Recensione: Never Surrender
Qual è il miglior album Hard Rock che abbiate mai ascoltato? Molti di voi risponderanno con uno dei lavori di Deep Purple, Led Zeppelin o Blue Oyster Cult, chi predilige composizioni più complesse e soluzioni più ricercate citerà Atomic Rooster o Uriah Heep, ci sarà poi chi apprezza maggiormente sonorità più melodiche e ottantiane, quindi ancora giù di Def Leppard, W.A.S.P. e Scorpions. A parere di chi scrive, la pesante nomea di “miglior album Hard Rock” va all’oggetto di questa recensione, cioè “Never Surrender”, sesto album in studio dei canadesi Triumph.
Era il 1983, ed il trio era reduce da una formidabile sequela di ottimi album, ultimo dei quali lo strepitoso “Allied Forces”, ancora oggi considerato da molti fan una delle loro migliori uscite. Due anni dopo, i Triumph tornarono proprio con questo “Never Surrender”, opera più varia e dura di quanto avessero prodotto fino a quel tempo, facendo centro per l’ennesima volta.
“Too Much Thinking”, pezzo fortemente critico nei confronti della società dell’epoca, ha il compito di aprire le danze: un Hard Rock grezzo e distorto come mai si era sentito prima d’ora, nemmeno in “Progressions of Power”, decisamente insolito per il trio ma sempre ed inequivocabilmente Triumph. Come nel capitolo precedente, in contrapposizione all’opener viene posta una canzone dai toni più quieti: è quindi il turno della power ballad “A World of Fantasy”, pezzo incredibilmente emozionante dagli arrangiamenti sopraffini: eccezionale il ritornello che colpisce subito al cuore l’ascoltatore e soprattutto sublime la prova di Rik Emmett, molto passionale sul piano vocale e dotata dell’ormai proverbiale senso della melodia su quello chitarristico.
La breve “A Minor Prelude”, composizione di chitarra classica dalle melodie medievaleggianti, ha il compito di spianare il terreno alla selvaggia “All the Way”, una vera e propria colata di Heavy Metal terremotante, ancora una volta arricchita da una prova magistrale di Emmett, che nel ritornello si spinge su vette incredibilmente elevate, regalando poi un assolo al fulmicotone, tra i migliori del suo repertorio. Tocca nuovamente ad un pezzo più posato: è la volta di “Battle Cry”, stavolta cantata da Gil Moore e scandita da un riff solenne che si stampa subito nella mente di chi l’ascolta; un’intensa sezione strumentale è la ciliegina sulla torta per un pezzo splendido e toccante.
Il secondo brano strumentale “Overture (Procession)”, sorretto da un giro di chitarra maestoso, anticipa il miglior brano del disco: “Never Surrender”. Resa personalissima dal tocco riconoscibile di Gil Moore e da un giro di chitarra di estrazione Reggae/Funk, sulle sue note Emmett canta di non doversi mai arrendere di fronte alle varie situazioni che la vita ci presenta, andando in questo modo a ripescare i temi della celebre “Fight the Good Fight”. Straordinario il finale: la musica si arresta, parte un minaccioso giro di basso e la canzone esplode in tutta la sua potenza con una furiosa parte strumentale assimilabile addirittura allo Speed Metal, per poi ricollegarsi con un brillante passaggio alla melodia precedente. In una parola: magistrale.
Ci avviciniamo alla fine, e dopo la Zeppeliniana “When the Lights Go Down”, classico minore caratterizzato da un irresistibile accento country, il trio ci saluta con le melodie frizzanti e trionfali di “Writings on the Wall”, ingiustamente sottovalutata anche dal gruppo stesso che quasi mai la propose dal vivo, nonostante la sua enorme caratura.
La chiusura è affidata alla breve “Epilogue (Resolution)”, altra composizione di sola chitarra. Non poteva esserci una conclusione più diversa dal resto dell’album: il pezzo tuttavia si sposa con il resto del disco in maniera perfetta, l’enorme contrasto quasi non si nota nella malinconia dolce e disperata di questo corto brano.
Ricollegandoci all’introduzione, a parere di chi scrive “Never Surrender” è uno dei dischi Hard Rock più belli di sempre. Un’affermazione sicuramente opinabile e non universale, forse dettata dal cuore. Quel che è certo e sul quale sono pronto a dare la mia parola, è che se amate il Rock in ogni sua forma, ascoltando “Never Surrender” per la prima volta vi si aprirà un mondo nuovo dal quale non vorrete mai più uscire, un mondo pieno di emozioni diverse tra loro e che vi farà sentire come se foste a casa vostra ad ogni nota: il mondo dei Triumph.
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Tracklist:
01. Too Much Thinking
02. A World of Fantasy
03. A Minor Prelude
04. All the Way
05. Battle Cry
06. Overture (Procession)
07. Never Surrender
08. When the Lights Go Down
09. Writings on the Wall
10. Epilogue (Resolution)
Line-up:
Rik Emmett – Voce / Chitarre
Gil Moore – Voce / Batteria
Mike Levine – Basso / Tastiere