Recensione: Nightfall’s Lament
Freschi di formazione, gli ellenici Ocean Of Grief giungono a dare alle stampe il loro debut-album “Nightfall’s Lament”, naturale seguito di un EP (“Fortress of My Dark Self”, 2016) e di un singolo (“After a Long Time”, 2016).
Come lascia intuire il titolo, “Nightfall’s Lament” è incentrato, come temi, sulla sofferenza, solitudine e depressione; stati d’animo molto comuni, fra il genere umano, che fungono da ispirazione per uno dei generi metal più adatti a tradurli in musica: il doom.
Doom che, nel caso dei Nostri, rispetto ai suoi dettami puri, si presenta con una rilevante sovrastruttura armonica, generata dalle tastiere di Aris Nikoleris che, assieme al lavorio incessante e lamentoso delle chitarre di Filippos Koliopanos e di Dimitra Zarkadoula, consente a chi ascolta di mutare umore per lambire le linee di costa dell’Oceano della Solitudine. Il growling tormentato di Charalabos Babis Oikonomopoulos cuce e rifinisce il tutto, accompagnando la band in un lungo viaggio fra le emozioni più meste dell’animo umano. Dando al doom, così, quel tocco vintage che rimanda a certo gothic della metà degli anni novanta. Un tocco azzeccato, in linea con il profondo romanticismo di una formazione che fa suo, con naturalezza, quell’indescrivibile malinconia che coglie ogni attimo di vita di coloro che vivono, inesplicabilmente, in un patimento esistenziale quasi misterioso.
Il male di vivere è intenso, fra le tracce di “Nightfall’s Lament”, con particolare riguardo a ‘In Bleakness’, dolce e languido abbandonarsi all’assenza di gioia; elemento cardine di una composizione sentita e penetrante che costringe chi ascolta a reclinare il capo per far scorrere in sé turbamenti capaci di alimentare le sin le lacrime. La song, ricca – anche – di visionarietà, prende per mano le anime perse, le anime inconsolabili per un strazio irrisolto; regalando momenti davvero notevoli, in quanto a lirismo e passione.
Seppure tutte e sette le canzoni del full-length siano di livello eccellente, forse nessuna equipara l’infelicità dell’opener-track. Tuttavia, ciascuna di esse srotola parimenti una all’altra il filo conduttore di uno stile non particolarmente originale ma perfettamente centrato per l’obiettivo che i Nostri si pongono. Che è quello di dar vita a song obbedienti sempre e comunque a quello spirito ammantato di abbattimento (‘Eyes of Oblivion’) che le identifica in maniera univoca come parti integranti di un unico progetto, cioè “Nightfall’s Lament”.
Come più spesso accade ultimamente, sono molte le formazioni in grado di partire immediatamente con il piede giusto. Gli Ocean Of Grief non si esimono di appartenere a questo insieme, giacché “Nightfall’s Lament” è un disco completo in tutto e per tutto. Composizione, esecuzione e produzione sono sostanzialmente ineccepibili, nel loro sviluppo (‘Painting My Sorrow’). Soprattutto, sono in grado di indurre uno stato psicologico, in chi ascolta, che fa della desolazione abissale il proprio leitmotiv di vita.
Ottima Opera Prima.
Daniele “dani66” D’Adamo