Recensione: Nihil
Dal Belgio provano ad irrompere sulla scena musicale i “Serpents Oath”, trio dedito ad un black metal con pochi fronzoli, con il loro album d’esordio “Nihil”. Come spesso accade in questi casi, nel momento in cui si spinge sulla semplicità della proposta è forte il rischio d’incappare nella monotonia. Riusciranno i nostri ad evitare di sguazzare nella palude della noia?
La Soulseller propone una produzione che inquadra perfettamente lo stile musicale del gruppo, che risulta sempre molto oscuro e tetro, ma comunque moderno e d’impatto. Il disco si apre con un’intro abbastanza anonima, che darà inavvertitamente un assaggio della divisione del lavoro stesso. L’album raggiunge l’obiettivo di intrattenere con del buon black metal semplice e diretto con “Malediction” e “Into the Abyss”. I due brani si distinguono per un riffing tagliente e sinistro, aggressivi e moderatamente vari. In particolare “Into the Abyss” è sicuramente l’episodio più riuscito dell’album. Si distingue anche “Serpents of Eight”, pezzo che spezza un po’ rispetto ai due brani sopracitati, con un coro sicuramente accattivante in sede live (anche se forse troppo sfruttato) e caratterizzato da un ottimo lavoro alle sei corde: la parte centrale del disco ne racchiude inequivocabilmente le qualità migliori.
Le dolenti note (letteralmente) arrivano nel momento in cui si analizza il disco nel suo complesso. Per ovviare alla scarsa capacità compositiva, i nostri fanno spesso ricorso ad interludi di pochi secondi nel corpo dell’album, che se si aggiungono a intro e outro finale lasciano sul piatto sette brani effettivi sui dodici proposti. Inoltre tutto questo spezzettamento non fa per nulla bene alla fruizione: invece di risultare evocativo interrompe il flusso delle varie tracce, non lasciando nulla all’ascoltatore in quanto (in particolare intro e outro, che hanno ruoli ben precisi) privi di mordente ed effettivo carattere.
Nonostante ciò non si può parlare di un disco da buttare: parliamo di un esordio, i ragazzi si faranno.