Recensione: Never Heaven
Che cosa può unire il vocalist degli Eldritch, Terence Holler, la chitarra di Power Quest e Arthemis, Andrea Martongelli, l’axeman e il batterista dei Mothercare, Mirko Nosari e Marco Piran, il tastierista Giulio Bogoni, già session-man dei White Skull, e il bassista Lucio Piccoli?
La risposta è nei cinquanta minuti di “Never Heaven”, primo passo ufficiale di una nuova alleanza unita sotto il moniker “Fear of Fours”.
Chi si aspettasse una banale supergruppo di onesti mestieranti sarà costretto a ricredersi quanto prima. “Never Heaven” si sforza di abbandonare gli abituali percorsi battuti e ribattuti da mandrie di band nello stivale e nel mondo per tentare di aprire qualche nuova via. La ricetta non è semplice: le fondamenta restano saldamente ancora a territori metal, con una certa predilezione per il versante estremo – prevalentemente thrash e post-thrash, ma talvolta anche death – mentre le strutture portanti trovano la propria origine nel flamenco, nella musica etnica mediorientale e, non poteva mancare, nel progressive rock. Contrariamente a quello che qualche scettico potrebbe essere indotto a pensare, il risultato non è affatto confusionario o fine a se stesso. Al contrario, l’attenzione per il versante melodico non viene mai a mancare, come dimostrano le ballad “Home” e “The Tunnel”, in cui le armonie psichedeliche dei Porcupine Tree si intrecciano con passaggi di chitarra dal profumo ispanico. Ma è quando la band parte all’assalto a muso duro che arrivano le soddisfazioni maggiori. I passaggi centrali della seconda parte di Carved, il riffing serrato di “Of the Things that Have Yet to Come”, le aggressioni ritmiche di “The Days of Beatrayal” rendono giustizia alle doti tecnico/compositive della band. A livello di individualità, sorprende in due modi diversi la prova del singer Terence Holler. In positivo, per l’espressività e la duttilità del suo cantato estremo. In negativo, per l’inatteso impaccio con cui affronta alcune linee vocali pulite, come sull’opener “Craving for Light”. Sono in effetti i primissi pezzi quelli in cui la band sembra fare più fatica, come se dovesse rodare un sound che abbisogna di qualche round di riscaldamento prima di esprimere tutto il proprio potenziale. Sulla lunga distanza tuttavia l’audacia compositiva premia, delineando a poco a poco un sound non sempre omogeneo ma del tutto personale.
Ambizioso e temerario, “Never Heaven” si guadagnerà di certo la piena approvazione degli appassionati per la sua capacità di rischiare e tentare soluzioni nuove in una scena che ancora troppo spesso cade preda dell’omologazione. Coniugando melodia, potenza, eclettismo e soprattutto voglia di osare i Fear of Fours riescono nell’impresa di realizzare un album abbondantemente fuori dagli schemi. Margini di miglioramento ce ne sono ancora, soprattutto a livello di coerenza sonora, ma il primo passo è stato fatto col piede giusto e, soprattutto in ottica futura, questi ragazzi andranno tenuti attentamente d’occhio.
Riccardo Angelini
Tracklist:
1. Carving for Light
2. Edge of Insanity
3. Blind
4. Home
5. Carved (part 1)
6. Carved (part 2)
7. The Tunnel
8. Of the Things that Have Yet to Come
9. The Days of Betrayal
10. Never Heaven