Recensione: Nibelung

Di Stefano Ricetti - 11 Febbraio 2010 - 0:00
Nibelung
Band: Siegfried
Etichetta:
Genere:
Anno: 2009
Nazione:
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65

Gli austriaci Siegfried nascono nel 1998 e approdano al terzo sigillo discografico ufficiale della Loro carriera grazie a questo Nibelung, un concept album sulla saga legata alle gesta di Sigfrido, eroe mitologico che dopo aver ammazzato un drago si impossessa di inconsueti poteri e diviene re degli oscuri Nibelunghi. L’album possiede una copertina molto elaborata che farebbe davvero la sua porca figura se proposta in formato Lp perché densa e curatissima di particolari: le spade lorde di sangue, l’ectoplasma con il teschio in mezzo alle rovine del castello, i guerrieri in assetto di guerra sullo sfondo grigio, solo per citarne alcuni.

Il disco si compone di quarantatre minuti e mezzo d’ascolto, pregni di quella carica hollywoodiana che fa tanto colonna sonora in mezzo a battaglie insanguinate piuttosto che foreste fitte e minacciose. L’alternanza di ben tre cantanti dietro al microfono – due uomini e una donna – permette uno spettro di vocalizzi notevole, che passano dal growl allo scream, lambendo e talvolta attraversando i confini del Black, senza ovviamente far mancare le inevitabili parti melodiche, peraltro ben interpretate da Sandra Schleret, performer già attiva con gli Elis.

I sette Siegfried non si sono proprio fatti mancare niente in occasione di questo ultimo capitolo della loro trilogia nordica iniziata nel 2001 con Darchenherz: se Fafnir si apre con il suono e la veemenza delle chitarre degli Slayer più poderosi per poi ripiegare su stilemi Power, Die Eisenfaust (Alberich) gode di rigurgiti Death. L’esaltazione corale si sublima in Der Todesmarsch mentre parche dosi di miele si impadroniscono di Die Götterdämmerung così come realmente sensuale risulta l’interpretazione di Sandra all’interno dei solchi di Totenwacht. Lo spettro dei Nostri Rhapsody Of Fire, con in dote la Loro innata carica da colonna sonora cinematografica la fa da padrone in Brunhild e Sachsensturm, con quest’ultima epica e veloce. Le mazzate possenti della gotica Die Prophezeihung si fanno strada attraverso un ridda di voci raddoppiate e addirittura triplicate in certi casi, che in generale ammantano di incantato i solchi di Nibelung.

L’album del gruppo di Innsbruck è senz’altro ambizioso, teatralmente pomposo, innervato di quella componente sinfonica indispensabile per opere del genere. Probabilmente l’ostentata enfatizzazione di ogni singola nota – grandemente prodotta, va sottolineato – porta a una difficile assimilazione del prodotto finale nel breve periodo. Per entrare in “circolo”, infatti, le nove tracce abbisognano di ripetuti ascolti e opportune fasi di buona digestione, proprio per scongiurare quel senso di prevedibile e prolisso che rasenta la monotonia durante un ascolto affrettato. Certo, l’uso del tedesco idioma conferisce ulteriore indigeribilità durante la fruizione ma alla prova dei fatti Nibelung rifugge da essere disco per stomaci forti soltanto, aprendosi nel tempo, per chi possiede la giusta dose di pazienza e di assorbimento, a una buona fetta della platea degli amanti del genere.


Stefano “Steven Rich” Ricetti


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Tracklist:
1. Der Ring Der Nibelungen
2. Fafnir
3. Die Eisenfaust (Alberich)
4. Die Prophezeihung
5. Brunhild
6. Sachsensturm
7. Totenwacht
8. Der Todesmarsch
9. Die Götterdämmerung

Line-up:
Sandra Schleret: vocals
Werner Bialek: vocals
Bruder Cle: vocals
Ortwin: guitars
Johannes Leierer: bass
Schattwan: keyboards
Patrick Schrittwieser: drums

 

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