Recensione: New Jersey

Di Paolo Beretta - 14 Luglio 2004 - 0:00
New Jersey
Band: Bon Jovi
Etichetta:
Genere:
Anno: 1988
Nazione:
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90

New Jersey è la tipica città fantasma oscurata nella fattispecie dalla superpotenza economica di Nuova York situata a poche miglia di distanza. Ciò nonostante NJ, di fronte al cuore pulsante degli USA, può dire a testa alta di aver “dato alla luce” una band straordinaria come i Bon Jovi che, fino all’inizio dei nineties, ha dimostrato di essere una delle migliori formazioni di Hard Rock melodico sulla piazza. New Jersey, del 1988, ha l’arduo compito di seguire un capolavoro del calibro di Slippery When Wet: il terzo celeberrimo cd che portò il successo agli Yankees sull’onda di track del calibro di Raise Your Hands, Livin’ On a Prayer, You Give Love a Bad Name e diverse altre che non hanno bisogno di presentazioni.

New Jersey non solo non deluse le alte attese ma, se possibile, risultò essere migliore del precedente lavoro. A oltre 10 anni di distanza dall’acquisto della cassetta l’attaccamento che nutro nei confronti delle song che mi appresto a descrivere è rimasto immutato. Quasi 60 minuti di puro Hard Rock melodico dalla struttura facile, a tratti elementare. La semplicità infatti è da sempre la carta vincente dei Bon Jovi. Un’arma a doppio taglio, estremamente pericolosa ed effimera, che può traformarsi in poco tempo in noia, (cfr. ultimi cd della band), lasciando indifferente l’ascoltatore.

Per fortuna non è questo il caso di brani come l’opener rockettara e preziosa Lay Your Hands On Me che si lascia desiderare prima di sprigionare tutta la sua forza nel riffing di Sambora e nel cantato ipnotico. Difficile scegliere una Hit regina in tanta abbondanza. Bad Medicine, che gioca su una sezione ritmica altalenante ed un ottimo uso delle backing vocals, ad esempio, non ha infatti nulla da invidiare nei confronti della sucessiva Born To Be My Baby. Una track da stadio tipicamente anni ’80 con le keyboards in primo piano pronte a lanciare il refrain ultra-melodico e azzeccato rigorosamente in crescendo. Blood On Blood invece mette allegria con tempi più incalzanti e leggeri che vedono Jon esibirsi nel suo tipico cantato sospirato destinato a diventare più potente con il passare dei secondi. L’Hard Rock più selvaggio di Homebound Train lascia da parte il sound immediato deliziando l’ascoltatore con ritmi più serrati, (dettati dal buon Tico Torres), che si fondono con i solos di un ispiratissimo Richie Sambora. Dopo questo inizio formidabile e spumeggiante gli americani si fermano e lo fanno nella maniera più scontata: un lento alla “Bon Jovi” come Wild In The Wind. Bastano pochi secondi e sai già quale sarà la struttura della canzone. Sai già che il primo minuto fungerà solo da intro al refrain dolcissimo e, allo stesso modo, sai perfettamente che tutta la song verterà sull’alternanza riuscita strofe tristi / chorus liberatorio seguito dall’immancabile solos elementare strappa lacrime. Così dovrebbe essere e, infatti, esattamente così è, ma nonostante la scontatezza assoluta non puoi non rimanere colpito e incantato di fronte a tanta melodica dolcezza. Geniale nella sua semplicità assoluta! E’ tempo di ballad con Ride Cowboy Ride. Ballad avventurosa che rievoca in me i tempi del campeggio quando tutti ci divertivamo stando seduti si fronte ad un bel falò seguendo, (più o meno bene), le note di una chitarra. Il cd fa grandi passi verso la conclusione con una bellissima marcia inesorabile che suona come una promessa sentimentale: I’ll Be There For You. Una promessa che trasmette forza e decisione nel chorus destinato ad incastrarsi ascolto dopo ascolto nella nostra mente per non uscirne mai più. Proprio quando ci stavamo chiedendo dove fosse andato a finire l’HR inizale, (la successione delle track è assolutamente perfetta e non per puro caso), ecco arrivare una Hit da Radio come 99 In The Shade . Melodie zuccherine, ritmi ammalianti, assoli semplici ed ecco un’altro centro. Il cd si chiude con l’unico passo falso. Un pezzo country strano (Love For Sale), piatto, per non dire palloso, che con tutta la mia buona volontà non sono mai riuscito ad apprezzare.

Mi permetto di dirvi: “Se non conoscete la storia dei BJ non fatevi ingannare dagli ultimi lavori abbastanza insipidi della band americana”. Ricordatevi che anche la più grandiosa formazione ha la sua personalissima parabola. NJ, nel caso specifico, rappresenta l’apice, l’eccellenza, l’equilibrio perfetto dei Bon Jovi con diverse canzoni da cantare a squarciagola, lenti emozionanti ed alcune sferzate di pura energia melodica. Un’ora di ottima musica suonata e prodotta in modo assolutamente professionale. Non cadete nell’errore comune di ritenere i primi BJ come una formazione “commerciale” nel senso dispregiativo del termine. Credetemi se vi dico che il successo che li ha colpiti negli eighties è stato stra-meritato e un capolavoro del calibro di New Jersey, (perchè di capolavoro e non di buon disco si tratta), ne è la prova lampante se siete obiettivi.

1. Lay Your Hands On Me
2. Bad Medicine
3. Born To Be My Baby
4. Living In Sin
5. Blood On Blood
6. Homebound Train
7. Wild Is The Wind
8. Ride Cowboy Ride
9. Stick To Your Guns
10. I’ll Be There For You
11. 99 In The Shade
12. Love For Sale.

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