Recensione: Never Fall

Di Stefano Ricetti - 31 Marzo 2019 - 11:53
Never Fall
Band: Stonewall
Etichetta:
Genere: Heavy 
Anno: 2018
Nazione:
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75

Sette, interminabili anni, debbono passare affinché i defender foggiani Stonewall possano dare un seguito al loro debutto ufficiale, intitolato Victims Of Evil. L’album, allora, vide la luce grazie ai servigi della My Graveyard Productions, label purtroppo defunta da mo’, stritolata da certune logiche perverse ed impietose del Metallo Italico. Never Fall, oggetto della recensione, esce infatti per la greca No Remorse, etichetta già associata ad altri gruppi dello Stivale. Il disco, costituito da una colonna vertebrale d’acciaio di undici componenti, si accompagna a un libretto di dodici pagine con tutti i testi, foto della band a gogò e sul finale le note tecniche di prassi prive però di qualsivoglia richiamo ai social network. Fedeli alla linea anche in questo, gli ‘Stones…

Nel 2011 fu proprio lo scriba a tessere giustamente le lodi di questo giovane combo proveniente dal sud che, a chitarre sguainate, seppe penetrare in più di un cuor di metalhead appassionato di Metallo tradizionale e tradizionalista. Come sempre accade nella storia dell’heavy metal, successivamente ad un inizio scoppiettante – quale fu quello veicolato da Victims Of Evil – la prova del secondo capitolo di una discografia assume le sembianze di passaggio fondamentale. Non siamo più negli anni Ottanta e nemmeno nei Novanta, la qualità del cammino di un gruppo oggi come oggi si misura in termini di gratificazione personale dei vari componenti e nel fatto di riuscire a suonare in kermesse degne di nota. Ormai le vendite del prodotto fisico, al di là di quello zoccolo durissimo di fan che imperterrito seguita a investire in band dal forte credo, si traducono nei Cd che si riescono a piazzare direttamente dal banco del merchandising ai concerti. Stesso discorso per magliette e gadget vari.

Quella che però permane immune allo scorrere del tempo è la soddisfazione che si prova nel tenere in mano il prodotto della propria arte, sia esso su Cd o vinile. Una cosa che ripaga le molte delusioni patite e i vari “vi faremo sapere” che, nel 99% dei casi, sono solamente dei NO (ben?!?) mascherati. Gli Stonewall, in quest’ultima uscita, rispetto al 2011, schierano una formazione notevolmente rivista e allargata: accanto ai consolidati Warriors Bros (“Tony” alla batteria e “Pier” all’ascia) vi sono Nick Brace al basso, Tony “L.A.” Scelzi alla chitarra e Dionigi “Dioni Black” Neri dietro al microfono.

Forsanche per il cambio del vocalist, Never Fall si incanala nel solco della tradizione HM che non disdegna talvolta di abbeverarsi alle fonti della melodia. “Cross The Line” pare un estratto da un disco dei Dokken degli inizi, quando “martellavano” a dovere. Le mazzate comunque non mancano, sia ben chiaro: “Live For The Fight” è una gragnuola di colpi in pieno petto per chi si pone all’ascolto. Ci vuole coraggio, nel 2018, a scrivere un pezzo stupendamente tamarro come “Let It Rise”, carico di cori demodé e tronfio nel suo essere privo di sovrastrutture mentali che riporta ai pezzi da rock arena del passato remoto, quelli tutti lustrini, paillettes e aste dei microfoni grondanti bandane multicolori. Onore agli Stonewall, quindi. Il fatto di scrivere canzoni ad hoc per essere poi suonate alive fra nugoli di metallari con il pugno borchiato al cielo pare una delle prerogative dei foggiani: i cori accattivanti di “Tears Of The Earth” e “Walk On Fire” sono esemplificativi in questo senso. Base di puro acciaio che affonda nella lezione made in Usa con ammiccamenti palesi nei confronti dell’audience.

Niente a che vedere con il brano di Axel Rudi Pell, che più precisamente invocava lacrime al purale, l’adulta “Tear Down The Wall” chiude baracca e burattini all’insegna di sapienti schitarrate, andando a segnare l’highlight dell’album, per chi scrive. L’ideale pietra angolare dalla quale ripartire per il terzo capitolo della carriera.

Sebbene privo di quell’acidità malefica – ma fottutamente benefica, ça va sans dire – tipica dell’esordio, Never Fall si dimostra suo degno successore nonché portatore sano di Metallo Made In Italy ben prodotto e suonato con i controcolleoni.

 

Stefano “Steven Rich” Ricetti

 

 

 

 

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