Recensione: Neonism
“Coco Chanel – welcome to hell”! Eccovi il verso che meglio può darci il benvenuto nello schizofrenico universo di “Neonism”, disco in cui i due folli norvegesi titolari del progetto Solefald, più che mai scombinano le trame del metal estremo con elementi che dal metal sono lontanissimi; un disco che non poteva uscire fuori se non dall’incontro di menti non comuni e soprattutto decisamente schizzate (in senso buono). Motivo d’orgoglio ulteriore per noi viene dal fatto che cotanta esplosione di genialità è stata data alle stampe dall’italianissima Avantgarde records.
Ma già che ci siamo che cos’è l’avantgarde metal? Un genere in cui può rientrare tutto e il contrario di tutto, che non vive di regole ma d’eccezioni, in cui ciò che conta è l’inventiva e la voglia di fregarsene delle convenzioni; uno spirito che in pochi altri dischi ha trovato la sua piena espressione. Ma andiamo con ordine, o resteremo annegati nell’oceano sonoro in cui andremo ad immergerci. Nel 1999 i Solefald già godevano di una certa stima nella scena metallica, scandinava e non, grazie al pregevolissimo debutto pubblicato due anni prima, “The Linear Scaffold”; qui i Nostri avevano dimostrato che era possibile sfondare le reazionarie barriere del black metal e contaminarne le furibonde sonorità con quelle assai più suadenti di altri generi, in primis il jazz. Eppure un così innovativo debut non era altro che la punta dell’iceberg, la punta del multiforme ingegno di Lars Are Nedland e Cornelius Jakhelln.
Col secondo disco, “Neonism” appunto, le influenze aumentano in maniera esponenziale. Bastano i primi 30 secondi di “Fluorescent (The Total Orchestra)” per capire che le cose sono assai diverse. Un inquietante giro di tastiere, un’esplosione di drumming e chitarre accompagnano il growl stridulo di Cornelius. Subito dopo arriva già la prima sorpresa, quando, su questo growl, si inserisce Lazare che propone un nuovo stile vocale oltre a quello già noto, uno stile davvero singolare (tanto che lo userà solo in questo disco), ossia una sorta di urlo gutturale che si stampa subito nell’orecchio dell’ascoltatore e diventa uno dei punti caratteristici dell’album. “Neonism” esplode di colore e libera l’ombra più luminosa mai vista (cito direttamente dal testo di Fluorescent). È davvero arduo riassumere la complessità sonora dell’opera. Come abbiamo già detto, l’album, nonostante sia dominato da una matrice black, è anche ricco repentini cambi di velocità: influenze elettroniche, pop e hip-hop (orrore, diranno gli insipienti), ma anche l’amato jazz e la musica classica contribuiscono ad ampliare il caleidoscopio sonoro e creano un vago retrogusto progressive. E ancora, applausi anche ai testi, in cui Cornelius si rivela grande scrittore (firma 8 delle 10 liriche), degno erede di Breton e Apollinaire, e fonde in un unico calderone 3000 anni di storia della civiltà occidentale. Nulla a che fare col black metal dunque, qui si parla di elementi diversissimi tra loro: si viaggia in aereo con Platone e Plotino sotto una Luna Lamborghini (dove mai l’avrà pescata!), ci sono Marx e Machiavelli al fianco di Calvin Klein e Ziggy Stardust; ci sono immagini ricorrenti nelle varie canzoni, ci sono i “proprietors of red”, la “new timlessness”. E ancora “Omnipolis”, la già citata “Coco Chanel” ma pure lo “scaffold”, il patibolo del primo disco; ciò nonostante questi rimandi tematici non vanno a costruire un concept in senso stretto. Anzi, la cosa più stupefacente è che questi criptici testi in cui tutto è fuso, cosa ci dicono alla fin fine? Un bel niente! Questa è la verità! Ed è proprio qui che risiede l’ironica critica dei Solefald all’epoca in cui viviamo: un’epoca in cui tutto fa brodo, tutto è buono per dare senso ad una vita che in fin dei conti si rivela arida, l’ombra più luminosa mai vista di cui si scriveva sopra. Il risultato di cotanto sforzo intellettivo sono 50 minuti di purissimo delirio sonoro e vocale, ma anche 10 canzoni che, seppur molto diverse tra loro, mantengono un’impronta unitaria. Abbiamo già detto della furiosa opener, cui seguono gli 8 minuti di “Speed Increased to Scaffold”, brano periglioso continuamente sbalzato tra tempesta e quiete, black ed elettronica. “CK II Chanel” N*6”(forse la più famosa canzone dei Solefald dopo “Mont Blanc Providence Crow”) unisce una strofa degna dei più feroci Cradle of Filth a un ritornello da classifica. “Proprietors of Red” si distingue per le sue litanie al limite del rap, mentre la strumentale “A Motion Picture” ci conduce ad “Omnipolis”, ennesima grande sorpresa di un disco che, per un attimo, abbandona il cantato in inglese in favore di quello in… francese! Una canzone dove Lazare intreccia la trama di un affaire porno-futurista, che altro non è se non una presa in giro di tutte le paranoiche limitazioni imposte in questi anni dall’Unione Europea (non a caso il francese è la lingua ufficiale dell’UE). Da qui i toni sfumano, i ritmi rallentano e perfino Cornelius si allontana dai microfoni, lasciando la scena al solo Lazare che pure abbandona il suo curioso nuovo stile in favore delle sue abituali linee melodiche. Arrivano così altre due perle, “Backpapa Baba” e “Third Person Plural”, prima della dolcissima (incredibile ma vero) “04.34 PM”, tutta piano e voce. E poi spazio al gran finale “The New Timelessness”, in cui torna prepotente la violenza più tradizionale del black metal ancora mescolata a tutte le sfaccettature sonore di questo straordinario full-length.
Per chi si trovasse tra le mani la riedizione della Peaceville Records a questo punto si troverà ancora una bonus track intitolata “Cosmophony”. In più noterà una diversa copertina (il triangolo temporale), nonché la scelta di porre come opener “Proprietors of Red” in luogo di “Fluorescent (The Total Orchestra)”, relegata al quarto posto. Scelta che definire opinabile è un eufemismo. Questo è un disco che ha suscitato opposte reazioni, entusiasmi sperticati e sommo sdegno, ma rimane il fatto che rare volte capita di trovarsi innanzi ad un’opera d’arte tanto straordinaria da rimanere unica e inimitata. Pochi dischi emergono dalla massa di nuove uscite che ci sommergono mese dopo mese nel modo in cui è riuscito a fare Neonism. Sono opere che non bisogna perdere. In un periodo in cui si percepisce la musica, metal e non, come qualcosa in crisi, in un momento storico che registra un’esplosione di gruppi insipidi intenti a ripetere stilemi vecchi di almeno un decennio, i Solefald hanno dimostrato che altre vie sono possibili. L’arte, come l’ingegno umano, non è qualcosa che si possa esaurire.
Tracklist:
1. Fluorescent (The Total Orchestra) – 5:20
2. Speed Increased to Scaffold” – 8:27
3. CK II Chanel N*6 – 3:31
4. Proprietors of Red – 6:33
5. A Motion Picture – 1:55
6. Omnipolis – 5:36
7. Backpacka Baba – 5:24
8. Third Person Plural – 4:03
9. 04.34 PM – 3:22
10.The New Timelessness – 6:00
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