Recensione: Nello specchio
La forza della perseveranza. Ecco come potrei sintetizzare in poche parole il nuovo lavoro dei Wireds, giovane quintetto meneghino che, nonostante i parecchi cambi di line-up, arriva con il suddetto “Nello specchio” a varcare la soglia del terzo lavoro autoprodotto in appena cinque anni di attività artistica.
Inizio col dire che la prerogativa principale della band in questione, è quella dell’utilizzo della nostra lingua madre in un contesto sonoro legato ad un certo classic/power melodico che ha nei Riot e nei vecchi Helloween le proprie muse ispiratrici. Una scelta dunque alquanto coraggiosa e perché no contro corrente quella dell’utilizzo dell’italiano, ma che a mio avviso risulta vincente anche perché i testi, mai banali o superficiali, risentono di una certa ricercatezza di fondo risultando alquanto originali.
La spigolosità della nostra lingua, mi fa presupporre ad un duro lavoro di songwriting, anche perché sia la musica che i testi sembra che si incastrino alla perfezione disegnando un mosaico sonoro alquanto avvincente. Naturalmente l’immediatezza del cantato in italiano fa aumentare in maniera esponenziale il pathos e le emozioni che scaturiscono dalle singole tracce, tanto da indurmi a pensare che il demo sotto esame è di sicuro uno dei prodotti più coraggiosi usciti ultimamente in Italia a livello underground.
Ogni singola traccia è una mazzata sulle gengive, una scarica d’adrenalina pura che si condensa sotto forma di musica, sfido chiunque a restare inerme di fronte al muro sonoro creato dai nostri, e se la fantastica “Come ieri” è una cavalcata metallica degna dei migliori Riot epoca “Fire down under”, “Nello specchio” smorza lievemente l’atmosfera con il suo incedere prog tanto da ricordare nella parte iniziale la fantastica “I don’t believe in love” dei sempi eterni Queensryche.
Quello che più mi piace dei Wireds è la sapiente sagacia di raccontare e sapersi raccontare tramite metafore o aforismi vari che fanno di brani come “Oro” delle vere e proprie poesie messe in musica. Detto che il melodic power di “Versus” è l’apice qualitativo dell’intero lavoro, e che “Identità” è un’assalto thrash degno dei migliori Extrema, non mi resta che fare un’appello ai metallari d’Italia: non dobbiamo permettere che una band genuina e spontanea come i Wireds debbano essere l’ennesima vittima dell’indifferenza e del pregiudizio ( leggasi pure stupidità, NdBeppe) di qualche scribacchino ben pensante, chi l’ha detto che il classic metal non può essere cantato in italiano, se negli anni ’70 bands come il Banco, gli Area o la PFM facevano la scuola del prog rock internazionale? Ricordate:”l”importante è essere e non apparire”.