaia di altri act con il pallino del vomito verde. L’amore per l’old school death metal è assoluto, così come la dedizione nel voler tramandare ai posteri una forma artistica vintage, irreprensibile nella sua rispondenza all’originale.
Soprattutto per questo, alla fine, nonostante i tanti aspetti negativi, “NekroFvneral” merita la sufficienza.
Daniele “dani66” D’Adamo