Recensione: New Religion

Di Daniele D'Adamo - 22 Dicembre 2007 - 0:00
New Religion
Band: Primal Fear
Etichetta:
Genere:
Anno: 2007
Nazione:
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85

I Primal Fear, combo tedesco formatosi nel 1997 grazie all’impulso proveniente dal cantante Ralf Scheepers (ex Gamma Ray e Tyran Pace) e dal bassista/tastierista/compositore e produttore Mat Sinner (Sinner), dopo l’uscita del loro primo full-lenght dal titolo omonimo, hanno proseguito nel tempo con costanza e regolarità la loro carriera, arrivando ad incidere l’ultima fatica in studio, ‘New Religion‘, nel corso di questo 2007 in via di conclusione.

Dopo i buoni riscontri ottenuti con il precedente lavoro in studio, ‘Seven Seal‘ (cui è seguita la raccolta ‘Metal Is Forever‘), il gruppo dimostra il raggiungimento della piena maturità tecnica ed artistica con un album che, a parere di chi scrive, rappresenta il top della carriera.
Il disco, infatti, si pone su standard compositivi ed esecutivi d’assoluta eccellenza, con le undici canzoni che lo compongono a formare un insieme stilisticamente compatto, omogeneo, ma al contempo vario e mutevole per stili ed umori.
Undici canzoni che meritano di essere descritte una ad una poiché dotate, ciascuna, di una propria fisionomia ben definita ed identificabile.

1 – Sign Of Fear

L’intro della canzone dà subito un’idea, dal riff appena accennato e dalle rullate della batteria, della potenza che verrà sprigionata a breve. Pochi attimi, infatti, ed il brano parte con una strofa potentissima, dai “giri” granitici e possenti, dal cantato su toni altissimi e dall’incedere monolitico dell’insieme basso/batteria. Pre-chorus duro e conciso, refrain melodico ed orecchiabile per una canzone dal chiaro stampo “power-teutonico”, arricchita dai veloci e laceranti assoli delle chitarre di Stefan Leibing ed Henny Wolter.

2 – Face The Emptiness

Stupenda, per armonia e melodicità, la maestosa introduzione al brano, arricchita da parti di tastiera ariose e d’ampio respiro. Il ritmo si placa appena un attimo per la strofa, cantata in maniera calda e sentita da Ralf Scheepers, che interpreta in maniera analogamente efficace anche pre-chorus e chorus, sopraffini esempi di melodia, ove la musicalità della canzone esplode in tutta la propria pienezza ed armonia. Il break centrale indurisce il groove, pur mantenendo sempre il tono armonico e dolce del pezzo, in ciò aiutato da brevi e colorati intarsi di chitarra solista. Una canzone davvero riuscita che, una volta entrata in testa, non ne esce più.

3 – Everytime It Rains

Brano lento ed orchestrale, cantato a due voci da Ralf e Simone Simons degli Epica, dall’atmosfera velatamente malinconica edappassionata. La parte strumentale, pur presente, è poco più di una base di supporto alle meravigliose armonie, rese magicamente trasognanti dall’interpretazione superlativa dei due cantanti. Anche in questo brano, il ritornello è magnifico per orecchiabilità, drammaticità ed equilibrio.

4 – New Religion

La title-track, riporta al platter tutta la potenza pura che il gruppo è in grado di generare, con un mid-tempo accelerato, in doppia cassa, poderoso e pesantissimo ma dal refrain di facile assimilazione e memorizzazione. Parte centrale onirica con parti campionate e cori aulici, che termina con gli assoli di chitarra, chiari, cristallini e precisi, eseguiti con classe e pulizia.

5 – Fighting The Darkness

Traccia più lunga dell’album, introdotta dal dolce suono di un pianoforte, per poi proseguire sulla strofa cantata con gran trasporto da Ralf, che, succesivamente, una volta entrati in azione gli strumenti elettrici, contribuisce a realizzare un pre-chorus e soprattutto un chorus dalla melodia dirompente. Si susseguono poi parti ancora più ariose ed ampie grazie all’apporto delle tastiere. Rilevanti le orchestrazioni della seconda parte del brano, che, assieme, alle chitarre, definiscono un ritmo lento, sofferto ma sempre inframmezzato da improvvise aperture melodiche. Importante anche la parte ritmica, che velocizza l’azione, definendo momenti da brividi per l’incredibile effetto potenza/melodia, suggellati dalle cascate di note riversate delle chitarre di Stefan ed Henny.
La migliore canzone del lotto, a dir poco stupenda e memorabile.

6 – Blood On Your Hands

Con la sesta canzone, ci si rituffa nel groove pieno, grezzo e potente che il gruppo è (anche) in grado di produrre. L’incedere è possente, rapido, senza soluzione di continuità per quanto riguarda la parte ritmica. Dissonanti ma perfettamente i ritornelli.
Parte centrale poderosa e veloce, in doppia cassa, a far da apripista agli assoli di chitarra, al solito chiari e chirurgicamente precisi.

7 – The Curse Of Sharon

I toni si fanno nuovamente più melodici, seppure la sezione ritmica di competenza di Mat Sinner e Randy Black risulti sempre sostenuta e gagliarda. Decisamente aggressivo Ralf nel cantare la strofa, che poi addolcisce il suo timbro nell’anthemico ritornello, semplice e diretto, ma non per ciò poco degno di nota. Break centrale dissonante, aperto da cori decisi e marcati.

8 – Too Much Time

Il pezzo si presenta con il cantato acuto di Ralf, cui segue però una partenza classica da power in doppia cassa, con toni vocali aggressivi e su toni piuttosto bassi. Il ritornello – diretto e deciso come un pugno nello stomaco – fa da “leit motiv” trainante della canzone, essendo ripetuto più volte, ed in molte parti del brano.
Molto heavy la parte centrale, alleggerita però dal lavoro delle chitarre soliste, impegnate a rincorrersi ed a generare fulminee scale di note in continuo sovrapporsi.

9 – Psycho

Chitarre graffianti e basso potente, introducono la strofa del pezzo, su cui Scheepers canta in maniera dura e decisa. Imprevedibilmente melodico, dato il tono precedente, il pre-chorus; mentre il ritornello, scandito ed anthemico, propone una forte sensazione di decisione e fermezza. Come sempre, riuscitissimi gli assoli di chitarra, personali e riconoscibili fra le varie canzoni che compongono l’album. Parte finale con improvviso addolcimento del tono, per poi chiudersi con lo stesso incedere iniziale.

10 – World On Fire

Inizio robusto e vigoroso per questa traccia, riempita da corpose linee di tastiera, nella quale si inserisce forse il ritornello più orecchiabile e melodico di tutto l’album.
Eccellente lavoro sia di Ralf alla voce sia di Matt alle tastiere.
Parte centrale epica dall’incedere possente e vigoroso, su cui duettano le chitarre soliste, riversando il solito e consueto fiume di note di purezza cristallina.

11 – The Man (That I Don’t Know)

Introduzione sinfonica, ariosa e di grande apertura melodica, quella dell’ultimo episodio dell’album, sempre supportato da una grande sezione ritmica. La potenza cala poi per lasciare spazio al cantato molto sentito, profondo e struggente, come struggente è il bellissimo ritornello, malinconico e triste. Molto dolci e languide le parti di chitarra classica, accompagnate da grandi orchestrazioni e dalle tastiere di Mr. Sinner. Canzone ottima per porre in evidenza le qualità canore di Scheepers, cin grado di dimostrare grande varietà, potenza ed aggressività, ma anche delicatezza, dolcezza e profondità.

In conclusione dunque, un album perennemente in bilico fra classico Heavy Metal “priestiano” e Power germanico (addizionato di qualche influenza maggiormente “commerciale”) che, per l’altissima qualità artistica, lascia da parte qualsivoglia tipo di classificazione.
Un eccellente disco, modernissimo e freschissimo nel songwriting, perfetto nell’esecuzione e nella produzione: nessun brano sotto tono o scarsamente ispirato, con alcuni picchi memorabili per ogni appassionato del genere proposto.

Da avere!

Tracklist:

01. Sign Of Fear
02. Face The Emptiness
03. Everytime It Rains
04. New Religion
05. Fighting The Darkness
06. Blood On Your Hands
07. The Curse Of Sharon
08. Too Much Time
09. Psycho
10. World On Fire
11. The Man (That I Don’t Know)

Line Up:

Ralf Scheepers – Voce
Matt Sinner – Basso / Tastiere
Stefan Leibing – Chitarra
Henny Wolter – Chitarra
Randy Black – Batteria

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