Recensione: Never Turn Back on a friend
Dei Budgie, band “cult” di hard rock nei confronti della quale molte band heavy metal sono in qualche modo debitrici, non si può non citare (oltre ad altri due album per il sottoscritto imprescindibili della discografia del combo: “In For The Kill” e “Power Supply”) “Never Turn Back on a Friend”. Uscito nel lontano 1973 e prodotto dalla stessa band, quest’album risulta essere uno dei picchi compositivi del combo che, sebbene non vanti una produzione eccelsa, risalta un approccio al songwriting spontaneo e diretto, come efficace è il lavoro svolto dai membri del gruppo in ambito tecnico strumentale.
In apertura troviamo “Breadfan” brano reso famoso circa 15 anni più tardi dai Metallica (nel loro famoso “Garage Days Re-Revisited”). Il brano scorre sul lettore che è un piacere per le orecchie, mostrando una band in grado di essere grezza, a tratti minimale ma non per questo meno accattivante nello svolgere riffs di potente heavy rock. Molto ben costruito il break acustico nella parte centrale del pezzo, con sviluppi melodici molto azzeccati. Dopo questo scintillante opener è la volta di “Babe please don’t go”, brano mero diretto nell’impatto e con una struttura armonica quasi dissonante. Il fascino di questo brano sta tutto nel frequente cambio delle ritmiche, prima leggermente più cadenzate e poi più incisive. Buona parte di questa traccia è strumentale, fondando il suo punto di forza su lunghi solos. Con la terza track, “You Know i’ll always love you”, il combo stupisce l’ascoltatore mostrando platealmente la vena intimistica di Budgie che qui concentrano l’attenzione dell’ascoltatore su una breve ballad acustica dai toni malinconici e riflessivi. Questa breve parentesi romantico decadente cederà poi il passo ad una delle song più articolate (a partite dal lungo assolo per batterie, tanto inusuale come apertura di song) e lunghe del platter: si tratta di “You’re the biggest thing since powered milk”. Un titolo così lungo e surreale non poteva del resto lasciar presagire altro e la band ce la mette tutta per concentrare l’ascoltare su passaggi melodici differenti l’uno dall’altro senza mai annoiare. Da sottolineare l’aspetto tecnico strumentale, di cui i nostri dimostrano buone doti. Un riffi d’apertura grezzo ed incisivo ci introduce all’ascolto della seguente “In the grip of a tyrefitter’s hand”. Anche questa song, dal titolo un’altra volta decisamente surreale, sviluppa il suo punto di forza lungo diversi cambi d’atmosfera, merito di un lavoro originale per quanto riguarda il lato compositivo e pregevole per quanto riguarda l’aspetto tecnico strumentale (da notare il buon lavoro di basso svolto in questo brano). Con la sesta track, “Riding my nightmare”, la band stupisce l’ascoltatore ancora una volta concentrando i propri sforzi nell’esecuzione di un’altra acustic ballad che tratteggia, come facilmente si può intuire dal titolo, atmosfere lisergiche e sognanti. In coda all’album i Budgie rivelano tutta la loro grande maestria compositiva con la splendida “Parents”. Ciò che colpisce l’ascoltatore è la pregevolezza degli arrangiamenti di questo brano semi acustico, che raggiunge il culmine dello splendore in un lungo assolo che incrementa i toni “drammatici” propri del tema fondamentale della song in maniera davvero coinvolgente.
Purtroppo non tutti conoscono questa favolosa band. I Budgie credo che siano stati una tra le band nei confronti della quale, nonostante la non eclatante popolarità, il vasto panorama hard rock e heavy metal degli ultimi venti anni deve molto. “Never turn back on a friend” ne è solo una piccola, anche se importante e notevole, dimostrazione.
Tracklist:
1.Breadfan
2.Baby Please Don’t Go
3.You Know I’ll Always Love You
4.You’re The Biggest Thing Since…
5.In The Grip Of A Tyrefitter’s Hand
6.Riding My Nightmare
7.Parents
Line Up:
Tony Bourge – acoustic guitar, electric guitar, vocals
Ray Phillips – drums
Burke Shelley – bass, vocals