Recensione: New World Man – A Tribute To Rush
Non è certo la prima volta che ci “scontriamo” con un tributo ai Rush, né la Magna Carta è nuova a questo tipo di operazioni, che iniziò già qualche anno fa in un periodo di rilancio della propria attività dopo qualche difficoltà economica.
Per chi scrive, un tributo ai Rush è quanto di più rischioso si possa offrire agli ascoltatori di un genere – il prog – cui la Magna Carta da sempre si riferisce. La visibilità che una “operazione vetrina” come quella rappresentata da “New World Man” può offrire alla label (e al suo roster, per capirci) deve fare necessariamente i conti con le aspettative di un fan, che storce il naso a priori quando si parla di cover della band di Toronto.
Certi atteggiamenti pregiudiziali, come vedremo, non sono da stigmatizzare in toto.
Del resto personaggi rispondenti a nomi quali Robert Berry, Dave Martone, Sebastian Bach, John Petrucci, Mike Portnoy, Billy Sheehan, Chris Pennie, Shane Gibson, Juan Alderete, Alex Skolnick, Kip Winger, Eric Martin, Vinnie Moore, Mike Mangini, Stu Hamm, che richiamano alla memoria le rispettive band di (ex)militanza (Coheed, Cambria, The Dillinger Escape Plan, The Mars Volta, Korn, Dream Theater, Testament, Sepultura, Skid Row, ecc.) non hanno certo bisogno di una release simile per essere illuminati dalle luci della ribalta.
Come se non bastasse, “New World Man” presta il fianco a una serie – il rischio è che sia interminabile – di osservazioni, perplessità e diatribe piuttosto che altro, positive solo nel caso in cui l’obiettivo dei label manager sia quello collegato al tradizionale motto “bene o male, l’importante è che se parli”. E se così fosse, eccoci alla sbarra.
Sarebbe troppo facile disquisire circa la scelta dei pezzi, visto che il repertorio del trio canadese genera da sempre e puntualmente dispute anche per le setlist dei concerti dei Rush, ma di sicuro limitarsi a soli dieci brani (di cui uno, “Tom Sawyer”, in due versioni diverse) è stato il primo azzardo.
E allora passiamo a parlare del senso che una raccolta di cover – che si chiami tributo non cambia poi molto – dovrebbe avere: il riarrangiamento di brani così famosi dovrebbe quantomeno risolversi in una personalizzazione riconducibile al sound identificativo della band che lo propone, ma così non può essere dato il carattere “all stars” – leggi “sparpagliatevi” – del progetto. E manco a farlo apposta quest’aspetto si traduce in “ognuno ci metta del suo, quanto più è, meglio è”, il che significa accozzaglia di suoni e voci (non necessariamente intendendo le ugole) che fanno a gara per presenziare nel calderone tanto delirante quanto appetitoso della tracklist; più che riarrangiamento, quindi, per trovare un collante dove non c’è, potremmo parlare di rivisitazione in chiave prog-metal, perché laddove riuscissimo a fuggire il mero e forzatissimo esercizio di stile (sentite ciò che fa Billy Sheehan su “The Trees“, a questo proposito) ci troveremmo di fronte a suoni di chitarra tipicamente metal, iper-compressi, secchi, finti; e a pattern di batteria ultra abusati, oltre che, naturalmente, fuori luogo.
Per fare spazio alla suddetta “magniloquenza” di “invenzioni” (sì, sono eufemismi, n.d.r.) si deve sacrificare, gioco forza, l’unico aspetto di un qualsiasi brano dei Rush che contraddistingue veramente un brano dei Rush, rendendolo, in parole povere, non “replicabile” da altri musicisti: il feeling. Il dubbio amletico, giudicate voi se leggittimo, è: i musicisti coinvolti, si sono mai posti questo problema? La risposta potrebbe diventare molto cattiva se chi scrive dovesse rispondere individualmente per ogni nome fatto in precedenza.
Nel putiferio generale, salvo – per disperazione, più che altro – solo due brani: “Mission“, massimo rappresentante del periodo ottantiano/aor della band, interpretato non a caso da un singer avvezzo a certe sonorità (Eric Martin) e la versione fusion di “Tom Sawyer” dell’Alex Skolnick trio, stavolta per la legge del contrappasso: meglio stravolgere completamente, a questo punto. Anche se poi lo stravolgimento si risolve nella classica – e per chi scrive noiosa – improvvisazione jazz/fusion che “si ricorda”, qua e là, di richiamare le melodie portanti della song originale…
La genialata potrebbe essere vista nell’idea di affidare il missaggio di tre brani al loro autore originale, nella fattispecie Terry Brown per “The Trees”, “Tom Sawyer” e “Jacob’s Ladder” (quest’ultima, con Sebastian Bach a fare la sua pressoché invisibile presenza). Anche questa scelta non si è rivelata vincente, anzi ha tirato dentro la bolgia – non certo contro la sua volontà – il buon Terry, che, probabilmente, ne avrebbe potuto fare a meno.
Concludiamo affermando che ciò che questo tributo lascia, in seguito al primo ascolto, è una voglia “matta e disperatissima” di andare a prendere alla cieca un disco qualsiasi dei Rush, per infilarlo quasi a forza nel lettore o – meglio – sbatterlo sul piatto, e tirare un sospiro di sollievo.
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Tracklist:
1) New World Man*
Robert Berry Lead Vocals and Keyboards
Chris Pennie Drums
Dave Martone Guitar
Shane Gibson Guitar
Juan Alderete Bass
2) The Trees
Mike Baker Lead Vocals
Brendt Allman Lead and Rhythm Guitar
Chris Ingles Piano
Gary Wehrkamp Keyboards
Mike Portnoy Drums
Billy Sheehan Bass
3) Fly By Night*….
Sal Marrano Lead Vocals….
Robert Berry Backing Vocals and Keyboards
Chris Pennie Drums
Dave Martone Guitar
Shane Gibson Guitar
Juan Alderete Bass
4) Mission*
Eric Martin Lead Vocals
Brad Kaiser Drums
Robert Berry Lead Guitar, Bass, Rhythm Guitar, Keyboards, Backing Vocals
5) Tom Sawyer
I, Omega:
Joseph Garcia – Vocals, Keys
Mike Tole – Drums
Tommy Borboa – Guitar, Vocals
Ryan Cano – Guitar
Ron Tole – Bass, Vocals
6) Jacob’s Ladder
Sebastian Bach Lead Vocals
John Petrucci Lead Guitar
Matt Guillory Keyboards
Mike Portnoy Drums
Billy Sheehan Bass
Brendt Allman Rhythm Guitar
7) Limelight*@
Kip Winger Lead Vocals
Andreas Kisser Guitar Solo
Vinnie Moore Rhythm Guitars Tracks
Stu Hamm Bass Tracks
Mike Mangini Drum Tracks
Robert Berry Keyboards
Jeff Feldman Keyboards
Trent Gardner Keyboards
8) Force Ten*
Robert Berry Lead Vocals and Keyboards
Chris Pennie Drums
Dave Martone Guitar
Shane Gibson Guitar
Juan Alderete Bass
9) Subdivisions*@
Randy Jackson Lead Vocals
Dominic Cifarelli Guitar Solo
Jeff Feldman Keyboards
Vinnie Moore Rhythm Guitars Tracks
Stu Hamm Bass Tracks
Mike Mangini Drum Tracks
Robert Berry Keyboards
Trent Gardner Keyboards
10) Tom Sawyer#
Alex Skolnick trio:
Alex Skolnick: Guitars
Nathan Peck: Double-Bass
Matt Zebroski : Drums
Mixed By Terry Brown
*Mixed By Robert Berry
% Mixed by I, Omega
@Pre Mix Editing by Terry Brown
#Mixed by Nik Chinboukas