Recensione: New York Groove Plus
Molti metaller dai capelli oggi ingrigiti – quando ancora presenti – divennero adoratori della musica dura grazie agli inglesi Sweet, nati nel regno unito nel lontano 1968 e approdati nel giro di pochi anni al ruolo di autentici capopopolo delle avanguardie Hard’N’Glam rock del periodo. Steve Sylvester, leader dei Death SS, ad esempio venne folgorato sulla via di Damasco dell’HM dopo essersi sparato l’Lp Desolation Boulevard del 1974 nella propria heavy rotation personale in maniera ininterrotta per qualche tempo. Per capire oggidì la portata di una band come gli Sweet basti dare una scorsa alla lista delle band illustri che si sono cimentate in una loro cover: Saxon (Set me Free), Motörhead (The Ballroom Blitz), Girlschool (Fox on the Run), Def Leppard (Action) e Lita Ford (Hellraiser), solo per fermarsi a cinque.
Oggi, di quegli Sweet, in formazione rimane il solo chitarrista Andy Scott. Il cantante Brian Connolly lasciò questo mondo nel 1997 seguito nel 2002 dal drummer Mike Tucker, mentre le strade dei due superstiti (lo stesso Scott e il bassista Steve Priest) da anni non convergono nella stessa direzione. Gli autori del recente New York Groove Plus, licenziato dalla sempre attenta label inglese Angel Air Records questo aprile, oltre alla storica ascia sopramenzionata rispondono ai nomi di Pete Lincoln (Basso, voce), Bruce Bisland (Batteria, voce) e Tony O’ Hora (Tastiere, voce).
Il disco consiste di undici brani per altrettante famose cover di pezzi legati alla Big City americana. Per la prima volta viene distribuito a livello mondiale, visto che sino al 2012 era disponibile solamente dopo contatto con la band stessa e portava un titolo differente (New York Connection). Rispetto all’edizione primigenia, quest’ultima gode di tre tracce bonus: You Spin Me Right Round (Like A Record) registrata live allo Sweden Rock 2013, una versione remix di It’s all Moving Faster e la rilettura acustica di New York Groove.
Il Cd si accompagna a un libretto di otto pagine – le quattro centrali sono a totale appannaggio del guru della carta stampata britannico Malcolm Dome, il quale fornisce una personale presentazione del lavoro raccogliendo le testimonianze dei vari membri della band – mentre il resto è occupato da note tecniche e alcune foto, particolarmente bella quella sul retro che immortala in bianco e nero la classica banchina della metropolitana di New York mentre sopraggiunge il treno.
Riguardo la rilettura dei pezzi portanti, gli inglesi sweetizzano a dovere, stando ben attenti a non stravolgerli, gli arrangiamenti originali, peraltro suonando molto vicini a quanto seppero fare nella Loro età dell’oro. L’idea di allestire un disco pieno di brani scritti da altri artisti nacque nel momento in cui suonarono Join Together degli Who durante uno show in una televisione tedesca, raccogliendo gli Osanna dei presenti nonché a un pizzico di lazzaronite legata alle menate che inevitabilmente nascono nel momento in cui si debbono scrivere delle canzoni ex novo. Tornando alle cover, fra le più famose e ben riuscite dell’album spiccano l’immortale Blitzkrieg Bop dei Ramones, Because the Night di Patti Smith, On Broadway dei The Drifters e Sweet Jane dei Velvet Undergound. Probabilmente quella che davvero svetta su tutto il resto è però la ruffianissima You Spin Me Right Round (Like A Record), scritta dai Dead or Alive nel 1985 nonché celeberrimo riempipista delle discoteche della Grande Mela, a partire dal mitico Studio 54.
New York Groove Plus è disco gradevole, senza molte pretese, che si lascia ascoltare ma che sa anche suscitare quintali di nostalgia, fra una passata e l’altra di pezzi non loro, pensando a quanto di bello e inedito seppero scrivere gli Sweet negli anni Settanta…
Stefano “Steven Rich” Ricetti