Recensione: New Protection
Ci ha messo più tempo del dovuto ma, ora, anche Uli Kusch (Helloween, Masterplan) è in grado di camminare con le sue gambe.
Ogni tanto riaffiora la malinconia dei vecchi cavalli di battaglia Helloweeniani; nascono gruppi tributo, nascono progetti che cercano di rievocare lo spirito dello storico ensemble tedesco, nascono i Ride The Sky, nome che vuole celebrare un pezzo (come confermato dallo stesso Uli nell’intervista dedicata) che ha fatto la storia di questo genere, ma band che, musicalmente, prende nettamente le distanze dall’opera d’arte che racchiude quel brano, Walls Of Jericho (1985). Ne parleremo poco più avanti: andiamo a conoscere la nuova realtà discografica.
Come nascono i Ride The Sky?
Da diverso tempo in fase di “work in progress”, il progetto di Kusch non ha nulla a che vedere con la dipartita del batterista dai rinnovati Masterplan: trattasi dunque della (legittima) espressione artistica di un musicista maturo ed equilibrato, che si focalizza prima sul processo di costruzione di una canzone e solo in un secondo momento sullo strumento che l’ha reso popolare.
Il primo colloquio intercorso tra Mr. Kusch e Bjorn Jansson (Tears Of Anger, Beyond Twilight) è decisivo, entrambi infatti sposano immediatamente l’idea di una nuova compagine radunando, in brevissimo tempo, gli elementi a completare una formazione di discreto livello tecnico: Benny Jansson (un virtuoso della chitarra), Kaspar Dahlqvist (tastierista dei Dionysus) e Mathias Garnas (veterano bassista della scena svedese e membro degli Xsavior).
Supportato da una produzione all’altezza dei canoni imposti dal mercato, New Protection lascia alle spalle lo speed energico firmato Hansen & Weikath e traduce il significato del suo compendio musicale in un power metal assai melodico e “zuccherato”, irrobustito dalla solita prodigiosa prestazione vocale di Bjorn (che fa il verso a Jorn Lande), uno dei migliori cantanti del panorama internazionale.
Un po’ Helloween della new generation (New Protection e Silent War), un po’ Masterplan della first generation (The Prince Of Darkness), un po’ Avantasia di Tobias Sammet e qui, mi sento in dovere di bacchettare Uli per il clamoroso plagio di Reach Out for the Light (Avantasia pt1) nel ritornello di A Smile From Heaven’s Eye. Il power melodico risalta nei brani intitolati Far Beyond The Stars ed Endless, c’è spazio, inoltre, per le digressioni moderniste di Heaven Only Knows.
La componente orchestrale è il fiore all’occhiello di un album che mescola sapientemente il classico e il moderno, un lavoro che si fa forza sulla naturale propensione melodica strizzando l’occhio, spesso e volentieri, alla limpidezza del suono e all’abilità strumentale.
Lo sviluppo in crescendo dello stile compositivo di Uli Kusch fa ben sperare ma, la sensazione (persistente) è quella di incompletezza alla base della forma canzone.
New Protection non dispiacerà agli estimatori del power sinfonico anche se pervaso da momenti che troppo spesso riportano alle melodie dei grandi nomi. Uli Kusch e Bjorn Jansson hanno concepito un disco che pone le basi per un roseo futuro ma che, allo stato attuale, si dimostra imperfetto proprio a livello di songwriting. Io una chance gliela darei ma mi riservo di dettagliare il commento dopo l’imminente tour dei Ride The Sky.
Insomma, caro Uli, la strada è quella giusta ma c’è da lavorare sodo.
Gaetano Loffredo
Tracklist:
01.New Protection
02.A Smile From Heaven’s Eye
03.Silent War
04.The Prince Of Darkness
05.Break The Chain
06.Corroded Dreams
07.The End Of Days
08.Far Beyond The Stars
09.Black Cloud
10.Endless
11.Heaven Only Knows
12.A Crack In The Wall