Recensione: Nights Of Violence

Di Stefano Ricetti - 10 Aprile 2007 - 0:00
Nights Of Violence
Band: Frozen Tears
Etichetta:
Genere:
Anno: 2007
Nazione:
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67

Ritornano sul mercato i fiorentini Frozen Tears che, con l’aiuto della nostrana My Graveyard Productions, pubblicano il quarto disco di una carriera decennale. I Nostri ci riprovano con questo Nights of Violence, discreto a partire da un booklet molto curato e professionale e da una produzione bella piena, come ormai prassi per tutte quante le uscite dell’etichetta di Giuliano Mazzardi.

Nights of Violence

Si parte con la massiccia, grazie a una sezione ritmica possente – a la Judas Priest – Instability, che dà subito l’idea di quelle che sono le potenzialità dei Frozen Tears: HM classico con venature melodiche, come dai maestri della NWOBHM e, ancora prima i Judas Priest di KK Downing e Glenn Tipton. Queen of Solitude risulta essere un po’ troppo autoindulgente per graffiare a sufficienza, nonostante le azzeccate riminiscenze a The Ripper Owens periodo Sacerdote di Giuda. Heart of Stone non si discosta molto dal pezzo che l’ha preceduta così come Don’t Waste Your Time. Who Am I?, dall’incedere “brutal” Judas è un pezzo interessante, grazie anche a un growl ben dosato e mai invadente ma è con The Fortress e Stories che i Nostri calano gli assi: heavy metal diretto, epico e fresco condito da un gioco di chitarre dure d’altri tempi. Child’s Prayer è ordinaria, The Prison poco meno – nonostante la grande produzione delle chitarre – e si chiude con Run If You Can, bonus track solo di nome e non di fatto, visto che non cambia di una virgola il registro globale di Nights of Violence. Recensendo dischi di HM classico come questo mi chiedo come mai molti gruppi abbiano perso la sana abitudine di mettere un brano slow, una ballad, tanto per far capire al pubblico che sanno anche andare oltre il 4/4 e la doppia cassa ogni dove.

Quello che manca ai Frozen Tears è po’ più di sana cattiveria esecutiva – soprattutto a livello vocale – e la giusta civetteria in alcuni passaggi, ovvero quello che fa passare le canzoni da “semplici” a “memorabili” e “riconoscibili”. Certo, non sono cose che si comprano nel negozietto sotto casa. I Nostri sono sulla giusta strada e, sono certo che la prossima volta ci sapranno stupire.

Stefano “Steven Rich” Ricetti

Tracklist:

01. Instability
02. Queen of Solitude
03. Heart of Stone
04. Don’t Waste Your Time
05. Who am I
06. The Fortress
07. Stories
08. Childs Prayer
09. The Prison
10. Run if You Can (Bonus Track)

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