Recensione: Netherfall
Si definiscono “alternative metaller” i milanesi Netherfall, giovane band legata alle figure degli strumentisti italiani Roberto Bottillo, Angelo Bufano e Tony Balsamo, rispettivamente chitarra, basso e batteria, e completata dal cantante americano Mario Ortiz. In realtà, ascoltando il loro debutto (un CD autoprodotto ed autointitolato, composto da otto tracce dal forte groove e nelle quali la componente melodica mantiene per tutta la durata un ruolo di primissimo piano), sembrerebbe che i Netherfall siano molto più legati all’hard rock, seppur declinato con sonorità assolutamente contemporanee, di quanto non vogliano lasciar credere.
Etichette (molto relative) a parte, la buona notizia è che a prescindere dal genere proposto, le canzoni si mantengono tutte su un livello medio alto, offrendo dell’ottima musica, semplice eppure molto ben realizzata e registrata in maniera decisamente professionale; musica con tutte le carte in regola per fare breccia nei cuori dei fan di gruppi come Nickelback e Alter Bridge, quanto dei rocker meno oltranzisti.
“Break Out” mette immediatamente in campo un hard melodico dalle tinte groovy, illuminato da efficaci linee vocali intonate con grande sicurezza dall’ ugola rude ma nel contempo suadente di Mario Ortiz. La successiva “The Secret” si muove sulle stesse coordinate di certi episodi del debut album dei Furyon, mostrando un’analoga capacità di iniettare geni zeppeliniani in un tessuto sonoro molto moderno, fatto di chitarre ribassate, melodie scorrevoli e assoli brevi ma intensi. Con la terza in scaletta, “Memories”, incrociamo una delle più belle rock ballad di tutto il 2012, peraltro accompagnata da un video decisamente azzeccato. La prestazione vocale di Ortiz è davvero di alto livello, l’atmosfera è vellutata e suadente, quasi “patinata”, come nelle “vecchie” power ballad di gruppi come Whitesnake, Gotthard e Bon Jovi, piuttosto che spigolosa, acustica e minimale come è andato per la maggiore nel decennio successivo e la riuscita viene affidata all’ennesima hookline da applausi, non troppo distante da certi lenti degli Hinder.
Risalgono le pulsazioni con la granitica “Turned To Stone” e con la più veloce ed Alter Bridge-oriented “Nonsense Game”; il guitar work di Robetto Bottillo si fa apprezzare (come d’altronde lungo tutta la durata dell’album) per perizia e dinamicità ed entrambe le canzoni si mantengono incredibilmente fresche, piacevoli ed orecchiabili, pur non inventando nulla di incredibile e, soprattutto, senza perdersi in inutili numeri da circo. “30 Seconds” sta a metà strada tra hard ‘n’ heavy e rock mainstream, lascia più spazio al basso funkeggiante di Angelo Bufano e si concede addirittura un piccolo intermezzo rappato prima di un bel finale in crescendo; con la ritmata “Unsaid” e i suoi inserti “sintetici” ci troviamo probabilmente di fronte ai due brani più personali e votati alla contaminazione di tutto l’album. Chiude la spettacolare “Change”, un brano torrenziale ed emozionante, a tratti addirittura bluesy e con una linea melodica da capogiro che fa di nuovo tornare in mente i Furyon per il sapiente dosaggio delle componenti e per la capacità di rivisitare stilemi “antichi” in chiave moderna, senza perdere pezzi per strada e dando al tutto una percepibile impronta personale.
Sono forti, questi Netherfall, e sinceramente le otto canzoni che potete trovare sul loro debut album sono il degno specchio di una band che sa ciò che vuole e ha i mezzi per farlo. Le composizioni sono semplici ma non troppo derivative, generalmente molto ben sviluppate e alcuni ritornelli potrebbero addirittura fare invidia a realtà molto più blasonate: tutti fattori che se da un lato non possono (e non vogliono) certo configurare “Netherfall” come un punto d’arrivo, nel contempo non permettono nemmeno di liquidarlo come un semplice punto di partenza su cui lavorare a testa bassa. La band meneghina ha grandi potenzialità ma dimostra di avere già ora le idee molto chiare e, anche dal punto di visto realizzativo, di fronte alla qualità (molto elevata) della registrazione e del packaging complessivo c’è davvero ben poco da aggiungere e ancor meno da obiettare; l’augurio, senza mezzi termini, è di riuscire a sfondare, perché il talento c’è tutto e sarebbe davvero bello vedere una band italiana riuscire a proporre del rock melodico moderno e di qualità su grande scala.
Stefano Burini
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Tracklist
01. Break Out 04:46
02. The Secret 04:12
03. Memories 03:51
04. Turned To Stone 04:16
05. Nonsense game 04:04
06. 30 Seconds 04:34
07. Unsaid 04:02
08. Change 04:36
Line Up
Mario Ortiz: voce
Roberto Bottillo: chitarra
Angelo Bufano: basso
Tony Balsamo: batteria