Recensione: Nel Cuore Del Caos

Di Simone Leone - 19 Marzo 2008 - 0:00
Nel Cuore Del Caos
Band: Vanadium
Etichetta:
Genere:
Anno: 1995
Nazione:
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74

Il 23 luglio 1993 una maledettissima strada infrange un sogno chiamato Strana Officina e porta via le vite dei fratelli Cappanera, privando il già scarno panorama metal nazionale di due fra i più autorevoli esponenti insieme ai Vanadium. Nel booklet del disco in questione vi è un sincerissimo ringraziamento a Roberto e Fabio Cappanera per il loro sincero contributo al rock italiano.

L’album si apre con la title track “Nel cuore del caos”: breve intro di tastiere del buon Zanolini che passa presto la mano al graffiante riff del grande axeman italico Tassarin, il pezzo si evolve in un solido AOR con prova vocale di Pino Scotto ben diversa dal consueto stile dei precedenti album del combo; il cantato in italiano lo costringe probabilmente ad abbandonare i toni altissimi (penso a Run Too Fast) per meglio adattarsi alla lingua della poesia e della novella. Il testo parla dell’alienazione dell’uomo al vivere “controvento” nel contesto degradato di una città che puzza di crack e d’illusione e che opprime l’essere avvolgendolo in una coltre di smog.

La seconda traccia è “Nero sogno grunge”, rappresenta la condanna verso un genere musicale ma soprattutto uno stile di vita, appunto il grunge, che ha distrutto non solo tanti gruppi alla ricerca della vanagloria commerciale (penso ai Guns n’ Roses e in particolare al loro front-man) ma che ha portato via tanti sogni e vite alla ricerca dell’inarrivabile Nirvana. Eloquenti le parole di Scotto: “Meglio un angelo diabolico quaggiù, anche se assomiglia a lei, che un fucile dritto in gola se mai più da quel buco tornerai”; chiaro il riferimento alla morte di Kurt Cobain causata da colpo di fucile autoinflitto alla testa. Questo rappresenta un altissimo inno alla vita che si oppone con forza al credo di Cobain per cui era meglio bruciare che spegnersi lentamente. Nero sogno grunge abbandona le sonorità più vellutate del pezzo che l’ha preceduto per abbracciarne di più cattive e graffianti, incredibile l’affiatamento tra la 6 corde di Tessarin e le tastiere di Lordiana memoria di Zanolini; come non sottolineare le maiuscole prove della sezione ritmica e del grande Pino che tira fuori tutta la sua cattiveria che invece soggiaceva nel precedente pezzo. Se questa rabbiosa canzone si fosse chiamata Black grunge’s dream staremmo sicuramente parlando di un grande classico del metallo, ma purtroppo o per fortuna questa perla nera non è scritta nella musicalissima lingua di Shakespeare.

Ehi sveglia, ci siamo dentro fino al collo… Terzo pezzo è “ Come il piombo”, brano che continua nello stile intrapreso nella canzone che lo precede ma con un tocco meno hard-oriented; sempre molto presenti e seducenti le tastiere che si amalgamano alla perfezione con il graffiante stile di Tessarin. Il testo parla di Tangentopoli e s’intuisce che i termini piombo e game over facciano esplicito riferimento ai diversi suicidi di alcuni politici indagati.

Le sonorità heavy-rock lasciano posto alla freschezza e la genuinità del mid-tempo “Stivali con le ali” canzone che entra in testa già al primo ascolto, è un pezzo altamente radiofonico marchiato dalla graffiante voce di Scotto ma che comunque non scade assolutamente nell’easy listening più spicciolo grazie anche ad un convincente assolo di Steve; il testo rappresenta la celebrazione di uno dei massimi simboli del Metal e viene trattato in modo divertente in piena conformità con lo stile rock… “E adesso li tiro anch’io i calci in culo, coi miei stivali, col mio rock’n’roll” (c’è bisogno d’aggiungere altro?).

Il mondo di Lù” è la prima ballad del lotto, la chitarra elettrica viene momentaneamente riposta per fare posto alla dolcezza della chitarra acustica di Tessarin che dimostra di non essere solo una riff-machine, da sottolineare gli affascinanti l’intermezzi di tastiere. Il testo tratta del sogno di un adolescente infranto mortalmente.

Neanche il tempo di asciugarsi le lacrime che un graffiante riff ci riporta in pista, siamo nel bel mezzo di “Sono sotto shock” che in meno di 3 minuti condensa un erotic-rock senza fronzoli che tocca l’apice in Zanolini versione saloon e nel poderoso assolo di chitarra introdotto da Scotto con un “vai Steve”. Parafrasando Scotto, trattasi di canzone troppo giusta, proprio ok. Nota stonatissima la presenza, in un testo metal, dei termini boogie, tecno, rap e dj che però si possono giustificare vista la location della song.

Vai col blues di “Piazza San Rock” con il grande Pino che dimostra ancora una volta la sua grande versatilità canora sfoggiando una voce roca, calda e trascinante che fa molto Cotton Belt; la già buona melodia viene arricchita da un giro d’armonica, veramente, on the road. Splendida la frase “riff di libertà” che evoca la passione di certa musica.

Vodka e… luna”… è inutile ripetere il grande lavoro dei 4 musicisti e del sempre impeccabile Pino on vocals; questa vodka e luna è sognante, acida, dolce e aggressiva, riesce ad essere tutto e il contrario di tutto. Il testo è veramente toccante e travolge l’ascoltatore dalla prima all’ultima parola creando un atmosfera fumosa da night.

Ancora on the road ” è la seconda ballata presente nell’album che si differenzia dalla prima per la presenza dell’elettricità negli strumenti, ma che sinceramente non convince. In questo caso il cantato in italiano possiede qualcosa accostabile a quello che viene proposto in un festival come San Remo. Ineccepibile il testo che però ha un forte sentore di Nothing Else Matters richiamando la difficile condizione di chi si trovi a far conciliare l’amore con la tipica vita on the road del musicista.

Il tributo alla lingua inglese avviene in chiusura d’album con “Summer of 69” cover di Bryan Adams che non si discosta molto dall’ originale ma che denota un’altra maiuscola prestazione di Scotto.

In definitiva, superato l’iniziale pugno nello stomaco sferrato dal cantato in italiano, l’album è godibilissimo e per una volta mi permette di cantare qualcosa di senso compiuto senza dover elaborare neologismi britannici (chissà quante parole avrò inventato in inglese in tutti quest’anni di Metal)…mi vergogno se penso dove stava volando il cd dopo il primo ascolto.
Giudizio finale: quest’album è come una birra ghiacciata in un caldo pomeriggio d’estate, freschissima mentre la bevi e terribilmente calda dopo; qui il calore è dovuto dall’effetto della musica che ti lascia indelebile il ricordo di ciò che hai gustato…e proprio come la birra, che una tira l’altra, anche l’ascolto di questo platter invoglia il ri-ascolto.

Simone “Thrashabbestia” Leone

Tracklist
Nel cuore del caos
Nero sogno grunge
Stivali con le ali
Come il piombo (Game over)
Il mondo di Lù
Sono sotto shock
Piazza san rock
Vodka e luna
Ancora on the road
Summer of ’69

Line-up
Pino Scotto (vocals)
Steve Tassarin (guitar)
Ruggero Zanolini (keyboards)
Mimmo Prantera (bass)
Lio Mascheroni (drums)

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