Recensione: Never Too Late
Alchemy è un five-piece italiano coagulatosi intorno alle figure e alle trascorse esperienze del vocalist e chitarrista Marcello Spera e dell’axeman Cristiano Stefana.
Messosi alle spalle già due EP, Rise Again (2013) e D.A.R.E.D. (2014), il quintetto, oggi completato dagli strumenti di Andrew Trabelsi (tastiere), Matteo Castelli (basso) e Luca Cortesi (batteria), si cimenta oggi sulla lunga distanza di un full-length intitolato “Never Too Late”.
Proprio il brano che da il titolo all’album è esemplare dello stile e della proposta artistica del gruppo bresciano, la quale allinea nello stesso calderone un elegante pianoforte e raffinate tastiere, potenti lick d’ascia, ritmi metal e qualche sfumatura progressive. Never Too Late, difatti, s’apre con un piano che introduce riff di chitarra hard rock, a loro volta propedeutici a ritmi groovy su uno sfondo di tastiere epiche. Il canto è grintoso e duttile, perfettamente adattabile a melodie DOC come ad atmosfere più tempestose.
Il mix tra hard’n’heavy, AOR e spunti progressivi che qualifica la band è ben esercitato anche in Alcohol Symphony: anche qui apprezziamo ancora un rock pesante fieramente coniugato a melodie AOR nonché il suono caratterizzante dei tasti d’avorio e dei loro riff, stesi accanto alle note grintose ma eleganti della chitarra solista.
La cadenzata Diablo, e l’ancor più intrigante End Of The Line offrono ancora raffiche taglienti di suoni della sei-corde, le quali trafiggono due brani orgogliosi in cui hard e metal si fondono con la melodia disegnata dalla voce.
Arpeggi delicati, invece, introducono sia Rise Again sia Blessed Path, ma se la prima muta poi in un midtempo elettrico e hard, la seconda, invece, interrompe decisamente la sequenza di ritmi più serrati delineandosi come una power ballad caratterizzata dal chorus potente ed epico e dall’inseguirsi solenne di chitarre e tastiere verso il finale.
L’album degli Alchemy si chiude con il melodic hard rock di Get Out e con la trascinante My Way Home, tra i brani migliori del lotto grazie anche al suo basso groovy e pulsante.
Never Too Late, in definitiva, è un lavoro convincente, per merito, tra l’altro, capacità della band di amalgamare i diversi influssi in un mix appetitoso ed energico e della nitida produzione, che valorizza e rafforza l’impatto strumentale degli Alchemy.
Francesco Maraglino