Recensione: Nidra
Gli Ashes sono un quintetto nato nel 2008, grazie allo sforzo propositivo della cantante e del bassista; il gruppo trova abbastanza rapidamente la sua connotazione definitiva e si mette all’opera per produrre questo primo demo. L’aspetto sobrio della copertina e il titolo, che rimanda a uno stato di trance meditativa propria degli yogi più esperti, potrebbero far supporre di trovarsi dinnanzi a un disco di musica d’atmosfera o a un album di musica dark/psichedelica. In realtà, gli aretini navigano nel buio mare del doom metal, a cui aggiungono delle personalissime increspature progressive: influenzati da band come Black Widow, Jethro Tull e Black Sabbath, hanno un interessante approccio musicale, che vede la fusione di sonorità più cupe e dense con inserti più leggeri ed eterei. Se queste sono le premesse, andiamo a sentire come si comportano effettivamente gli Ashes quando si tratta di suonare.
Il disco si apre con Entact: the Need to Sleep, il cui incipit è caratterizzato da un cupo arroccamento di chitarre, sormontate dal delicato suono del flauto di Chiodini. Ben presto, i ritmi si inspessiscono e fa il suo ingresso la voce. La costruzione è interessante, i riff si intrecciano ossessivamente mentre il flauto si profonde in assolo avvolgenti, davvero intriganti, che danno al brano un retrogusto anni ’70, che non può che far venire in mente una sorta di versione oscura di Ian Anderson e soci. Anche la traccia successiva, Sideral Uranus: la Pioggia di Stelle, ha un avvio decisamente malevolo e pesante. I suoni sono gravi e martellanti, stemperati unicamente dalla voce di Giovacchini, che si inerpica in tonalità alte e taglienti, come a voler infrangere il muro sonoro costruito dagli altri musicisti. L’effetto complessivo è notevole, anche se ogni tanto gli acuti sono eccessivi e si stagliano con troppa decisione sul resto dell’intelaiatura compositiva. A chiudere le danze, una cover dei Black Widow, Come to the Sabbath, aperta da un coro dianico. Se, come me, non avete idea di cosa sia il dianismo, avete l’occasione per aumentare la vostra cultura; stiamo parlando di una delle innumerevoli correnti wiccan, incentrata sulla figura femminile e sul suo potere primordiale. Contenti? Torniamo alla musica, adesso. Il rifacimento è decisamente orecchiabile, anche in questo caso i Jethro Tull tornano prepotentemente alla ribalta, gli inserti di flauto sembrano provenire direttamente dai primi dischi del gruppo inglese, in un’interessante contrapposizione con gli assillanti cori e le malvagie risate che vanno a chiudere il disco.
E’ tempo di tirare le somme: Nidra è piuttosto breve e permette solamente di farsi un’idea delle potenzialità degli Ashes; devo ammettere, però, che questo antipasto mi ha decisamente intrigato, gli aretini hanno delle interessanti carte da giocare, hanno personalità e capacità creativa, il che non guasta mai. Sull’altro piatto della bilancia, è doveroso sottolineare che c’è ancora qualche incertezza a livello tecnico, ampiamente superabile, e che il bilanciamento delle tonalità non è sempre all’altezza; capita che i toni alti e quelli bassi stridano fastidiosamente ma, fortunatamente, si tratta di brevi singulti e non di prolungate agonie. Spero che gli Ashes abbiano la costanza, e la fortuna, di poterci proporre altro materiale: varrà la pena attendere.
Discutine sul topic relativo
Tracce:
1. Entact: the Need to Sleep
2. Sideral Uranus: la Pioggia di Stelle
3. Come to the Sabbath (Black Widow cover)
Formazione:
Gaia “Lülin” Giovacchini: Voce
Davide “Donny Garuda” Berto: Basso
Dora Chiodini: Flauto traverso e chitarra
Marco Fedele: Chitarra
Perseo Mazzoni: Batteria