Recensione: Neocosmo
“Rimarremo per sempre per voi senza nome,
nel buio dell’oblio
ad espiare una colpa in un abisso di morte,
d’uno spirito che non si prostrò”
E’ introdotto da questa terrificante strofa ‘Neocosmo’, il quarto e nuovo album della Death band nostrana Eresia, che ritorna a farsi sentire dopo ‘Aìresis’ lavoro che, nel 2019, ne aveva segnato il ritorno dopo otto anni di silenzio discografico.
Terrificante poiché estremamente aderente alla realtà di oggi, dove sembra proprio che, in questo moderno pandemonio, stiamo pagando la colpa di qualcun altro e non mi riferisco alla pandemia, della quale sinceramente non ho più voglia di parlare, ma alla situazione negativa in generale dove l’intolleranza, l’ipocrisia e l’odio sembrano sovrastare qualsiasi valore.
Una riflessione, niente di più, ma il sound ed i testi di ‘Neocosmo’ portano a questo.
E’ un Death iracondo, tagliente e pesante, nudo e crudo proprio come deve essere, legato con un filo armonico alla costola del Thrash, dalla quale si è distaccato tanto tempo fa, ma senza compromessi di sorta. A volte impenetrabile, a volte avvolgente ed angoscioso, si fonde in un tutt’uno con quello di cui gli Eresia vogliono narrare, mostrandoci un mondo che non dovrebbe essere, ma che, nella realtà, è sullo stesso piano di quello infernale, sicuramente non meno violento e crudele.
Un mondo che, di fatto, ha creato l’uomo stesso quando si è lasciato ingannare da Satana, che ne ha causato la caduta sfruttandone le debolezze per sferrare un colpo al suo nemico, il Dio Onnipotente.
Il primo brano, ‘Pandemonio’, ispirato al poema ‘Il Paradiso Perduto’ di John Milton, ci illustra questo con estrema violenza, attraverso scambi ritmici ed attacchi di blast beat che inchiodano al suolo.
Non restiamo indenni ascoltando la successiva ‘La Vendetta del Satiro’, riferita sia all’opera teatrale ‘Aminta’ di Torquato Tasso, sia al poema ‘Le Metamorfosi’ di Ovidio. Il tentativo di stupro nei confronti di Silvia, da lui amata ma da lei disprezzato, è l’attuale analogia della violenza che tante volte consegue ad un rifiuto che non si riesce ad accettare. Un tema antico, ma anche tremendamente moderno e dai risvolti sempre drammatici.
Forse il nostro mondo è più terribile dell’Inferno stesso, dove almeno a soffrire sono coloro che devono espiare una colpa e non degli innocenti. ‘L’ultimo Inganno’ mette in evidenza il male assoluto ispirandosi a ‘Kinderblock – L’ultimo Inganno’, film di Ruggero Gabbai e scritto da Marcello Pezzetti (storia che parla di Sergio De Simone, ucciso dopo essere stato vittima di Joseph Mengele). “Anche Lucifero si piega di fronte all’estrema crudeltà di chi ha condotto disumani esperimenti sui bambini deportati nei campi di sterminio”: questo ho pensato.
Tre esempi tra le nove tracce che compongono l’opera che mettono in evidenza la volontà artistica degli Eresia, che va oltre la semplice composizione di un album di robusto Death Metal.
La cascata impetuosa di note roventi ci colpisce con impeto. Nel platter non manca nulla: riff abrasivi, accelerazioni e rallentamenti potenti ed insidiosi, attacchi di blast beat detonanti, sezioni ritmiche che sconquassano, assoli penetranti e curati ed un cantato ringhioso che entra nell’anima. Solo questo suo valore musicale lo rende un bell’album, ma qui non si tratta solamente di ‘spartiti’, di note ben disposte su un pentagramma. In ‘Neocosmo’ è quello che gli Eresia hanno da dire a colpire come una mazza, reso ancora più forte dal cantato in italiano, scelta che affrontano da sempre con coraggio e determinazione, vista la sua scarsa duttilità per il genere musicale proposto (come fanno anche i Distruzione, ad esempio).
Tra l’altro, l’unico pezzo cantato in inglese, ‘The Terrifying Void’, che vede la partecipazione di Dave Ingram, vocalist della storica band inglese Benediction, viene riproposto a fine tracklist in lingua madre (con il titolo ‘Vuoto Terrifico’), proprio a chiarire la volontà di farsi ascoltare.
L’album è uscito il 18 dicembre 2020, in concomitanza con il 25simo anniversario della band, attraverso Andromeda Relix ed in collaborazione con DeathStorm Records.
Rispetto al già citato ‘Aìresis’ c’è stato un ulteriore cambio di lineup, con il chitarrista Andrea “Valand” Mirandola che si è andato ad affiancare agli storici ‘Max’ e ‘Bonfy’, in sostituzione di Andy Reny.
Ora, speriamo in un po’ di stabilità ed attendiamo il prossimo lavoro. Proprio Bravi.