Recensione: Nektar Teil 1

Di Alessandro Calvi - 15 Ottobre 2008 - 0:00
Nektar Teil 1
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Anno: 2004
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82

Nel 2003 la band firma per la Supreme Chaos Records, il primo parto di questa nuova collaborazione è “Stille”. Un album come sempre complesso e di classe, ma che segnava un netto allontanamento dal sound black degli inizi verso un doom-gothic. Molti fan già storcevano il naso quando, solo un anno più tardi, i Nocte Obducta tornavano ai Maranis Studio per sorprendere tutti. Il risultato fu infatti questo “Nektar Teil 1”, primo di 2 capitoli destinati non solo a segnare un decisivo ritorno alle origini, ma anche a imporsi come uno dei capolavori indiscussi del gruppo.

In realtà, quello che da molti fan è stato percepito come un ritorno al passato è determinato da alcuni fattori. Primo fra tutti il fatto che questo disco sia un progetto a lungo pensato da Marcel, chitarre e voce, nato nel 1994 (da cui i riferimenti al black di “Taverne” o “Lethe”) e che si è concretizzato solo ora. Il fatto di esser il frutto di un lavoro tanto lungo, unito al momento della sua registrazione, ha segnato una evoluzione musicale esponenziale per la band. Certamente c’è il ritorno verso sonorità black, riuscendo però a fonderle alla perfezione con le esperienze gothic-doom del recente passato che avevano contraddistinto “Stille”. Il risultato è un amalgama e la nascita di dinamiche  all’interno delle canzoni che oggi definiremmo avantgarde.
Forse non c’era però miglior sistema per rendere questo concepì sulle stagioni. Ogni traccia, tranne l’intro, è infatti dedicata a una stagione diversa, la durata stessa dei brani, mai sotto i 10 minuti, mostra come le aspirazioni del gruppo e la complessità stessa dei brani non siano da sottovalutare.
L’album si apre con “Einleitung: Zwölf Monde”, una intro strumentale di soli 2 minuti in cui i Nocte Obducta cominciano già a mostrarci parte del loro patrimonio. Sinfonie ariose molto coinvolgenti, un contorno di batteria e di chitarre che sfornano riff al contempo aggressivi e melodici.
“Frühling: Des Schwarzen Flieders Wiegenlied“ è la prima vera canzone del disco. Uno di quei brani che spaccano subito la platea. Primo perché piazzare, praticamente in apertura di cd, una traccia di oltre 18 minuti, è qualcosa che non fanno tutti. Secondo perché la suddetta canzone non è neanche così semplice da recepire e digerire, anzi. Si comincia infatti con un promettente passaggio black, chitarre tirate, voce che alterna growl e scream. Poi però cominciano i cambi di tempo, i momenti melodici e d’atmosfera, soprattutto ci si imbatte in un lungo intermezzo che non avrebbe sfigurato se a scriverlo fossero stati i Pink Floyd. Questo probabilmente è già troppo per l’ascoltatore medio che ha già stoppato lo stereo. Per tutti gli altri invece comincia la magia di questo gruppo. I 18 minuti del brano infatti scorrono via come se niente fosse, per nulla noiosi, al contrario sempre vari e interessanti, coinvolgenti.
Quasi senza accorgercene siamo già dalle parti della terza “Sommer: In Einem Mittsommernachtsschatten / Nocte Obducta”. C’è pane per i denti degli estimatori del black più aggressivo, il brano infatti presenta alcuni passaggi tra i più veloci e potenti del disco. Al contempo trova anche svariati momenti di calma lungo la sua durata. In questi momenti la canzone sembra un’altra per quanto si trasforma, eppure nessuno di essi è piazzato a caso, ne appare posticcio o avulso dal songwriting.
L’autunno compare sulle note di “Herbst: Lenkte Einsam Meinen Schritt…“, canzone che comincia lenta, con forse qualche reminiscenza doom. Si tratta della più corta del disco, ma non per questo è meno bella delle altre, al contrario la tristezza che riesce a comunicare la rende una delle più coinvolgenti. Al contempo è anche la traccia più legata al black originale, più genuina, più semplice (sempre che questo termine si possa applicare ai Nocte Obducta o a una sola nota di questo disco) e forse più apprezzata dagli estimatori del genere.
A chiudere il cd troviamo, infine, “Winter: Dezembermond”. Traccia conclusiva che ci saluta in attesa del secondo, impegnantissimo, capitolo della saga: “Nektar Teil 2”. Per quest’ultima canzone il gruppo va a riprendere un po’ tutte le suggestioni che è riuscita a trasmettere nel resto del disco, pur senza dimenticare la stagione che contraddistingue questo brano e quindi condendo il tutto con le sfuriate più devastanti di tutto il cd. Confrontato con gli altri è forse quello leggermente meno bello, probabilmente, però, se non fosse stato piazzato in chiusura di scaletta ora non saremmo qui a dare questo giudizio.

Per concludere, la sesta uscita ufficiale dei Nocte Obducta, dopo 4 album in studio e un mini-CD, conferma la band come autrice di punta. Finora questi tedeschi non han sbagliato praticamente nulla, sfornando capolavori uno dopo l’altro. Un acquisto consigliato e quasi obbligatorio per gli amanti del black contaminato, per coloro che non van in giro con i paraorecchie e san distinguere la buona musica, ovunque si trovi.

Tracklist:
01 Einleitung: Zwölf Monde
02 Frühling: Des Schwarzen Flieders Wiegenlied
03 Sommer: In Einem Mittsommernachtsschatten / Nocte Obducta
04 Herbst: Lenkte Einsam Meinen Schritt…
05 Winter: Dezembermond

Alex “Engash-Krul” Calvi

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