Recensione: NewTek Lie

Di Matteo Di Leo - 22 Novembre 2012 - 0:00
NewTek Lie
Etichetta:
Genere:
Anno: 2012
Nazione:
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75

‘Italian extreme metal 2.0’.

Definizione semplice ma esaustiva per i debuttanti sulla lunga distanza Ignition Code, band abruzzese che s’infila nel solco della tradizione di ‘mazzolatori’ italici, ma che lo fa con uno spirito del tutto nuovo.

Nati dall’unione di membri di Sawthis e The Juliet Massacre, gli Ignition Code rileggono in maniera intelligente – con il debut-album “NewTek Lie” – la materia estrema proveniente da entrambe le sponde del Pacifico, presentando un sound che per quanto possa essere derivativo, è capace di scuotere l’ascoltatore e annichilirlo con furia sì iconoclasta ma forse eccessivamente monolitica. La miscela sonora prevede parti di quel metalcore tanto in voga negli ultimi anni, violento e celebrale thrash ‘Made in Meshuggah’ e death metal debitore tanto della vecchia e nuova scuola svedese quanto di quella statunitense riconducibile ai Fear Factory della prima ora. La mistura è da dire distillata con buona perizia tecnica ma talvolta risulta fin troppo veemente, come se il combo tricolore volesse per forza scioccare l’audience, finendo però per stancarla, specie negli episodi meno riusciti del lotto.

Tra ritmi serrati e breakdown, intricati passaggi chitarristici alternati a tonnellate di groove, assalti all’arma bianca e aperture melodiche, il campionario a disposizione del gruppo è decisamente vario e supportato da innegabile talento, ma la track-list vive talvolta inaspettati cali qualitativi che inevitabilmente vanno a influire sul giudizio globale del full-length. Infatti, accanto a brani ottimi e coinvolgenti come la title-track, la splendida “Nothing Left”, “Human B.P.M.”, cosi devota al verbo della premiata ditta Cazares/C. Bell del tempo che fu, “The Illusion Of The Observable” e “Game Gear”, trovano spazio canzoni trascurabili quali “Mikro Kid”, “Biological Prospective” o “M.P.S”. Fortunatamente sono tenuti a guinzaglio gli elementi mathcore da nerd annunciati dalla band e se ne avvertono solo alcuni spifferi. Da rimarcare la straordinaria prova del cantante Alessandro Falà, un autentico leone che si destreggia tra efferati harsh vocals e trascinanti parti pulite, spesso diventando l’unico appiglio cui aggrapparsi per orientarsi tra gli aggrovigliati labirinti sonori tirati su dai Nostri.

Un’ultima considerazione riguarda le improvvise riduzioni di volume che si percepiscono in varie parti del CD (non credo sia una scelta voluta, visto come sono ‘piazzati’) e l’uso eccessivamente ridotto dei soli di chitarra, scelta che non mi spiego viste le eccellenti doti dei musicisti in questione e i risultati conseguiti negli sparuti esempi presenti; soli oltretutto sarebbero utili a diluire e diversificare la proposta.

Resta innegabile comunque il potenziale della band: in fondo battute a vuoto o la necessità di ricercare maggiormente un sound quanto più proprio e personale possibile sono fisiologici in un debutto. Già dal prossimo disco se gli Ignition Code riusciranno a eliminare queste sbavature, potranno consegnare in pasto ai metal fan una bomba sonica ad alto potenziale esplosivo.

Matteo Di Leo

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Tracce:
1. NewTek Lie 3:59     
2. Nothing Left 3:23     
3. Organic Program Failure 3:35     
4. The Illusion Of The Observable 3:37     
5. M.S.P. 4:08     
6. Human B.P.M. 3:39     
7. Biological Prospect 4:17        
8. MikroKid 3:45     
9. GameGear 4:18     
10. The Silent Judge 3:01       

Durata 38 min.

Formazione:
Alessandro Falà – Voce
Sabatino Fossemò – Chitarra
Marco Di Carlo – Chitarra
Gaetano Ettorre – Basso
Guido Borraccino – Batteria
 

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