Recensione: Neverworld
Netto passo in avanti rispetto al seppur buon debut album “Wings Of Forever”, per gli inglesi Power Quest che danno alle stampe questo convincente “Neverworld”.
Dopo due anni di pausa, il combo albionico, nel quale militano anche due membri dei nostrani Arthemis, Alessio Garavello (voce) e Andrea Martongelli (chitarre), ci regala questo, oserei dire, gioiellino di Melodic Power Metal.
Per tutta la durata del disco si ha la netta impressione che pur rimanendo fedeli ai clichè del genere che propongono, i Power Quest vogliano perfezionare e migliorare quello che ci avano già proposto con “Wings Of Forever”.
“Neverworld” appare decisamente più vario e con episodi che in qualche modo risultano più originali di alcune soluzioni usate in passato dalla band.
L’album si apre con il seguito (da me attesissimo) di “Power Quest Pt.1”, traccia già presente nel sopracitato “Wings Of Forever”.
La canzone è “Neverworld (Power Quest Pt.2)”: velocità, potenza e melodia la fanno subito da padrone, trascinandoci di prepotenza sino al meraviglioso refrain che cattura già al primo ascolto.
Da notare la coraggiosa scelta da parte della band di usare come opener una traccia che duri ben nove minuti (dei quali, tuttavia, non si sente il peso in alcun modo). L’album prosegue con ottimi episodi, quali la allegra “Temple Of Fire”, la ottantiana “Edge Of Time” o la velocissima “Sacred Land”.
“When I’m Gone” è una buona ballad, forse un po’ troppo mielosa e canonica, che a parer mio non regge il confronto con la splendida “Immortal Plains”, anch’essa contenuta nel precedente platter, ma che comunque si lascia ascoltare.
Gli anni ’80 tornano a far capolino con “For Evermore”, un buon pezzo che grazie al particolare uso delle tastiere di Steve Williams (ex DragonForce) riesce a portarci indietro nel tempo senza scadere nel banale o nell’ anacronismo.
Il disco prosegue tra gli eleganti assoli e i maestosi cori di “Well Of Souls” e le meravigliose melodie di “Into The Light” che ci spalancano le porte alla conclusiva “Lost Without You”, canzone di oltre dieci minuti di durata, veramente degna di una menzione particolare: i cinque Power Quest danno, qui più che mai, sfoggio di gran gusto compositivo, riuscendo a sfornare forse la traccia più originale dell’ intero lotto, la quale si snoda tra i preziosi riff di basso di Steve Scott, il dolce suono del pianoforte e l’irruenza delle chitarre di Andrea, il tutto condito dalla presenza di una voce femminile a supportare l’ottimo lavoro di Alessio.
In definitiva mi sento di promuovere i Power Quest, che con questo lavoro si scrollano definitivamente di dosso l’ingombrante presenza dei connazionali DragonForce, la cui ombra aleggiava pericolosamente sul loro precedente lavoro, riuscendo finalmente a brillare di luce propria.
Se vi aspettate cattiveria, originalità a tutti i costi, o un capolavoro assoluto, state lontani da questo disco.
Se invece amate questo genere e lo vivete per quello che è, beh non posso che consigliarvelo caldamente!