Recensione: Nightbreed

Di Matteo Lavazza - 19 Settembre 2003 - 0:00
Nightbreed
Band: Wolfcry
Etichetta:
Genere:
Anno: 2003
Nazione:
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70

Terzo disco per gli ellenici Wolfcry, band dedita a sonorità in bilico tra Metal classico di stampo teutonico e Power Metal melodico.
Il cd viene aperto dalla potente “Metamorphosis”, che dopo una brevissima intro investe l’ascoltatore con un riffone classicamente Metal di scuola tedesca. Decisamente la potenza al pezzo non manca, così come le buone melodie. Non male la prestazione del cantante Costas Hatzigeorgiou, che pare però molto più a suo agio nelle parti vocali più aggressive e sporche piuttosto che in quelle melodiche e pulite.
Il problema della band è che le loro influenze Power e Classic non si fondono mai a creare un’unica canzone, ma piuttosto su questo “Nightbreed” si trovano dei pezzi o classicamente Metal o tipicamente Power, senza che le due influenze si fondano tra di loro, ed è nella loro veste di Classic Metal band che i Wolfcry danno il meglio di loro, pezzi come la già citata opener, l’epica è possente “Vanguard”, con le sue atmosfere tipicamente Epic Metal e con un veloce break centrale davvero azzeccato, grazie anche al buonissimo lavoro di Simos Kaggelaris sia alla chitarra solista sia alle tastiere, “The Dying of Innocence”, canzone veloce e da puro headbanging, con il cantante Costas che sfodera davvero una prova degna di nota, molto bello il rallentamento centrale, che regala al pezzo un atmosfera oscura davvero ben riuscita prima di ripartire in quarta.
Le note dolenti arrivano invece dai pezzi più Power Metal oriented, come “Screamin’ Whisper” o “Saint/Sinner”, entrambe molto in linea con l’Hammerfall sound ma piuttosto prive di mordente e fantasia compositiva, almeno a mio parere.
Un discorso a parte lo merita la conclusiva “The Fable of Aghor”, suite divisa in tre parti, che forse non risulta originalissima dal punto di vista del songwriting, ma che riesce ad essere davvero evocativa grazie anche all’uso di una voce femminile ed alla voce di Costas che riesce a ben interpretare le varie fasi della canzone.
I suoni di “Nightbreed” non sono niente di eccezionale, ma riescono comunque a donare la giusta potenza alle canzoni e tutti gli strumenti riescono a ritagliarsi il giusto spazio.
Tecnicamente i Wolfcry non sono niente male, anche se di certo non fanno gridare al miracolo, ma tutti i musicisti svolgono più che bene il loro lavoro.
Di sicuro i 4 ragazzi greci hanno parecchio margine di miglioramento, secondo me dovrebbero puntare in maniera più decisa sul loro lato Metal classico, in questo modo credo che potranno davvero fare un bel salto di qualità, per il momento mi godo le canzoni di qualità presenti su questo album.

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